hero image

Tatuaggi: come farli in sicurezza e come cancellarli

È tutto un fiorire di tatuaggi. Ma come farsi tatuare in sicurezza? E cosa fare se poi ci si pente? Ecco come scegliere a colpo sicuro pigmenti e “cancellino”

Foto: iStock



Due cuori e un tatuaggio. Anzi un cuore solo con a sinistra e destra le iniziali di “lui” e di “lei”. È il più classico “stemma” degli innamorati, una specie di sigillo grafico che inneggia all’amore eterno. E poco importa se il forever dura una stagione. Si cancellano i tatuaggi e si riparte con un nuovo imprinting a fior di pelle. I soggetti non mancano. Si va dai motivi più classici a quelli più trasgressivi: fiori, farfalle, aquile, serpentelli, iniziali, figure mitologiche come draghi, sirene o unicorni o gli intramontabili simboli tribali. Sono i trend del momento, a testimonianza del fatto che la tattoomania, sulla cresta dell’onda dagli anni ’90, non conosce crisi. Una moda che però può comportare qualche rischio per la salute, se il tatuaggio non viene eseguito a regola d’arte. Ecco come farli in sicurezza e come cancellarli, se necessario.

 

Le insidie del pigmento

Tatuare significa iniettare del pigmento a livello del derma profondo (a 2-3 mm di profondità), così che vi resti in modo permanente. Per questo esistono degli inchiostri che riproducono tutta la gamma dei colori e che si prestano a essere mixati per dare luogo a inedite sfumature, concordate con il tatuatore.

«Mentre negli Stati Uniti gli inchiostri per tatuaggi sono regolamentati dalla severissima FDA, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci, in Europa non esiste una normativa che tuteli con altrettanto rigore il consumatore», spiega la dottoressa Benedetta Salsi, dermatologa e medico estetico a Reggio Emilia. «Negli ultimi anni i Nas hanno fatto dei blitz in studi fatiscenti, per sequestrare prodotti contenenti sostanze finite nella lista nera dei cancerogeni. Gli inchiostri di bassa qualità, provenienti soprattutto da Cina, Thailandia, Vietnam, India e Corea, possono infatti rilasciare ammine aromatiche e idrocarburi aromatici policiclici, sostanze a rischio di tumori cutanei».

Se la normativa europea è carente, e non garantisce per i pigmenti gli stessi standard di sicurezza dei prodotti cosmetici, spetta quindi al cliente verificare l’assenza di tali sostanze, onde evitare il rischio di tossicità. Ovviamente, occorre scegliere pigmenti con certificazione CE (il marchio CE è apposto sulla confezione), che hanno cioè superato le maglie di controllo degli enti regolatori europei.

Bisogna, inoltre, sapere che i pigmenti sono composti in gran percentuale da sali metallici e contengono perciò numerose tracce di metalli pesanti: nichel (soprattutto il nero), piombo (giallo, verde), cadmio (rosso, arancione), cromo (verde), cobalto (blu), titanio (bianco). Ma vi sono anche tracce di arsenico, alluminio, mercurio e altre sostanze non proprio gradite alla pelle. Sappiamo, infatti, che i metalli pesanti possono dare reazioni cutanee sia nelle ore o nei giorni successivi all’esecuzione del tatuaggio, sia a distanza di tempo. «Le reazioni possono essere di vario tipo», spiega ancora la dottoressa Salsi. «Si va dalla dermatite allergica da contatto (prurito, rossore e vescicole brucianti) fino all’irritazione lichenoide, l’infiammazione acuta della pelle che causa placche infiltrate in rilievo. Nei casi più gravi, dopo mesi possono comparire noduli duri, rossi e gonfi sotto pelle oppure un granuloma, come reazione del sistema immunitario alle sostanze estranee inoculate». Vale quindi la pena di controllare che il tatuatore usi inchiostri “nichel free” e a basso contenuto di metalli pesanti, così come siano privi di altre due sostanze allergizzanti: la parafenilendiammina e il thimerosal».


Che cosa sono i pigmenti vegan

L’alternativa zero rischi? Secondo un report del 2019 dell’European Commission’s Science and Knowledge Service, che mette in guardia sui rischi degli inchiostri tossici e/o allergizzanti, l’alternativa salutista consiste nel scegliere tatuatori che usano pigmenti vegan. Ovvero inchiostri derivati da pigmenti organici, principalmente dalle erbe tintorie. La gamma cromatica non sarà così ampia come quelle dei pigmenti chimici, ma i “vegan” sono privi di metalli pesanti e altre sostanze nocive. Quanto alla “macchinetta” elettrica impiegata per disegnare i tatuaggi è raro, per fortuna, incappare in chi usa aghi singoli o dispositivi non professionali. Le più in voga sono quelle “a bobina” elettromagnetica (singola, doppia o anche tripla) che determina un movimento lineare dell’ago. Garantiscono una battuta più morbida sulla pelle, che si rigenera prima e va meno incontro a irritazioni.

 

Le novità per i pentiti del tatuaggio

La tattoomania ha una schiera di pentiti che desiderano cancellare cuori, iniziali, rose, croci, serpenti e altri disegni, una volta finita la storia d’amore o una volta intrapresa una carriera professionale. Rimuoverli è possibile ma non esiste un “cancellino magico” che li fa sparire in un batter d’occhio.

«La soluzione più innovativa per la rimozione dei tatuaggi è il picolaser Discovery Pico. Multifunzionale, vanta tre lunghezze d’onda che agiscono in sinergia per rimuovere, in maniera dolce ma efficace, tutti i pigmenti che compongono un tatuaggio», puntualizza la dottoressa Benedetta Salsi. «Rispetto ai laser “Q-switched”, che emettono spot luminosi della durata di nanosecondi, il picolaser rappresenta un passo avanti perché lavora nel range dei picosecondi, un’unità di tempo inferiore al nanosecondo. Fatto che si traduce in un impulso brevissimo ma che raggiunge una potenza di picco inaudita, proprio perché la sua forza risiede nel coniugare velocità ed energia alla massima potenza. L’emissione simultanea di tre lunghezze d’onda gli consente di “polverizzare” il pigmento in maniera precisa, che viene poi smaltito per via linfatica dai macrofagi, le cellule-spazzino del nostro organismo.

Si tratta di un meccanismo importante che solo i laser a picosecondi permettono di realizzare, perché riescono a sgretolare il pigmento in microparticelle finissime che possono essere fagocitate dai macrofagi più piccoli. Questi, infatti, vantano una mobilità maggiore rispetto ai macrofagi grandi. Così il lavoro di “autosmaltimento” del colore, una volta polverizzato, è migliore». Sembrerebbe una sottigliezza tecnologica ma non lo è: la polverizzazione del pigmento da rimuovere e la sua eliminazione da parte della squadra di macrofagi consente di raggiungere risultati brillanti in minore tempo e, soprattutto, di evitare l’antipatico “effetto-ghost”: la presenza di un tatuaggio-fantasma che rimane visibile in filigrana come una specie di ombreggiatura di fondo, scolorita ma rilevabile da uno sguardo attento. A testimoniare che la rimozione del tatuaggio non è riuscita al cento per cento ma ha lasciato degli antiestetici aloni. Grazie alle sedute di picolaser (il numero varia dalla grandezza del tatuaggio e dalla profondità del pigmento che a volte si spinge oltre i 3 mm sotto pelle) è possibile rimuovere agevolmente tutti i colori, specialmente quelli scuri che vengono via con più facilità. I gialli e gli arancioni, assorbendo meno la luce-laser, richiedono più sedute mentre il bianco, che non assorbe nulla, resta il colore più critico da togliere.

 

Se devi fare una risonanza magnetica

Se sfoggi un grosso tatuaggio e devi sottoporti a una RMN per accertamenti, puoi andare incontro a qualche disagio. «Durante l’esecuzione può insorgere qualche fastidio tipo senso di bruciore e dolore acuto alla pelle», spiega il dottor Paolo Reganati, dirigente medico di primo livello presso la Neuroradiologia dell’ospedale Manzoni di Lecco.

«I sali metallici dell’inchiostro, infatti, assorbono maggiormente le radiofrequenze emesse dalla bobina, anche se di rado occorre sospendere l’esame. Quando entriamo nel “tunnel” della RMN è come se entrassimo dentro una calamita gigante: probabile, quindi, un’interazione con i metalli dell’inchiostro. In rari casi (dallo 0,17% all’1,5%,) si possono avere reazioni importanti come forte bruciore, eritema e gonfiore della parte tatuata che ha assorbito le radiofrequenze. Al punto che alcuni consigliano di bendare la parte. Personalmente, non ho mai avuto problemi e un articolo pubblicato nel 2020 su Acta Radiologica afferma che i pazienti tatuati possono fare l’RMN senza correre rischi reali». Semmai, qualche problema può averlo il radiologo: in caso di grossi tattoo si possono avere immagini radiologiche artefatte o lievemente distorte. Un bravo radiologo, comunque, sa interpretare il referto ugualmente bene.

 

Se fumi, la rimozione più difficile

Rimuovere i tatuaggi è più difficile se fumi. Parola del dermatologo Pier Luca Bencini, fondatore di Iclid (Istituto di chirurgia e laserchirurgia in dermatologia) a Milano, che nel 2012 ha pubblicato, insieme ad altri autori, uno studio sulla rivista “Archives of Dermatology”. Su 397 pazienti trattati con laser a impulsi ultrabrevi, la rimozione del tatuaggio ha richiesto in media 10 sedute, ma almeno 15 in caso di forti fumatori. L’ipotesi è che il sistema fagocitario sia rallentato, cioè che i macrofagi impieghino più tempo a smaltire i frammenti profondi del tatuaggio, sbriciolato dal laser. Una criticità che riguarda soprattutto i tattoo di vecchia data e quelli di grandi dimensioni.

 

 

Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato sul numero n° 7 di Starbene in edicola dal 15 giugno 2021


Leggi anche

È vero che i tatuaggi all'hennè sono pericolosi?

Tatuaggi: quello che devi sapere per evitare sgradite sorprese

I 10 tatuaggi di cui gli italiani si pentono di più

Tatuaggi: attenzione agli inchiostri

Boom di tatuaggi e dermatiti allergiche