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Doomscrolling: cos’è e come superare l’ansia da notizie negative

La ricerca compulsiva di notizie negative può trasformare l’informazione in un’ansia costante. Scopri le strategie per spezzare questo ciclo dannoso e ritrovare il benessere mentale

Foto: iStock



Se ti ritrovi a scorrere all'infinito i feed dei social media e delle testate online alla ricerca di notizie negative, anche se questo ti provoca ansia, potresti essere caduto nella trappola del doomscrolling. Questo fenomeno, alimentato da un ciclo di incertezza e ricerca di conferma, sta diventando una preoccupazione crescente per la salute mentale nell'era digitale.

Una ricerca del 2022 del Journal of Health Psychology ha messo in luce come l'eccessiva esposizione a notizie catastrofiche possa aumentare significativamente i livelli di stress, ansia e persino problemi legati al sonno, in particolare tra i giovani adulti e gli adolescenti.

Ma cos'è esattamente il doomscrolling? Si tratta solo di rimanere informati o è un vero e proprio meccanismo psicologico che ci spinge a cercare ciò che ci fa male? Parliamo di questa abitudine informativa, che si trasforma in un comportamento compulsivo, con lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Mazzucato. Imparare a riconoscere il sottile confine oltre il quale la consultazione delle notizie influisce negativamente sullo stato emotivo, potrà consentire di reindirizzare le energie verso attività che ricaricano il benessere.

 

Cos'è il doomscrolling e quali sono i campanelli d'allarme che indicano che stiamo esagerando?

«Doomscrolling è un neologismo composto dalle parole inglesi “doom”, destino terribile, e “scrolling”, il movimento di scorrere un testo o una grafica su uno schermo. In ambito psicologico il termine si riferisce a una pratica di ricerca intenzionale di notizie negative, online e sui social network.

Lo “scrollare” ripetutamente contenuti spiacevoli o preoccupanti può diventare critico quando la consultazione delle notizie diventa una sorta di bussola che orienta le scelte quotidiane, influenzando il rapporto con sé stessi, con gli altri e con il mondo. Confrontarsi con emozioni percepite come negative a seguito della ricerca, convivere con preoccupazioni per futuri drammatici previsti come certi, configurare il confronto con gli altri sui temi ricercati in termini di conflitto o la scelta di isolarsi possono rappresentare indicatori di uno “scrolling” che diventa dannoso nei suoi effetti«».
 

Il che modo il doomscrolling amplifica ansia, stress e frustrazione? 

«Ricercare ripetutamente contenuti negativi ha il potere di influenzare il nostro modo di vedere, sentire e percepire il mondo. Questo è sostenuto da evidenze scientifiche che attribuiscono al “doomscrolling” un ruolo significativo nel favorire, soprattutto in adolescenti e giovani adulti, vissuti psicologici quali tristezza, paura e preoccupazione, ma anche problemi del sonno.

Questi esiti si rendono possibili nell'attivazione di un “ciclo” in cui la ricerca continua di notizie negative è inizialmente sostenuta da un’esigenza di conferma delle convinzioni che ci si è costruiti. Quando ipotesi, teorie o fake news vengono vissute come verità, queste motivano un'ulteriore ricerca di informazioni nel tentativo, tuttavia, di ridurre un senso di incertezza. Farlo, finisce per alimentare e rinforzare il medesimo pattern e i vissuti negativi a esso collegati».

Quali sono le strategie pratiche per interrompere il doomscrolling?

«La prima strategia utile è ricostruire le ragioni che precedono, orientano e sostengono la scelta di avere questa abitudine. Per comprendere questa dinamica è utile riprendere ciò che in psicologia si definisce “akrasia”, ovvero la scelta di compiere un’azione contro il proprio miglior giudizio. Continuare a ricercare informazioni che possono alimentare possibili forme di sofferenza, è un comportamento che, sebbene sembri travalicare la logica, acquisisce senso nel significato che questa assume per chi lo fa. Se il significato attribuito a questo gesto è, ad esempio, di “passatempo” può essere utile chiedersi allora in quali altri modi impiegare il tempo. Se, ad esempio, è un modo per occuparsi della propria salute, può essere utile valutare il confronto con un professionista.

Una seconda strategia è cambiare la dinamica con cui viene realizzato questo comportamento: diventa utile considerare il doomscrolling come un rituale e cambiare le modalità, contesto d’uso o momenti nei quali viene continuativamente praticato.

Infine, una terza strategia per favorire un cambiamento nelle modalità d’uso delle app che mettono a disposizione le notizie ricercate è disattivare le notifiche e, di fronte al desiderio di mettere nuovamente in atto questo comportamento, chiedersi: "Cosa voglio ottenere da questa ricerca? Sto costruendo la mia conoscenza o confermando ciò che già so?"».
 

Come possiamo calibrare l'esigenza di rimanere informati senza cadere nella trappola del panico e della compulsione?

«È possibile rimanere informati sapendo dove cercare le informazioni di proprio interesse e imparando a valutare criticamente le fonti da cui provengono le notizie incontrate online. Informarsi sul mondo attraverso internet o i social è quindi una possibilità, che tuttavia richiede competenza. Proprio per questo si parla di digital literacy, intesa come la capacità di selezionare, valutare e utilizzare le informazioni trovate online in modo consapevole. Uno spunto utile può essere allenarsi a chiedersi su quali dati e su quali evidenze si basano le notizie incontrate in rete».

Dopo aver interrotto l'abitudine del doomscrolling, verso quali attività è utile reindirizzare le proprie energie?

«Il tempo e le energie recuperate possono essere usate per imparare ad ascoltarsi e a capire ciò di cui si ha bisogno, chiedendosi quali attività indirizzano verso un personale senso di salute. Che siano attività di movimento, relazionali o di creatività, riconoscersi esperti della propria salute permette di riattivare un senso di responsabilità verso sé stessi e quindi un processo di cura di un proprio benessere».


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