Tessuto adiposo epicardico: anche il cuore può ingrassare

Il nostro cuore è avvolto dal grasso, che rappresenta circa il 20% del peso totale del muscolo. Si tratta di una componente fondamentale, ma potenzialmente pericolosa quando aumenta troppo. Ecco come non correre rischi



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Il cuore è dotato di un “airbag” naturale, costituito dal tessuto adiposo epicardico, che rappresenta circa il 20% del peso complessivo del muscolo cardiaco. Come i cuscini salvavita delle auto, questo strato di grasso protegge il cuore dagli urti meccanici, contribuendo a stabilizzare le arterie coronarie e prevenendo spostamenti che potrebbero compromettere il ritmo cardiaco.

Ma le sue funzioni sono anche altre: fornisce energia al cuore, lo isola termicamente per mantenerlo caldo e produce sostanze chimiche che regolano il metabolismo cardiaco. Tuttavia, in caso di patologie come sovrappeso, obesità o diabete di tipo 2, può aumentare troppo e rilasciare molecole infiammatorie dannose.

Fa parte di quello viscerale

«Il tessuto adiposo epicardico fa parte del grasso viscerale, quello che si accumula intorno agli organi interni, come fegato, pancreas, reni e intestino», spiega la dottoressa Laura Grassi, cardiologa del Poliambulatorio Chirurgico Modenese.

È ormai noto che il grasso viscerale è più pericoloso per la salute rispetto a quello sottocutaneo, perché può rilasciare molecole infiammatorie che aumentano il rischio di malattie metaboliche, cardiovascolari e oncologiche.

Di cosa è composto il tessuto adiposo epicardico

Le sue cellule, gli adipociti, contengono trigliceridi, la nostra principale riserva energetica. «Quando mangiamo carboidrati, questi vengono digeriti e trasformati in glucosio, che entra nel flusso sanguigno», spiega l’esperta. «L’aumento dei livelli di glucosio nel sangue stimola a sua volta la produzione di insulina, l’ormone pancreatico che facilita l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule per utilizzarlo come energia».

Se l’assunzione di carboidrati è eccessiva e il glucosio nel sangue è abbondante, il corpo non necessita di tutta quell’energia immediata: a quel punto, l’insulina stimola il fegato a convertire l’eccesso di glucosio in trigliceridi, che vengono immagazzinati nel tessuto adiposo come una scorta di emergenza.

«Alla lunga, questo meccanismo innesca un circolo vizioso e sfocia nell’insulino-resistenza, una condizione dove le cellule del corpo diventano meno sensibili all’azione dell’insulina», evidenzia la dottoressa Grassi. «In risposta, il corpo ne produce di più per cercare di superare la resistenza e questo porta a un suo aumento nel sangue, che può avere diverse conseguenze sulla salute e favorisce l’accumulo di grasso, in particolare a livello viscerale».

Come si può misurare il tessuto adiposo epicardico

Il metodo più accurato per misurare il grasso epicardico è la TC: «Non a caso, l’eccesso di questo tessuto adiposo rappresenta spesso il riscontro occasionale di una TC del torace eseguita per altri motivi», tiene a precisare la dottoressa Grassi.

«Logicamente, non avrebbe senso sottoporsi a questo esame solo per capire quanto è “grasso” il nostro cuore. Un cardiologo può fornire qualche indicazione con l’ecocardiogramma, in particolare durante la proiezione sottocostale, dove la sonda viene posizionata appena sotto il margine inferiore delle costole».

Ma il modo più semplice per sospettare un eccesso di tessuto adiposo epicardico è misurare la circonferenza vita, che non dovrebbe superare gli 80 centimetri nelle donne e i 90 centimetri negli uomini. Qual è il legame? «La circonferenza vita è un importante indicatore della salute metabolica e può essere utilizzata per valutare il grasso viscerale», indica l’esperta. «Se c’è la classica “pancetta”, è facile che anche il cuore abbia del grasso di troppo».

In aggiunta, poi, possiamo dosare nel sangue glicemia e insulinemia per capire i danni che quel tessuto adiposo sta creando al nostro metabolismo.


Quali sono le conseguenze

Il tessuto adiposo epicardico non compromette la funzione cardiaca in modo meccanico, ma agisce in termini metabolici.

«Come il restante grasso viscerale, produce una serie di molecole che hanno effetti infiammatori e possono aumentare l’infiammazione sistemica, danneggiando i vasi sanguigni e i vari organi», avverte Grassi.

Le conseguenze sono tante: aumento dei livelli di trigliceridi e dell’acido urico, abbassamento del colesterolo “buono” HDL e aumento del colesterolo “cattivo” LDL, formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie, malfunzionamento nel sistema di regolazione dell’appetito, maggiore rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e oncologiche.

Come si tratta il tessuto adiposo epicardico

Per far “dimagrire” il nostro cuore, ma in generale per perdere grasso viscerale, è necessario adottare un approccio che combini diverse modifiche nello stile di vita. Per prima cosa, bisogna curare la dieta: riduciamo l’assunzione complessiva dei carboidrati preferendo quelli complessi (come legumi e cereali integrali) ai semplici (zucchero, dolci, biscotti) e inseriamo in ogni pasto una adeguata quota di fibre e proteine. La scelta equilibrata di questi tre macronutrienti aiuta a mantenere più basso e stabile il livello dello zucchero nel sangue.

Insieme, aumentiamo l’attività fisica: dedicarci a esercizi aerobici come camminare, correre o nuotare per almeno 150 minuti alla settimana aiuta a bruciare grassi e calorie, mentre l’allenamento di resistenza (sollevamento pesi o esercizi a corpo libero) stimola la costruzione muscolare, migliorando il metabolismo e favorendo la riduzione del grasso viscerale.

Anche una buona gestione dello stress è un fattore cruciale: l’eccesso di cortisolo, il noto ormone dello stress, può incentivare l’accumulo di grasso viscerale, quindi pratiche come la meditazione, lo yoga o semplici tecniche di respirazione profonda aiutano a bilanciare gli ormoni, migliorando la salute metabolica. Ultimo, ma non meno importante, è un sonno di qualità: una carenza di riposo notturno altera la produzione di ormoni come leptina e grelina, che controllano l’appetito, favorendo l’aumento di peso.


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