Immergersi nel blu oltreoceano senza il supporto di alcuna attrezzatura per l’ossigeno, godendosi le bellezze, i misteri ed il silenzio delle profondità marine. In una parola: apnea.
Fare apnea infatti non vuol dire semplicemente trattenere il fiato il più a lungo possibile o scendere quanto più in profondità con un solo respiro, ma piuttosto significa modulare la mente ed ascoltare il corpo con l’obiettivo di mettere alla prova sé stessi per superare i propri limiti.
Come racconta proprio Umberto Pelizzari, apneista italiano detentore di diversi record a livello mondiale, «dopo dodici anni di nuoto agonistico, in cui trascorrevo due o tre ore della mia giornata in piscina, ho iniziato a capire che trattenere il respiro il più a lungo possibile mi appassionava, in quanto costituiva una vera e propria sfida con gli altri e soprattutto con me stesso».
Ma c’è di più: l’apnea infatti è anche uno sport regolamentato da un ente riconosciuto a livello globale (ovvero l’AIDA, Associazione internazionale per lo sviluppo dell'apnea), la cui pratica prevede che l'atleta debba trattenere il respiro sott’acqua e rimanere fermo (apnea statica), muoversi orizzontalmente alla superficie dell’acqua (apnea dinamica) oppure in profondità (apnea profonda).
Oltre all’allenamento fisico per imparare a sfruttare al meglio l’aria contenuta nei polmoni però, l’apnea richiede anche, se non soprattutto, un certo atteggiamento mentale.
«Il segreto dell’apnea statica è cercare di distrarsi. Tenendo impegnata la mente infatti, si può ingannare il tempo e fare in modo che i minuti trascorrano più velocemente – spiega Umberto – Nell’apnea in profondità invece è necessario prestare più attenzione alla tecnica, anche se quando smetti di pinneggiare e ti trovi totalmente immerso nel blu, le emozioni e le sensazioni sono talmente intense che la testa comincia a vagare da sé».
Ecco il motivo per cui la pratica di questo sport richiede di lavorare su diversi fronti.
«Per fare apnea devi rilassarti, ascoltare il tuo corpo e sapere come utilizzare l’aria contenuta nei polmoni – racconta Umberto – Il corso di apnea infatti non consiste nell’allenarsi a trattenere il fiato il più a lungo possibile, ma è strutturato in moduli integrati che prevedono l’insegnamento di tecniche di rilassamento, di respirazione e di pinneggiata».
Ma cosa prevede invece l’allenamento di un grande atleta?
«Solitamente il mio anno è ripartito in due grandi stagioni – risponde il recordman – La prima si articola da aprile a ottobre, quando abbandono la mia bella Parma e mi trasferisco al mare per allenarmi e per dedicarmi agli allievi degli stage e dei corsi di apnea. Da ottobre ad aprile invece rimango a Parma, dove mi alleno sia in piscina, facendo apnea e nuoto, sia in palestra, con il crossfit e lo yoga. Lo yoga ed il pranayama infatti sono una parte importante dell’allenamento, dal momento che permettono di imparare ad esercitare un certo controllo sulla respirazione».
Per imparare i principi basilari dell’apnea e operare un percorso di allenamento finalizzato all’immersione in acque aperte quindi, non è strettamente necessario abitare in prossimità del mare.
Come spiega Umberto infatti, «in diverse città esistono dei club di apnea dove è possibile immergersi in piscina un paio di sere alla settimana e operare così un allenamento di mantenimento. Alla fine di ogni lezione si ottiene una benefica sensazione di benessere e di rilassamento».
Ma per uno sport così peculiare e non privo di pericoli (primo tra tutti l’iperventilazione) è fondamentale dotarsi di un’attrezzatura idonea.
Per questo Umberto ha collaborato con Omer e Momodesign alla realizzazione di una linea dedicata agli apneisti e realizzata sfruttando le potenzialità della fibra di carbonio, materiale utilizzato per la realizzazione del computer da polso, della pinna e delle due maschere che compongono l’innovativa serie di prodotti.