Forse le ragazze sognano ancora il matrimonio: ecco perché

Tra i libri più venduti in Italia, spunta una guida pratica per neoromantiche. La prova che in amore abbiamo ancora bisogno di prescrizioni? Ecco le risposte



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Ma come? In tempi di emancipazione femminile, realizzazione personale, indipendenza economica noi donne cerchiamo ancora le regole per conquistare l’uomo perfetto? Probabilmente sì, visto che in libreria spopola un saggio Galateo per ragazze da marito. Come non concedersi quasi mai, quasi a nessuno e riuscire a non sposarsi lo stesso (Bompiani), scritto da Irene Soave, giornalista del Corriere della Sera.

ll libro parte da una passione dell’autrice che, negli anni, ha collezionato testi di bon ton, dall’unità d’Italia al 1968, e qui ne riprende stralci e chicche, li commenta con ironia e approfitta per tratteggiare un ritratto delle ragazze di oggi, alle prese con passione e affermazione di sé. Il risultato? Una guida pratica per neoromantiche.

«Nella nostra società, va di moda il modello delle single, dipinte dai media come privilegiate», spiega Soave. «È tutto un elogio all’esistenza in solitaria. Lo stesso Istat racconta del declino delle nozze (-18% negli ultimi 10 anni), eppure i miti del corteggiamento, dell’anello di fidanzamento e del matrimonio resistono, investiti da un’aura quasi mitologica. Di questa favola, c’è più di una dimostrazione: spendiamo in media 28mila euro a cerimonia, anche se siamo tutti spiantati. Reality e trasmissioni sul tema nuziale incollano migliaia di spettatrici alla tv. E il sì tra William e Kate è stato seguito da 3 miliardi di persone, come una specie di Woodstock conservatrice del Ventunesimo secolo. Come se, in un’epoca di incertezze, andassimo alla ricerca di un punto fermo».

Abbiamo bisogno di un baluardo. E non solo di quello. «Ci serve un momento indimenticabile, da protagonista», nota Katia Vignoli, psicoterapeuta e autrice del romanzo L’estate incerta (Cicorivolta). «La voglia di nozze non c’entra molto con il significato dell’istituzione in sé, è più il bisogno di essere star, di diventare importante, per un giorno e possibilmente per molti altri».



Il decalogo come ansiolitico

Già, oggi siamo divise tra tradizione e anticonformismo, viviamo in bilico tra libertà individuale, approvazione sociale e sicurezze antiche. Ci conosciamo su Tinder, una routine per 1 under 35 su 5, come sottolinea il Censis.

Abbiamo sdoganato il sesso occasionale, eppure quando incontriamo un tizio papabile ci chiediamo ancora quanti giorni devono passare per chiamarlo, cosa fare e dire ai primi appuntamenti o quando concedersi. Gli stessi dubbi che le nostre mamme rivolgevano negli anni Cinquanta a Donna Letizia, dalle pagine di Grazia.

Stupisce questo gioco di luci moderne e ombre conservatrici? Neanche tanto. «Il galateo assomiglia a un ansiolitico», continua la giornalista. «Lenisce l’ansia che ci assale quando ci muoviamo in un campo così anarchico come l’amore. Non solo: sin dal primo Galateo di Monsignor Della Casa, decaloghi e bon ton placano la tensione che cova nelle relazioni. Certo, non possiamo paragonare il rapporto che i due sessi avevano mezzo secolo fa a quello attuale, però l’equilibrio, la famosa parità, non è ancora totale».

E tantomeno chiara (e codificata). Tanto che si va in panico quando arriva il conto della cena perché lei guadagna quanto lui, ma magari vuole comunque il gesto galante o, al contrario, si offende se l’uomo tira fuori il portafoglio.


Vince però la spontaneità

«Si sa che, in ogni epoca, essere femmina significa ricevere una serie di istruzioni supplementari che i maschi non hanno», riprende l’autrice di Ragazze da marito.

«Ma alle porte del 2020 devono dirci come vestirci, con chi uscire o come comportarci per sposarci? Tutti dettagli che ci aiutano a stare in società, sicuramente, ma non a essere noi stesse. Credo che dovremmo uscire dal bisogno di catalogare e giudicare in modo indistinto e generalizzato: a me va benissimo stare da sola, a un’altra no. Il matrimonio fa sognare, non c’è dubbio, ma all’altare ci si arriva senza tattiche visto che l’amore è il contrario dei precetti».

Anche perché norme e divieti cancellano la bellezza della vita. «Le ragazze passano da un’adolescenza a oltranza (a 25 anni si sentono ancora delle fanciulle prese da moda, vacanze e locali) all’ossessione per carriera e lavoro, che prendono molto seriamente tanto da trasformarli in una maledizione», conclude la dottoressa Vignoli.

«Sono stressate, disilluse e non riescono a godersi l’aspetto giocoso della quotidianità. Allora, via libera alla leggerezza e alla spontaneità». Stile Meghan Markle, per intendersi, che ha impalmato un principe azzurro in carne e ossa. Ha lasciato il modello “basso profilo” e tutto rispetto dell’etichetta, alla cognata Kate Middleton.

Ma anche lei si è sposata bene... Allora dove sta la regola giusta?


Basta sì

Al di là dei sogni, in Italia ci si sposa sempre meno. Addirittura, il confronto con l’Europa è impietoso: in media, nell’Unione, si festeggiano ogni anno 4,3 matrimoni ogni 1.000 abitanti, secondo Eurostat. Mentre noi ci fermiamo a 3, 2 e solo la Slovenia è dietro di noi con 3,1 riti. I più devoti verso questa istituzione sono lituani e romeni (7 nozze ogni 1.000 abitanti), ma si piazzano bene anche i Paesi del nord come Svezia e Danimarca, con oltre 5 cerimonie.



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Articolo pubblicato sul n. 43 di Starbene in edicola dall'8 ottobre 2019


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