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Kobido, il massaggio giapponese che studia il viso

Il Kobido è una tecnica antica e complessa: individua gli squilibri in grado di alterare il benessere. Regalando un aspetto fresco e una mente leggera

Foto: iStock



Un tocco lieve eppure intenso. Movimenti veloci, ma che senti affondare, profondi, fino a raggiungere i muscoli, il sistema linfatico. Un trattamento che svuota letteralmente la mente, offrendo la preziosa opportunità di staccarti da tutto e farti ritrovare con un viso più fresco, riposato, sgonfio, rilassato e un bel colorito sano. È il Kobido, la forma tecnicamente più avanzata di trattamento del viso giapponese. Un nome abusato, che si sente ripetere spesso quasi fosse sinonimo di un miracoloso massaggio lifting. In realtà, il Kobido ha una tradizione che risale al quindicesimo secolo, quando fu creato da due dei più importanti maestri giapponesi di Koho Anma, che all’epoca, prima della nascita dello Shiatsu, era l’unica forma di massaggio proposta in Giappone.


Kobido, nato 500 anni fa

«Era il 1472 quando due dei migliori maestri di Anma si sfidarono: la competizione durò mesi e prevedeva l’esecuzione di trattamenti dedicati al viso», racconta Marina Iaconfcic, una delle pochissime practitioner italiane dell’autentico Kobido. Marina ci è arrivata perché, dopo la formazione come estetista e anni da visagista e consulente nel mondo della cosmesi, voleva approfondire una tecnica di massaggio per il viso efficace e rilassante.

«Cercando online, sono incappata in un video di Shogo Mochizuki (kobidocollege.com), ventiseiesimo maestro della sua dinastia e successore diretto del maestro Ito della scuola Kobido di Ginza. E sono rimasta impressionata dalla velocità, dalla precisione, dalla tecnica sopraffina. Così ho contattato subito la scuola che mi ha inviato del materiale per saperne di più, e da lì non mi sono mai fermata».


Più bella perché più sana

«Il Kobido prevede un percorso di preparazione lungo, complesso e ambizioso perché lavora sulla salute, non sulla bellezza. Attraverso l’osservazione del viso gli orientali comprendono le condizioni di tutto il corpo e poi, dal volto, possono intervenire sugli organi», spiega l’esperta.

«In pratica, ogni ruga può raccontare qualcosa di te. E il Kobido si appropria di un concetto che consideriamo tipicamente orientale, quello di affrontare gli squilibri e trattarli prima che diventino malattie. Quindi, ogni intervento è slegato dall’idea di togliere inestetismi o segni dell’età. Il vedersi meglio, rinfrescati, è una semplice conseguenza dei benefici generali che il Kobido offre».


Kobido, leggerezza per tutto il corpo e la mente

«Il Kobido ha cambiato la mia vita, mi ha permesso di rimettermi in discussione e di lavorare, tanto, su me stessa», chiarisce l’esperta. «È richiesta una precisione assoluta, ci sono tecniche così complesse che si apprendono in 20 anni di esercizio e pratica, ma questo mi stimola a migliorarmi. Così ho imparato a prendermi i miei tempi, concedermi gli spazi necessari per approfondire, studiare, esercitarmi, nel lavoro come nella vita. E ho capito che per riuscire, in ogni campo, bisogna rilassarsi, lasciar andare la tensione, mettersi in ascolto. Quando massaggio non sono concentrata sulla tecnica ma solo sulla persona che si è affidata a me. Inizio a sfiorarle il viso, percepisco le tensioni, le esigenze profonde, lascio che le mani si muovano da sole e mi guidino per portare equilibrio», precisa Iaconfcic.

Le mani, sul viso, vanno dove c’è bisogno. Ma la sensazione più tangibile, mentre ci si gode il Kobido, è di leggerezza, per la mente e il corpo, oltre che per il volto.


Kobido, da tecnica a brand il passo è breve

Tutto questo è frutto delle 48 categorie, con più di mille tecniche Kobido, create in origine dai due maestri, ma anche di un aggiornamento costante che si è sviluppato nei secoli. Per esempio a fine Ottocento, quando gli stili francesi di massaggi e terapie del viso arrivarono in Giappone, la clinica Kobido si adattò appropriandosi di trattamenti di idratazione, pulizia, cura della pelle.

Oggi è una scuola che prepara terapisti, ma anche un brand, che viene tradotto come “Antica via della bellezza”. Non è sinonimo di massaggio giapponese del viso, anche se in Occidente spesso accade che ogni tipo di trattamento orientale del volto venga presentato come Kobido, pur non essendo praticato da un esperto formatosi nella vera scuola orientale.

«Io stessa ho iniziato con un corso “occidentale” di due giorni che rilasciava un attestato di massaggiatrice esperta Kobido», confessa Marina Iaconfcic. «Ma finito il weekend di lezioni mi è rimasto poco, qualcosa di molto superficiale. Da lì è nato il desiderio di ricerca e la scoperta della vera scuola in Giappone», aggiunge l’esperta.

Affrontare il percorso di studi con il maestro Shogo Mochizuki mi ha fatto comprendere quanto noi occidentali tendiamo a snaturare la complessità della cultura orientale, approcciandola con superficialità. Col tempo e l’approfondimento ho compreso quanto per gli orientali sia chiaro che il corpo umano risponda alle stesse leggi della natura, perché noi stessi siamo natura. Questa consapevolezza offre tante risposte», aggiunge Iaconfcic.


Kobido, funziona al meglio se c’è sintonia

Il percorso di pratica permette di fare anche un gran lavoro su se stessi. «Per me Kobido è meditazione. Da quando lo studio e lo pratico mi sento meglio. Mentre tratto, riassetto anch’io il mio equilibrio. Riesco a sentire la pelle che mi parla, ascolto i suoi cambiamenti, tocco dopo tocco, la percepisco addensarsi, riprendere vita. Capita soprattutto con le persone che si lasciano andare», spiega la practitioner. Anche se non sempre si riesce a entrare realmente in contatto con chi si massaggia. Chi è rigido, resistente, e non si lascia andare, va rispettato, senza insistere».

Perché i muscoli trattengono molte emozioni inespresse. E riconoscerle sul proprio volto è soltanto un primo passo per affrontarle.



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