Acido ialuronico: tutte le novità

È il filler più richiesto. Ma, per evitare “l’effetto stanchezza”, conviene abbinarlo ai trattamenti di biostimolazione



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Primi i filler, seconda la tossina botulinica, terza la rivitalizzazione cutanea: questa la classifica dei trattamenti estetici più richiesti nel 2018 in Italia (fonte: indagine Agorà Amiest).

«E, tra i filler, quelli all’acido ialuronico sono nettamente in testa», precisa il professor Alberto Massirone, presidente della Società italiana di medicina aindirizzo estetico Agorà.

«La ragione di questo successo? Negli anni, si sono fatti passi da gigante per quanto riguarda la qualità del materiale e dei dispositivi per inserirlo e così, se eseguito da mani esperte, questo trattamento minimamente invasivo può dare risultati estetici davvero notevoli. Ma non bisogna dimenticare che si tratta comunque di una soluzione temporanea: è un riempitivo provvisorio (si riassorbe in circa 6 mesi) che non agisce sulle cause del cedimento della pelle, ovvero la perdita di collagene ed elastina.

Per questo sempre più spesso viene abbinato alla biostimolazione della pelle con iniezioni di sostanze rivitalizzanti scelte caso per caso, che restituiscono sostegno alla matrice cutanea: agiscono in tempi più lunghi (i risultati sono visibili in 30-60 giorni), ma rallentano davvero l’invecchiamento».

Occorre prima ringiovanire, poi riempire

L’abbinamento, spiega la dottoressa Dvora Ancona, medico estetico a Milano, serve per evitare quella che all’ultima edizione del Congresso mondiale Imcas (International Master Course on aging science) di Parigi, numerosi specialisti hanno definito “stanchezza da filler”.

«Soprattutto dopo i 50, 55 anni, quando la pelle non è più elastica, la tensione cui viene sottoposta attraverso l’espansione con il filler produce un ulteriore assottigliamento e impoverimento del tessuto. La conseguenza? La cute, dopo il riassorbimento, non “ritorna a posto” come prima, ma appare più affaticata: così spesso la paziente pensa di avere bisogno di un altro filler, innescando un circolo vizioso».

Anche la dottoressa, quindi, preferisce utilizzare le punturine di acido ialuronico non come terapia antietà, ma come piccoli tocchi di perfezionamento al termine di un trattamento di stimolazione profonda con radiofrequenza frazionata con microaghi. «Sul viso così ringiovanito, basteranno poi minime quantità di filler per perfezionare il risultato». Dopo 6 mesi, il trattamento sarà da ripetere, ma la pelle non apparirà sottile e svuotata come con i soli filler.


Il prodotto deve essere di qualità

«I filler con l’acido ialuronico sono un trattamento sempre attuale, a condizione che ci si rivolga a medici specialisti formati, che utilizzano prodotti perfettamente purificati (così non ci sono rischi di granulomi), nelle giuste quantità e densità», precisa Michela Galimberti, chirurgo estetico a Milano.

«Una formulazione di una certa densità, perfetta se inserita in profondità per distendere una ruga, iniettata in superficie potrebbe dare origine a un cordoncino percepibile al tatto e alla vista: ma uno specialista con una formazione specifica non commette questi errori».



Come scegliere, età per età

Le iniezioni di ialuronico sono ok anche prima dei 30 anni, se vuoi rimpolpare labbra troppo sottili, oppure introflessioni dovute a mancanza di tessuto adiposo.

Fino ai 50 anni garantiscono ottimi risultati estetici su rughe e avvallamenti e regalano un aspetto riposato, a condizione di non esagerare con la quantità, se si vuole evitare un effetto innaturale. Dopo la menopausa meglio puntare su trattamenti rivitalizzanti oppure sui fili di sostegno, utilizzando i filler in minime quantità, come rifinitura.



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Articolo pubblicato nel n° 13 di Starbene in edicola dal 12 marzo 2019

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