La sifilide o lue è una malattia diffusa in tutto il mondo, ma, dopo la Seconda guerra mondiale, con l’introduzione della penicillina e degli accertamenti diagnostici sul sangue effettuati alle donne gravide e ai partner infetti, si è verificata un’importante riduzione nell’incidenza della malattia. Ancora oggi, però, la sifilide rappresenta un problema di sanità pubblica importante nelle zone del mondo caratterizzate da scarsa igiene e condizioni socioeconomiche più precarie.
Causa
L’agente infettivo della lue è un batterio denominato Treponema pallidum e l’uomo ne è l’ospite naturale oltre che vettore dell’infezione. La via abituale di trasmissione tra le persone adulte è quella sessuale, per passaggio del Treponema attraverso abrasioni delle mucose o della cute. Una volta iniziata la terapia con penicillina in dose adeguata si ha in poche ore la scomparsa dei batteri dalle lesioni.
Il neonato e il bambino vengono abitualmente infettati attraverso la placenta, più raramente attraverso contatto con lesioni infette durante il passaggio nel canale del parto, oppure con lesioni del capezzolo durante l’allattamento.
Se la malattia viene contratta durante la gravidanza, non si altera il decorso clinico della sifilide. La lesione cosiddetta “primaria” compare dopo circa tre settimane dal contatto contaminante nel luogo d’inoculazione del Treponema. Se non trattata, regredisce spontaneamente in 3-8 settimane. Può essere difficile da diagnosticare nella donna in quanto può localizzarsi a livello della vagina o del collo dell’utero.
Da 6 settimane a sei mesi dopo l’infezione, per disseminazione dei Treponemi dalla lesione primaria, in assenza di trattamento, possono comparire le manifestazioni della lue secondaria che consistono soprattutto in arrossamenti cutanei generalizzati o in più piccole lesioni tipo macchie, papule o pustole.
Anche queste manifestazioni scompaiono spontaneamente dopo alcune settimane (fino a un anno dall’infezione). Segue il periodo di latenza clinica, privo di disturbi, in cui la diagnosi può essere fatta solo mediante esami del sangue e che può durare da poche settimane a molti anni, a volte per tutta la vita.
Dopo anni possono comparire (in 1/3 circa dei pazienti) le manifestazioni della cosiddetta “lue terziaria” che colpisce il sistema nervoso centrale, il sistema cardiocircolatorio e determina la formazione di granulomi e delle cosiddette “gomme luetiche” a carico di vari organi. La diagnosi viene fatta normalmente in base agli esami del sangue, eseguiti alla prima visita della donna gravida per verificare la presenza del treponema o di anticorpi diretti verso questo.
L’infezione transplacentare del feto può avvenire a ogni stadio della gravidanza e in qualunque fase dell’infezione materna. L’infezione fetale è la regola in assenza di terapia nel caso di madre affetta da sifilide primaria o secondaria, scende al 40% durante lo stadio di latenza precoce e si riduce al 6-14% durante lo stadio latente tardivo, in assenza di trattamento adeguato.
Come si manifesta
Le manifestazioni cliniche della sifilide perinatale dipendono dall’epoca della gravidanza in cui è stata contratta la malattia. Con un’infezione precoce e in assenza di terapia si possono verificare aborto, nascita di un feto morto, parto prematuro, morte neonatale.
Alla nascita l’infezione può essere clinicamente manifesta ma in un terzo e fino a metà dei casi resta silente; se non trattata, i segni e i sintomi possono comparire dopo mesi o anni.
I segni della sifilide congenita
I sintomi più caratteristici della sifilide congenita precoce sono: ingrossamento del fegato e della milza (epatosplenomegalia), arrossamenti (rash) della pelle e anomalie ossee; spesso sono presenti ittero e anemia; meno frequentemente possono comparire carenza di piastrine e ingrossamento generalizzato dei linfonodi. I medici fanno inoltre sempre attenzione a ricercare una possibile meningite acuta.
I segni caratteristici della forma tardiva della sifilide congenita sono costituiti da anomalie della dentizione, cheratite interstiziale e sordità. Possono essere presenti anche ritardo mentale, convulsioni, atrofia del nervo ottico, paralisi generale giovanile e anomalie delle ossa e delle articolazioni.
Trattamento e prevenzione
La penicillina è il farmaco di scelta; nessuna resistenza è stata ancora riportata. Dopo appropriata terapia, i test sierologici (VDRL) diminuiscono in modo significativo in 3-6 mesi e si negativizzano in 12 mesi. Le forme latenti richiedono invece un periodo più lungo: i test treponemici rimangono positivi indefinitamente tranne in pochi casi di lue primaria. Nessun altro antibiotico è ritenuto adeguato per il trattamento della donna gravida.
Il neonato a cui è stata fatta diagnosi di sifilide congenita deve essere seguito a intervalli di 3 mesi, con valutazione clinica e sierologica, fino alla negativizzazione o stabilizzazione dei test sierologici; è indicata una valutazione della vista, dell’udito, dello sviluppo psicomotorio. [S.S.]