Soffri di bruciori di stomaco, sia dopo il pasto, sia di notte. Dopo mangiato hai spesso rigurgiti acidi e, a volte, ti capita di avvertire addirittura dei battiti del cuore “ fuori tempo”. Ma soprattutto, una tossetta secca e stizzosa dura da settimane e ti affligge in modo particolare al mattino, quando ti svegli.
È associata a raucedine o a un dolore leggero all’altezza della bocca dello stomaco, oppure alla sensazione di avere un corpo estraneo in gola: è molto probabile che tu abbia il reflusso gastroesofageo, disturbo molto diffuso perché circa un terzo degli italiani ne soffre almeno una volta al mese. «Colpa del cardias, valvola che di solito mantiene ben serrato lo stomaco durante la digestione. Questa non si chiude completamente e il cibo, mescolato agli acidi, risale verso l’alto, irritando e infiammando le pareti dell’esofago, causando la tosse», illustra il professor Silvio Danese,gastroenterologo, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente all'Humanitas University, a Rozzano (Milano).
«Inoltre, lo stomaco rimane più disteso e interferisce con il lavoro del cuore, innescando battiti cardiaci anomali». I primi provvedimenti sono di tipo alimentare. Primo step: «Riduci, soprattutto a cena, gli stessi cibi che facilitano la gastrite. Quindi, cerca di non sovraccaricare lo stomaco: l’ideale è concedersi 5 pasti al giorno, con 2 spuntini tra colazione, pranzo e cena, per evitare il consumo di porzioni abbondanti che distendono lo stomaco e facilitano il reflusso», suggerisce Lucilla Titta, nutrizionista e ricercatrice del Dipartimento di oncologia sperimentale dell'Istituto europeo di oncologia di Milano.
«Dopo mangiato, non metterti a letto (anche per un breve pisolino) ed evita di indossare vestiti o cinture troppo stretti o di fare sforzi fisici, perché facilitano i disturbi. Piuttosto, concediti una breve passeggiata e, fra la cena e il momento del sonno, fai passare almeno 2 ore. Quindi, una volta a letto posiziona sotto il capo due cuscini», consiglia il gastroenterologo.
Se i disturbi non si risolvono, rivolgiti al medico: «Potrebbe prescriverti dei farmaci antireflusso, come quelli a base di alginati (derivati dalle alghe marine), che creano un film che protegge le pareti dell’esofago, o gli inibitori della pompa protonica, utili per bloccare la secrezione gastrica acida, da assumere per 6 mesi».
Quando le cure non danno risultati, l'esperto potrebbe valutare se soffri di ernia iatale: significa che una parte del tuo stomaco risale verso l’alto attraverso un varco presente nel diaframma (il muscolo a cupola che separa il torace dall’addome) ed entra in “collisione” con l’esofago. In questo caso, oltre alla dieta e ai farmaci per abbassare l'acidità, è fondamentale perdere peso perché i chili di troppo accentuano i tuoi disturbi.
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Articolo pubblicato sul n. 24 di Starbene in edicola dal 30 maggio 2017
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