L’esame in più che fa la differenza
Scopri le nuove analisi che il medico di famiglia può prescriverti per chiarire subito le cause di 5 disturbi molto frequenti
di Ida Macchi
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Le articolazioni indolenzite, l’intestino che fa i capricci, una digestione lenta e difficile: se ti rivolgi al medico di famiglia per venirne a capo, è molto probabile che, dopo averti visitato, ti prescriva il “solito” pacchetto di esami del sangue (emocromo, ves, azotemia, glucosio e transaminasi), utile per fare una valutazione del tuo stato di salute generale. «Oggi, però, l’elenco di questi test può essere più mirato: esistono nuovi esami del sangue, che può prescrivere il medico di base, altamente specifici perché, in presenza di sintomi sospetti, permettono di identificare a colpo sicuro alcune malattie», sottolinea il dottor Carlo Gargiulo, medico di famiglia di Roma. «Il vantaggio è evidente: con un semplice prelievo, eviti perdite di tempo, ansie inutili o accertamenti invasivi e costosi». Ecco le nuove analisi che facilitano la diagnosi.
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SE HAI LA PANCIA GONFIA E DOLORANTE
L’addome che sembra un palloncino, doloretti, crampi e attacchi di diarrea: i tuoi sintomi possono far sospettare un colon irritabile, ma sono comuni anche alla celiachia. Si stima che ne soffra 1 italiano su 100, anche se solo 70.000 lo sanno, ed è legata a un’intolleranza al glutine, la cui ingestione innesca la produzione di anticorpi che aggrediscono le mucose dell’intestino sino ad atrofizzarle. Per escluderla, c’è il test degli Anticorpi antitransglutaminasi (Ab-Tg) che dosa alcune sostanze, spia dell’infiammazione. Va effettuato a digiuno ed è negativo con valori pari a 0.20 U/ml. Se sono superiori è probabile che tu soffra di celiachia, da confermare con ulteriori accertamenti che si effettuano in un centro specializzato (il loro elenco lo trovi sul sito dell’Associazione Italiana Celiachia: celiachia.it). Le cure successive? Sostituire i cereali mal tollerati con mais, riso, grano saraceno o miglio, con la soia e la quinoa o con alimenti gluten free.
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SE SEI STANCA E HAI PERSO PESO
Accusi il caldo e la stanchezza più di un tempo, sei dimagrita, hai spesso il batticuore, l’intestino ha perso il suo ritmo regolare e magari ti sembra di avere il collo leggermente ingrossato e dolente: potrebbe essere colpa di un’infiammazione della tiroide. Oltre ai tradizionali esami del sangue per il check della ghiandola ( TSH, T3 e T4), il medico oggi può prescrivertene uno per scartare l’eventualità che le funzioni della ghiandola siano andate irrimediabilmente in tilt.
È l’Anticorpi antitireoblobulina (AbTG): valuta se l’organismo produce sostanze che stanno attaccando la tiroide. Per effettuarlo non occorre essere a digiuno e l’esame è positivo con valori superiori a 116 u/ml. Se è così, però, l’infiammazione può essere curata, e se lo si fa con tempismo (con il cortisone per esempio) la ghiandola può riprendere la sua normale funzionalità. Se la diagnosi è tardiva, è più facile che le funzioni della tiroide siano ormai ridotte a zero e che sia necessario ricorrere, per sempre, alla somministrazione degli ormoni che la ghiandola non produce più.
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SE HAI SEMPRE SETE
In questo periodo hai più sete del solito, fai pipì con maggior frequenza e il tuo appetito è aumentato. I tuoi sintomi potrebbero essere legati a un’intolleranza ai carboidrati: l’insulina, ormone delegato alla distribuzione degli zuccheri, non riesce a far penetrare il glucosio all’interno delle cellule come dovrebbe, e così questa sostanza si accumula nel sangue. La tua è una situazione di malessere da non sottovalutare, perché può essere l’anticamera del diabete. Ma oggi c’è un test mirato che può smascherarla subito. È l’emoglobina glicata, o G Hb, un indicatore dell’andamento dei tassi degli zuccheri nel sangue nel corso degli ultimi 2-3 mesi. È quindi più sensibile della “semplice” glicemia che scatta “un’istantanea” e che può risultare falsata per colpa dell’alimentazione del giorno precedente il prelievo: basta aver consumato una fetta di torta a pranzo perché i suoi valori si innalzino. L’emoglobina glicata va effettuata a digiuno ed è ok se i risultati sono compresi fra 20 e 39 mmol/mol. Se invece sono fra 40 e 47 mmol/mol, significa che devi darti da fare con la dieta e un corretto stile di vita, per evitare che evolva in diabete. La prima cura da mettere in campo: fare attività fisica di tipo aerobico (corsa leggera, nuoto lento, cyclette, camminare a passo sostenuto), perché aiuta a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.
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SE HAI DOLORI ALLE GIUNTURE
Le tue articolazioni sono rigide e dolenti sin dal primo mattino: potrebbe trattarsi d’artrosi, malattia legata al naturale invecchiamento delle giunture, ma anche il primo campanello d’allarme dell’artrite reumatoide, una patologia autoimmune che aggredisce le articolazioni (soprattutto di dita, polsi, ginocchia e caviglie) sino a distruggerle e a bloccarne il movimento. Ogni anno si registrano 24.000 nuovi casi, concentrati soprattutto tra le donne dai 35 ai 55 anni. Per fare chiarezza c’è il dosaggio degli anticorpi anticitrullina (ANTI-CCP), sostanze che si innalzano nel 90% delle persone che soffrono di artrite reumatoide, e che sono presenti sin dalle fasi iniziali della malattia. L’esame permette perciò una diagnosi precoce, utile per l’esito della terapia: le cure tempestive (a base per esempio di antinfiammatori, cortisone, immunosoppressori e i nuovissimi farmaci biologici) in molti casi riescono a domare la malattia.
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SE LE TUE OSSA SI SONO FATTE PIÙ FRAGILI
Dopo i 50 anni, la tua massa ossea può perdere densità e demineralizzarsi. Per meglio monitorare la salute del tuo scheletro, accanto alla tradizionale Moc, il medico di famiglia oggi può prescriverti il dosaggio della vitamina D, sostanza fondamentale per l’assorbimento di calcio e fosforo: spesso è carente anche nelle donne che stanno molto al sole (grazie agli ultravioletti l’organismo converte la vitamina D nella sua forma attiva) e consumano regolarmente alimenti che ne sono ricchi (uova, latte e latticini, per esempio). Il dosaggio della vitamina D totale (25-OH Vit D2 + D3) dà un quadro preciso delle tue scorte. Per effettuarlo non occorre essere a digiuno e i risultati vanno bene se i valori registrati sono superiori a 30 nanogrammi per ml. Se sono più bassi: il medico può prescriverti integratori di vitamina D, in gocce o fiale, da assumere per bocca per reintegrare le tue riserve e mantenere forte e sano lo scheletro. Non hanno effetti collaterali.
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SE FATICHI A DIGERIRE
Dolore e pesantezza nella parte alta dell’addome, difficoltà digestive, soprattutto se consumi cibi troppo grassi, e sonnolenza dopo il pasto: i tuoi sintomi potrebbero essere legati a una gastrite, infiammazione dello stomaco causata da un germe (l’Helicobacter pylori) e che può essere eliminato con gli antibiotici. Sono però comuni anche all’infiammazione cronica del pancreas, la ghiandola che secerne enzimi fondamentali per la digestione. Il dosaggio delle lipasi e dell’amilasi misura proprio i due enzimi prodotti dal pancreas. Va eseguito a digiuno ed è tutto ok se i valori della lipasi sono compresi tra 0 e 50 UI/L e quelli dell’amilasi tra 6 e 63 UI/L. Se sono superiori, la pancreatite viene confermata. La cura si basa soprattutto su buone norme dietetiche, da seguire in modo ferreo: ridurre il consumo di grassi, proteine e alcolici. Se necessario, il medico può prescrivere anche un ciclo di cura con farmaci a base di enzimi digestivi, per migliorare il lavoro del pancreas.
Articolo pubblicato sul n. 27 di Starbene in edicola dal 23/06/2015