CATARATTA

Il cristallino ha la caratteristica di essere perfettamente trasparente, proprietà che è garantita dalla sua omogeneità ottica e strutturale, a sua volta dipendente da molti fattori quali la sistemazione delle fibre di cui è composto e i suoi costituenti biochimici. Questa parte dell’occhio, però, ha possibilità molto limitate di riparazione e di rigenerazione e può […]



Il cristallino ha la caratteristica di essere perfettamente trasparente, proprietà che è garantita dalla sua omogeneità ottica e strutturale, a sua volta dipendente da molti fattori quali la sistemazione delle fibre di cui è composto e i suoi costituenti biochimici.

Questa parte dell’occhio, però, ha possibilità molto limitate di riparazione e di rigenerazione e può perdere la sua trasparenza a causa di una serie di problemi, dando luogo alla cataratta.

La più nota e frequente causa di cataratta è quella legata all’età avanzata (cataratta senile), ma esistono forme congenite o conseguenti a traumi, altre malattie dell’occhio o dell’intero organismo (per esempio il diabete mellito o alcune malattie dermatologiche), cause fisiche o chimiche; esistono inoltre soggetti in cui una cataratta insorge come conseguenza di trattamenti farmacologici (per esempio trattamenti particolarmente prolungati con farmaci cortisonici o con colliri di pilocarpina).


Diffusione

Si calcola che nei Paesi industrializzati vengano eseguiti ogni anno quattro interventi di cataratta ogni mille abitanti e, da studi italiani recenti, è emerso che nell’anno 2002 sono stati eseguiti nel nostro Paese 464.000 interventi chirurgici per estrazione di cataratta.

La cataratta rappresenta la prima causa di cecità prevenibile nei Paesi in via di sviluppo e la dimensione del problema è chiaramente evidenziata dall’iniziativa ‘‘Vision 2020’’ per l’eliminazione entro l’anno 2020 della cecità evitabile, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che include proprio la cataratta come priorità immediata di azione.


Sintomi

La cataratta senile normalmente ha un decorso progressivo con un lento ma continuo peggioramento dell’acuità visiva del paziente, in assenza di occhio rosso. Proprio in considerazione di questo lento e graduale andamento, la carenza visiva può non essere del tutto percepita dal paziente anziano. Di solito chi è affetto da cataratta riferisce un generale senso di annebbiamento visivo progressivo associato ad alterata percezione dei colori e diminuzione della sensibilità al contrasto, che varia in rapporto al tipo di cataratta e all’intensità della luce ambientale.

Tipicamente il paziente riferisce la visione di aloni attorno a sorgenti di luce puntiformi (per esempio i fari delle auto che procedono in senso opposto, i lampioni dell’illuminazione pubblica, i semafori ecc.) e maggior difficoltà a distinguere con precisione i contorni (in termine tecnico mettere a fuoco) gli oggetti in penombra; riferiscono inoltre una generica sensazione di calo dell’acuità visiva per lontano, non presente invece “per vicino”, situazione che addirittura qualche volta appare migliorata (cosiddetta miopia d’indice).


Diagnosi

La diagnosi di cataratta viene effettuata nel corso di una visita oculistica, mediante dilatazione della pupilla (midriasi farmacologica) ed esame alla lampada a fessura (biomicroscopia), metodo insostituibile sia per avere la certezza della presenza della cataratta sia per distinguere la sede delle opacità del cristallino.

È anche possibile utilizzare strumenti specifici quali il ‘‘lensmeter’’, che permette di quantificare l’opacità del cristallino nell’area più interessata dalla visione (asse ottico) nonché di sorvegliarne l’evoluzione nel tempo.


Terapia

Allo stato attuale, l’unica terapia efficace è l’estrazione della cataratta in corso di intervento chirurgico, le cui tecniche peraltro si sono sempre più raffinate nel tempo grazie al progresso tecnologico per quanto concerne sia i microscopi che si impiegano per gli interventi sia gli strumenti chirurgici; lenti intraoculari sostitutive (IOL) vengono solitamente impiantate al posto del cristallino opacizzato, una volta che questo è stato estratto. Le tecniche chirurgiche fondamentali sono le tre elencate di seguito.

Tecnica intracapsulare Permette l’estrazione del cristallino dopo che è stato “congelato” mediante apposito strumentario; è utilizzata soprattutto nei casi di lussazione o sublussazione del cristallino affetto da cataratta.

Tecnica extracapsulare è attualmente poso usata.

Tecnica di facoemulsificazioneMediante una piccola incisione sulla cornea, permette di frantumare con gli ultrasuoni il cristallino nella sua sede, lasciando intatte sia la parte periferica della capsula anteriore sia tutta la capsula posteriore. Attualmente è la tecnica più diffusa. Il miglioramento delle tecniche chirurgiche, l’introduzione della tecnica della microfacoemulsificazione bimanuale e la disponibilità di lentine intraoculari (IOL) sempre più sofisticate, consentono oggi interventi chirurgici che prevedono incisioni sempre minori.


Consigli e raccomandazioni

Di fronte a un inizio di cataratta è meglio farsi operare subito o aspettare? Per la cataratta senile non esiste un momento “ottimale” condiviso dagli specialisti per effettuare l’intervento chirurgico: sono rilevanti le necessità del paziente, la sua attività lavorativa e le sue necessità contingenti (rinnovo della patente di guida, rinnovo di brevetti ecc.). Qualora il deficit visivo creato dalla cataratta sia causa di disagio (sempre se il visus, cioè l’acuità visiva, è pari o inferiore a 5/10) o renda comunque troppo difficoltoso l’espletamento delle normali attività quotidiane, il suggerimento è di procedere all’intervento senza indugi. Qualora invece la penalizzazione visiva risulti modesta e l’acuità visiva del paziente (sia nella visione per lontano sia per vicino) sia in gran parte conservata può essere giustificata l’attesa e l’osservazione del decorso della cataratta: questo non è uguale in tutti i soggetti e, di conseguenza, non consente di fissare a priori l’esatto momento in cui la chirurgia sarà necessaria. Nonostante le moderne tecniche sopra descritte abbiano reso rapido, sicuro ed efficace l’intervento chirurgico, resta sempre la possibilità di insorgenza di complicanze: non è quindi mai giustificato sottoporsi all’intervento se non se ne sente davvero la necessità. D’altro canto va considerato che più la cataratta è avanzata, più le difficoltà dell’intervento per il chirurgo possono aumentare. Per questo motivo si suggerisce anche di evitare attese eccessive e di ascoltare con fiducia i consigli dell’oculista di fiducia.


Cataratta secondaria

La cataratta “secondaria” è l’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino che viene normalmente lasciata in sede nell’intervento di facoemulsificazione. Si tratta di un’evenienza comune la cui terapia è estremamente rapida (pochi minuti), indolore, non richiede il ricovero ma solo un’anestesia locale in gocce: consiste in un trattamento ambulatoriale con Yag-Laser per “ripulire” la superficie posteriore della lentina intraoculare applicata dopo l’estrazione della cataratta. [R.N., G.F.]