Praticare sport tiene alla larga il tumore?
«Sì, l’attività fisica permette di tenere sotto controllo il peso, ma, soprattutto, rimette in equilibrio i nostri ormoni, quelli della crescita e quelli sessuali, l’insulina, il cortisolo, il glucagone», conferma Debora Rasio. «Lo sport è un farmaco potentissimo, anche per chi è stata operata e sta facendo le cure, perché contrasta gli effetti collaterali, primo tra tutti la stanchezza.Correggere l’alimentazione e iniziare l’attività fisica, dopo la diagnosi, arriva a dimezzare il rischio di recidiva di molti tumori».
Fumo e alcol che ruolo hanno?
«È dimostrato che la sigaretta aumenta il rischio, soprattutto in menopausa, ma non sono chiari i motivi. Anche l’alcol può favorire l’insorgenza di un tumore e lo fa in modo direttamente proporzionale alle quantità: bere più di un bicchiere di vino al giorno, dicono le statistiche, aumenta del 7% le probabilità di ammalarsi», conclude la professoressa Rasio.
È vero che chi allatta ha meno probabilità di ammalarsi?
«Allattare fa bene; ma anche le donne che lo hanno fatto si devono sottoporre agli esami periodici di mammografia edecografia: uniche vere armi efficaci per prevenire il tumore», avverte la senologa.
Chi ha avuto casi in famiglia deve fare più esami?
«Certamente no se la malattia ha colpito una sola persona (una nonna, una sorella, la mamma) dopo i 50 anni: il rischio per questa patologia non aumenta», precisa Bonifacino. «Se invece i casi in famiglia sono più numerosi (2-3) e, soprattutto, accertati in un’età inferiore, si dovranno fare esami più ravvicinati. Ma sarà il senologo a decidere e a consigliare, eventualmente, se fare il test (che è un banale prelievo del sangue) per la ricerca di una mutazione genetica per i tumori della mammella e dell’ovaio (BRCa1 e 2). Bisogna ricordare che poco più del 10% dei tumori della mammella è su base genetica. Sui circa 50.000 casi in Italia, in pratica, solo poco più di 5000 sono dovuti alla mutazione».