L’idea di sottoporsi a un’ecografia oculare può apparire spaventosa, ma in realtà si tratta di un’indagine del tutto indolore, non invasiva e priva di rischi. Se l’impiego di sonda e gel richiama più comunemente esami tipici di altri settori medici, come quelli eseguiti sull’addome, oggigiorno questa metodica rappresenta una componente essenziale anche nella diagnostica oculistica.
«L’esame permette di visualizzare l’interno dell’occhio e le strutture orbitarie, come il nervo ottico, i muscoli estrinseci e le formazioni vascolari e nervose», spiega il dottor Mario Ercole Alessandro Giò, oculista presso il Centro Diagnostico Italiano di Milano, «quando non è possibile un esame diretto con gli strumenti oftalmologici tradizionali, ad esempio in presenza di opacità corneali o del cristallino».
Come si esegue l'ecografia oculare
L’esame sfrutta un piccolo ecografo dotato di una sonda a ultrasuoni ad alta frequenza, generalmente compresa tra 7,5 MHz e 20 MHz.
«Si tratta di una frequenza sensibilmente più elevata rispetto a quella impiegata per le ecografie addominali, che solitamente si aggira tra i 2 e i 5 MHz», riferisce l’esperto. «Questa differenza è dovuta al fatto che l’occhio è una struttura piccola e superficiale, per cui richiede una risoluzione d’immagine molto più fine. La necessità di analizzare spazi estremamente ridotti rispetto a quelli dell’addome rende indispensabile l’uso di frequenze più alte, che permettono di ottenere immagini molto dettagliate».
Durante l’esecuzione dell’ecografia, il paziente tiene l’occhio chiuso e rilassato: il medico applica sulla palpebra una piccola quantità di gel acquoso e poi muove con delicatezza la sonda sulla sua superficie.
Cosa si vede con l'ecografia oculare
Gli ultrasuoni emessi dall’apparecchio ecografico penetrano nei tessuti oculari e, riflettendosi in modo diverso a seconda della densità delle strutture incontrate, permettono di ottenere immagini dettagliate dell’interno dell’occhio e delle aree circostanti, come l’orbita.
«Tuttavia, quando le alterazioni da studiare si trovano in zone profonde o quando è necessario un livello di dettaglio maggiore, ad esempio per analizzare i tessuti molli o valutare l’estensione di una lesione, è fondamentale integrare l’ecografia con indagini più avanzate, come la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata», sottolinea il dottor Giò.
Quando è utile l'ecografia oculare
L’ecografia oculare rappresenta uno strumento diagnostico fondamentale ogni volta che la lampada a fessura, uno degli strumenti principali dell’esame oculistico, non consente una visione adeguata dell’interno dell’occhio.
«Questo accade, ad esempio, in presenza di una cataratta completa, una forma avanzata di opacizzazione del cristallino dove la lente naturale dell’occhio diventa totalmente opaca», evidenzia il dottor Giò. «In queste condizioni, la luce non riesce a penetrare all’interno dell’occhio, rendendo impossibile l’osservazione diretta delle strutture posteriori, come la retina o il corpo vitreo. In tal caso, l’ecografia permette di ottenere immagini dettagliate del fondo oculare e delle aree non visibili con gli strumenti convenzionali».
Prima di pianificare un intervento chirurgico per la rimozione della cataratta, infatti, è essenziale escludere la presenza di patologie sottostanti che potrebbero compromettere il recupero visivo o rappresentare una controindicazione all’intervento stesso. Tra queste rientrano distacchi di retina, tumori intraoculari, emorragie vitreali o altre anomalie del segmento posteriore dell’occhio.
Ecografia oculare, non solo cataratta
La cataratta non è l’unico scenario in cui si ricorre all’ecografia oculare. Questo esame è indicato ogni volta in cui vi siano ostacoli alla visione diretta delle strutture interne dell’occhio, come in caso di emorragie, opacità del corpo vitreo o traumi oculari.
Inoltre, è utile quando si sospettano patologie profonde, non facilmente valutabili con la visita oculistica tradizionale, come lesioni retiniche o anomalie orbitarie. In tutti questi casi, l’ecografia fornisce un quadro più chiaro della situazione clinica e aiuta a orientare le decisioni terapeutiche con maggiore precisione.
A cosa serve l'ecografia oculare
L’ecografia oculare consente di ottenere immagini dettagliate soprattutto del segmento posteriore dell’occhio. «Uno degli aspetti principali valutati è lo stato del corpo vitreo, la sostanza gelatinosa, trasparente e incolore che riempie l’interno dell’occhio, tra il cristallino e la retina», specifica il dottor Giò.
Attraverso l’ecografia si possono individuare alterazioni, come la presenza di corpi mobili (filamenti, punti neri), coaguli di sangue o emorragie, che spesso causano disturbi visivi come le “mosche volanti”. «Ma l’ecografia è essenziale anche per diagnosticare distacchi di retina, soprattutto quando si associa una cataratta importante o un’emorragia vitreale, che impediscono una visione del fondo oculare», precisa l’esperto. «Queste sono situazioni potenzialmente gravi, che richiedono un intervento tempestivo».
Infine, l’ecografia oculare può aiutare a identificare patologie della coroide, il tessuto ricco di vasi sanguigni situato sotto la retina, come tumori intraoculari (per esempio melanomi) o processi infiammatori.
C’è anche l’orbita
«Oltre a fornire informazioni preziose sulle strutture interne dell’occhio, l’ecografia oculare consente anche di esplorare l’orbita, cioè lo spazio anatomico che circonda il bulbo oculare», spiega l’esperto.
In quest’area possono essere rilevate diverse condizioni patologiche, tra cui masse benigne o tumorali, processi infiammatori, alterazioni dei muscoli oculari – come quelle presenti in alcune malattie sistemiche, tra cui l’oftalmopatia tiroidea (o morbo di Basedow) – e lesioni del nervo ottico, che possono compromettere la funzione visiva.
Inoltre, l’ecografia risulta particolarmente utile in presenza di traumi oculari, sia contusivi sia perforanti: «In questi casi, l’esame permette di individuare con precisione l’eventuale presenza di corpi estranei penetrati all’interno dell’occhio o nei tessuti circostanti, fornendo informazioni essenziali per la diagnosi e la gestione immediata del paziente», conclude il dottor Giò.
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