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Come superare la paura dell’acqua

Vorresti riuscire ad andare al largo, immergere la testa o fare i tuffi? Scopri come vincere i blocchi

Foto: iStock



di Adelaide Barigozzi


Se in acqua non ti trovi a tuo agio, niente paura. Pensa che anche Federica Pellegrini, la nuotatrice italiana più forte di tutti i tempi, anni fa ha confessato di avere paura dell'acqua alta. «La sua ammissione ci fa capire che questi timori non c’entrano nulla con le capacità atletiche di ciascuno: nascono da blocchi psicologici», spiega il professor Daniele Popolizio, psicologo e psicoterapeuta a Roma, nonché mental coach di atleti internazionali.

E allora perché scattano? «L’acqua ha un grande valore simbolico, legato alla vita: è il primo elemento che conosciamo prima di nascere, quando siamo immersi nel liquido amniotico, nella pancia della mamma», risponde Massimo Soldati, trainer di integrazione posturale, psicologo e psicoterapeuta a Follonica. «Averne paura significa temere ciò che nella vita c’è di più vitale: le emozioni». Per superare questi blocchi, metti in pratica i consigli dei nostri esperti.


  • Hai timore di nuotare dove non tocchi il fondo

Perché ti viene. È fra le paure più diffuse, che impediscono di imparare a nuotare. «Molto spesso può essere legata a un trauma anche antico, unito al momento della nascita, magari a causa del cordone attorcigliato o di un parto difficile», spiega Massimo Soldati. «Anche se non ne sei consapevole, ti è rimasta dentro una traccia di quel ricordo che, in immersione, riemerge, facendoti sentire a disagio».

Se ci fai caso, infatti, istintivamente ogni volta che entri in acqua ti irrigidisci e trattieni il respiro: è la reazione naturale a un forte stato di choc, quando invece di fuggire resti bloccata. «Tesa come sei, non riesci a lasciarti andare al galleggiamento e hai bisogno di rassicurarti sentendo un punto fermo sotto i piedi, un appoggio a cui ancorarti», continua Soldati. «Il mare, però, non è “fermo” ma pieno di correnti: ciò aumenta il senso di precarietà e pericolo».

Le strategie vincenti. «In realtà, l’acqua ti sostiene: devi solo scoprirlo», afferma Fabrizio Dalle Piane, insegnante di watsu, tecnica in acqua ispirata allo shiatsu che favorisce il benessere psicofisico. Qualche seduta in piscina dove si tocca, con l’aiuto dell’operatore, può esserti d’aiuto. «Anche da sola, però, puoi provare un esercizio molto efficace. Si chiama “Danza del respiro” e ti fa capire che il tuo corpo è più acquatico di quello che pensi», afferma Dalle Piane.

«Cerca un punto con fondo sabbioso o vai in piscina: l’acqua ti deve arrivare al petto (120 cm circa). In piedi, gambe divaricate e ginocchia rilassate, abbandona il peso del corpo verso il fondo senza staccare i piedi da terra. Ascolta le tue sensazioni: quando inspiri il tuo corpo va verso l’alto, quando espiri torna verso il basso. Scoprire che a farti dondolare è proprio l’acqua, che ti sostiene in sintonia con il respiro, ti trasmetterà una nuova fiducia».


L'esercizio che ti aiuta. Sostieniti a pelo d’acqua con l’aiuto della tavoletta. «Spostare il tuo punto fermo dal suolo a una piattaforma galleggiante ti aiuta a sentirti subito più sicura», spiega Monica Marchetti, istruttrice di nuoto all’Aquatic Center Montichiari (BS). «In questo modo, infatti, mantieni il controllo visivo della tua base d’appoggio, tiri su le gambe con più facilità e, quasi senza accorgerti, vai anche dove non tocchi».


  • Sei un pesciolino. Ma non ti tuffi

Perché ti succede. «Dal punto di vista simbolico, tuffarti significa entrare a capofitto in una nuova dimensione», spiega Soldati. «È un atto di coraggio difficile se non credi in te stessa. La bassa autostima, infatti, ti rende abitudinaria. Così rifuggi i cambiamenti improvvisi: i lanci in acqua e i tagli con il passato». Il tuffo, poi, ha anche a che fare con un altro elemento: l’aria. «A bloccarti è la paura del vuoto», aggiunge Dalle Piane. «Lanciarti per te è cadere, perdere l’equilibrio».

Le strategie vincenti. «Tranquillizzati: molti hanno la tua stessa paura», rassicura Soldati. «Se vuoi superarla, devi migliorare il rapporto con il tuo corpo per acquisire maggiore sicurezza anche dentro di te». Datti degli obiettivi sportivi: corri, gioca a tennis, sfida un’amica in una gara di nuoto. Apprezza i risultati che ottieni: ti sentirai più forte. E dopo aver fatto il pieno di autostima, il tuffo non ti sembrerà più una caduta, ma un fantastico salto di qualità.


L'esercizio che ti aiuta. «Per prima cosa, scivola in acqua da seduta: è il modo più tranquillo di calarti dall’alto, a impatto quasi zero», consiglia l’istruttrice di nuoto Monica Marchetti. «Quando ti sentirai più sicura, tuffati di piedi, in verticale: è più facile. Ricordati, però, che le gambe devono essere dritte, ma non tese: più sei rilassata e meno attrito crei entrando in acqua. E per lanciarti in totale sicurezza, scegli un punto dove il mare è profondo e si sono già tuffate senza problemi altre persone».


  • Non riesci a nuotare. Negli spazi chiusi

Perché ti succede. «Questo problema non è tanto legato all’acqua, ma al tuo spazio vitale», spiega Soldati. «Probabilmente si tratta di una forma leggera di claustrofobia associata a demofobia (paura della folla). A farle scattare è l’ambiente chiuso e affollato della piscina. Ma entrano in gioco anche altre paure: quella di venire tradita da ciò che di solito ti sostiene, l’acqua, e di essere da meno degli altri, che vivi addirittura come un pericolo».

Le strategie vincenti. Nuotare a bordo vasca è una buona tattica, ma puoi fare ancora meglio. Il primo obiettivo è rilassarti. Per esempio, ricorrendo a un esercizio di imaging (visualizzazione) consigliato da Daniele Popolizio anche ai campioni, per vincere l’ansia da gara. Sistemati in un posto comodo e tranquillo, anche fuori dall’acqua; immagina un puntino blu su un fondo più chiaro, per esempio verde, e ingrandiscilo piano piano fino a che non riempirà tutto lo spazio visivo. Ti sentirai subito più calma e distesa. Ripetilo tutte le volte che ti senti agitata: più lo fai e meglio funziona. 


L'esercizio che ti aiuta. Per correre ai ripari prova a immaginare di essere un pesce. «I movimenti devono essere i più fluidi possibile, per coinvolgere ogni parte di te. Fai in modo che braccia e gambe siano un tutt’uno con il resto del corpo», spiega Monica Marchetti. «Se sei rigida e ti sposti a scatti, fai più fatica. Quando invece ti abbandoni all’acqua con gesti sciolti e coordinati, muovendo tutta la gamba dalla coscia alla caviglia, galleggi più facilmente e vai più veloce».


  • Non metti la testa sotto neanche in piscina

Perché ti succede. «Chi ha questa difficoltà, di solito è una persona rigida, nella postura e nella vita. Per stare bene deve avere il controllo totale su ogni cosa, altrimenti teme di andare in tilt», dice Soldati. «Se capita anche a te, probabilmente sei fin troppo razionale: tendi a pianificare ogni cosa in modo da ridurre al minimo le sorprese. Così, però, rischi di perdere di vista anche le tue emozioni più profonde e ciò che desideri veramente. Hai così poca familiarità con la tua parte istintiva, che ti fa paura. Risultato: sei sempre all’erta. Non ti lasci mai andare e non sei disposta a guardare sotto la superficie delle tue scelte, e dell’acqua».

Le strategie vincenti. «Accetta i tuoi limiti. Cerca di essere meno severa con te stessa. Se ogni tanto sbagli, non è un dramma: dagli errori possono nascere nuove opportunità», consiglia Massimo Soldati. «Chiediti quali sono i tuoi veri desideri e inizia a pensare a cosa puoi fare, una volta finite le vacanze, per esaudirne almeno uno».

E quando fai il bagno, rilassati. «Se vuoi andare in apnea, devi prima imparare a respirare in modo più profondo», aggiunge Dalle Piane. «In acqua non devi solo trattenere il respiro, ma farlo fluire come un’onda, inspirando e soffiando fuori l’aria dalla bocca a un ritmo sempre uguale». Puoi allenarti anche distesa in spiaggia: prova a sintonizzarti sul suono delle onde.


L'esercizio che ti aiuta. Procedi per gradi. «Inspira, scendi fino all’altezza delle labbra e soffia fuori l’aria con forza, in modo da produrre le bollicine», consiglia Monica Marchetti. «Dopo un po’ di volte, metti sotto anche il naso, sempre soffiando con la bocca in acqua. Procedi immergendo il viso con gli occhi chiusi, e soffia mantenendo il respiro. L’ultimo passo è scendere tenendo gli occhi aperti».


Aiuto, ci sono tante onde!

Per goderti il bagno hai bisogno che il mare sia una tavola blu. «Se hai già paura di non toccare, le onde rappresentano una difficoltà in più: ti destabilizzano», afferma Soldati. «Ti succede perché nella vita di tutti i giorni sei abituata a essere sempre e comunque una vincente, a dettare le regole del gioco. Il mare mosso, invece, ti mette in difficoltà perché ti costringe ad adattarti ai suoi cambiamenti e aumenta così il rischio di farti fare dei passi falsi».

Le mosse che ti aiutano iniziano dentro di te. «Prova a cambiare atteggiamento nei confronti della vita e ti sarà più facile abbandonarti ai movimenti dell’acqua», consiglia lo psicoterapeuta. Per esempio, allenati a fare qualcosa per gli altri, ogni giorno: prepara la colazione al partner, dai un consiglio a un’amica. E fai il bagno in compagnia: oltre a sentirti protetta, le risate degli altri servono a sdrammatizzare.


Paura di fare brutti incontri

Le acque profonde ti terrorizzano. Non sai mai cosa possono nascondere: squali, meduse, tracine dalle punture pericolose... Anche se non si vede nulla e tutti ti rassicurano. La spiegazione? «Gli abissi marini, torbidi e popolati di creature “mostruose” e che non riesci a vedere, rappresentano l’inconscio, la nostra parte più profonda», dice Popolizio. «La paura di nuotare nelle acque profonde, quindi, rivela il timore di guardarsi dentro, ma anche di scoprire qualcosa: un’esperienza archiviata nella memoria di cui non si è più consapevoli a livello razionale, ma che spaventa».

Come superarla? Fai snorkeling. «In realtà, infatti, sei terrorizzata da ciò che non conosci», dice Soldati. «Esplorare con pinne e maschera i fondali vicino a riva ti farà scoprire che sotto la tua paura c’è un bellissimo ambiente naturale che ti riconcilierà con l’acqua. E ti farà capire che è ora di risolvere anche un problema del passato. Chiediti quale può essere».


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