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Prurito in dialisi: le cause e le nuove cure

Un sintomo spesso ignorato come il prurito può trasformarsi in una sofferenza quotidiana per i pazienti in dialisi, compromettendo sonno, relazioni sociali e salute generale. Fino a poco tempo fa mancavano terapie specifiche, ma oggi una nuova molecola iniettiva offre sollievo concreto a molti pazienti

Foto: iStock



Nel vasto panorama delle complicazioni legate alla malattia renale cronica, ce n’è una spesso sottovalutata, silenziosa, eppure capace di compromettere profondamente la qualità di vita: il prurito. Non si tratta di una semplice seccatura: «Nei pazienti in dialisi, questo sintomo può diventare una vera e propria condanna quotidiana, interferendo con il sonno, la vita sociale e persino con l’autostima», spiega il dottor Filippo Aucella, direttore dell’Unità operativa complessa di Nefrologia e Dialisi della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza Opera di San Padre Pio da Pietrelcina San Giovanni Rotondo, Foggia.

Il prurito, infatti, può presentarsi con una frequenza e un’intensità tali da trasformare le giornate e le notti in una lotta incessante contro il bisogno irrefrenabile di grattarsi. Una lotta che lascia spesso segni visibili: escoriazioni, infezioni cutanee e cicatrici che raccontano di un fastidio persistente, profondo, a volte insopportabile.

Quali sono le cause del prurito in dialisi

Le origini del prurito in dialisi sono complesse e multifattoriali. «Tutto comincia con un cambiamento della pelle, che diventa più secca, disidratata, povera di elasticità», racconta l’esperto. «Una trasformazione che non è solo superficiale, ma riflette un’alterazione più profonda del metabolismo e del funzionamento dell’organismo».

Nei pazienti con insufficienza renale avanzata, e ancor più in quelli sottoposti a dialisi, il corpo non riesce più a liberarsi efficacemente di molte sostanze di scarto. Le tossine uremiche, che un rene sano elimina quotidianamente attraverso le urine, si accumulano nell’organismo e negli strati della pelle. «Anche le migliori tecniche dialitiche, seppure efficaci, non possono replicare perfettamente la complessità e la precisione del rene naturale», ammette il dottor Aucella. «Ne consegue un ambiente cutaneo alterato, infiammato, ipersensibile».

Ma c’è di più. Anche le terminazioni nervose periferiche della pelle possono subire modificazioni: diventano più reattive, più suscettibili a stimoli che in altri contesti sarebbero innocui. Il risultato è un sistema sensoriale “squilibrato”, pronto ad attivare la sensazione di prurito con grande facilità, anche in assenza di un reale stimolo irritante.

A volte precede la dialisi del prurito in dialisi

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il prurito non si manifesta solo nei pazienti già in trattamento dialitico, ma può comparire anche nelle fasi avanzate della malattia renale cronica, prima dell’inizio della dialisi.

«Già in quel momento, il rene ha perso la sua capacità depurativa e l’organismo inizia a soffrire le conseguenze dell’accumulo di tossine», aggiunge il dottor Aucella. «Questo mostra come il prurito sia un segnale precoce, una spia accesa che richiama attenzione non solo dermatologica, ma sistemica».

Quali sono le caratteristiche

Il prurito nei pazienti dializzati non segue regole precise: può colpire tutto il corpo o concentrarsi solo in alcune aree, come il tronco o gli arti. «La sua intensità è variabile», aggiunge l’esperto. «Si va da un lieve fastidio intermittente a un tormento continuo e totalizzante. Alcuni pazienti riescono a conviverci, altri ne sono letteralmente sopraffatti».

Chi ne soffre più intensamente, spesso presenta sulla pelle segni evidenti del disagio: graffi profondi, croste, infezioni. Il grattamento compulsivo, nel tentativo disperato di ottenere sollievo, peggiora la situazione, creando un circolo vizioso di dolore e infiammazione.

Come se non bastasse, il problema non si limita alla pelle. Il prurito ha un impatto devastante anche sulla sfera psicologica. I pazienti tendono a isolarsi, evitano il contatto sociale, si coprono con abiti lunghi per nascondere le cicatrici. Il disagio fisico si trasforma in disagio emotivo, la vergogna alimenta l’ansia e l’ansia aggrava il sintomo.

Il rischio dell’insonnia

Uno dei risvolti più drammatici è l’insonnia, perché il prurito non ha orari. Anzi, spesso si accentua proprio durante la notte, impedendo al paziente di dormire.

La mancanza cronica di sonno non è un problema secondario: «È stata dimostrata una correlazione diretta tra la scarsa qualità del riposo notturno e l’aumento della mortalità nei pazienti con malattia renale cronica», avverte il dottor Aucella. «Dormire male, per chi già vive con una patologia complessa e debilitante, significa compromettere ulteriormente il proprio equilibrio fisico e mentale».

Quali sono le cure

Per molto tempo, le uniche armi a disposizione contro il prurito erano palliative. Le creme emollienti e idratanti rappresentavano – e rappresentano ancora – un valido aiuto per contrastare la secchezza cutanea, ma non bastano a fermare il sintomo. In parallelo, si cercava di migliorare l’efficacia della dialisi, di correggere gli squilibri metabolici e di escludere eventuali cause allergiche o infiammatorie. Ma il sollievo, quando arrivava, era parziale e temporaneo.

Finalmente, oggi la medicina ha a disposizione un’arma nuova, specifica, mirata. Si chiama difelikefalin ed è il primo farmaco indicato proprio per il prurito associato alla malattia renale cronica. Una novità assoluta in questo ambito.

Il nuovo trattamento, disponibile al momento solo in forma iniettabile, non cura la causa del prurito, ma ne blocca il segnale. Agisce sulle terminazioni nervose periferiche, impedendo che lo stimolo arrivi al cervello. In altre parole, il prurito non viene “sentito”.

«L’iniezione viene somministrata alla fine della seduta di emodialisi, direttamente nel circuito, senza che il paziente debba preoccuparsi di nulla», illustra il dottor Aucella. «L’effetto, sebbene non universale, è molto promettente: circa il 65-70% dei pazienti trattati riferisce un significativo miglioramento del sintomo». Al momento, invece, il farmaco non è ancora disponibile per chi segue la dialisi peritoneale domiciliare, ma sono in corso sperimentazioni su una possibile formulazione orale.

Il beneficio non si limita al corpo. Ritrovare il sonno, tornare a indossare ciò che si vuole, vivere senza la costante ossessione del prurito: tutto questo significa tornare a vivere. Significa ricostruire una quotidianità fatta di relazioni, di contatti umani, di normalità.

Anche gli effetti collaterali sono generalmente lievi e gestibili: i più comuni riguardano l’apparato gastrointestinale (come la diarrea), che nella maggior parte dei casi si risolvono spontaneamente. «L’arrivo di questa nuova terapia segna una tappa fondamentale per la nefrologia», conclude il dottor Aucella. «Per la prima volta, il prurito da malattia renale cronica non è più un sintomo da sopportare, ma un bersaglio terapeutico concreto. Non tutti rispondono e il trattamento deve essere continuato nel tempo, ma per chi trova beneficio si tratta di un cambiamento radicale».


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