Aloe

Pianta della famiglia delle Liliaceae, dalle foglie carnose a margine spinoso, lunghe 30-50 cm, e dai fiori tubulari giallo brillante o rosso, disposti a grappolo in cima a una sottile infiorescenza a spiga. Originaria dell’Africa orientale, si è diffusa in seguito nell’Africa settentrionale, nella penisola arabica, in Cina e nei Paesi mediterranei. Il succo dell’aloe, […]



Pianta della famiglia delle Liliaceae, dalle foglie carnose a margine spinoso, lunghe 30-50 cm, e dai fiori tubulari giallo brillante o rosso, disposti a grappolo in cima a una sottile infiorescenza a spiga. Originaria dell’Africa orientale, si è diffusa in seguito nell’Africa settentrionale, nella penisola arabica, in Cina e nei Paesi mediterranei. Il succo dell’aloe, giallo e amaro, viene prodotto dalle cellule della guaina e dal parenchima circostante e fluisce spontaneamente dalle foglie tagliate. La droga è costituita dal succo essiccato delle foglie di Aloe vera o Aloe barbadensis. I componenti principali e maggiormente attivi sono derivati idrossiantracenici, soprattutto barbaloina, e un glucoside dell’aloe-emodinantrone e dell’aloe-emodina. È presente nelle monografie OMS e nella Farmacopea Ufficiale Italiana XI, che ne indica il titolo (riferito alla droga essiccata) dei derivati idrossiantracenici, calcolati come barbaloina anidra, in misura non inferiore al 28%.

L’aloe stimola la motilità del colon aumentando la propulsione delle feci e accelerandone il transito. Aumenta la permeabilità della mucosa del colon, probabilmente attraverso l’inibizione del Na+K+ adenosintrifosfatasi e l’inibizione dei canali del cloro, con aumento della quantità di acqua nell’intestino. L’effetto lassativo è da attribuire principalmente ai glucosidi 1,8-diidrossiantracene e all’aloina A e B. L’aloe non deve essere utilizzata in pazienti con subocclusione o occlusione intestinale, atonia, disidratazione o stipsi ostinata cronica, malattie infiammatorie intestinali acute o croniche (appendicite, morbo di Crohn, colite ulcerosa e diverticolite). L’uso in gravidanza è consigliato solo su indicazione medica, nonostante studi sperimentali sui ratti a dosi molto elevate abbiano escluso effetti teratogeni o fetotossici. Ne è controindicato l’uso in allattamento e nei bambini di età inferiore a 10 anni. Può essere tossica in dosi elevate e dare sintomi quali dolori colici e diarrea grave, che comporta perdite importanti di acqua ed elettroliti. Può ridurre l’assorbimento di farmaci somministrati per via orale.

Si definisce Aloe vera un gel incolore e mucillaginoso che si ottiene, praticando un’incisione profonda, dal tessuto parenchimatico della parte centrale delle foglie di Aloe barbadensis. Consiste principalmente di acqua e polisaccaridi (pectina, emicellulosa, glucomannano e altri), contiene aminoacidi e acidi grassi polinsaturi. Tale gel viene utilizzato nel trattamento locale di alcune affezioni dermatologiche.