Allattamento: cosa mangiare e cosa evitare

Durante l’allattamento, l’alimentazione della mamma ricopre un ruolo di primaria importanza. Ma quali alimenti è bene consumare regolarmente? E quali invece andrebbero limitati o evitati del tutto?



di Margherita Monfroni

Il latte materno fornisce il nutrimento ideale per i neonati, poiché contiene un mix perfetto di vitamine, proteine e grassi, ovvero tutto ciò di cui un bambino ha bisogno per crescere.

Il latte materno, poi, ricopre un ruolo importante anche nello stimolare e costruire le difese immunitarie del piccolo: l'allattamento al seno, infatti, aiuta il neonato a difendersi da virus e batteri, riducendo inoltre il rischio che sviluppi più avanti asma o allergie. I bambini che vengono allattati al seno in modo esclusivo per i primi 6 mesi di vita, poi, sono meno soggetti a infezioni delle orecchie, malattie respiratorie e diarrea.

E non solo. L'allattamento al seno è un gesto prezioso anche per la mamma, poiché non solo le consente di bruciare molte calorie e quindi perdere più velocemente il peso acquisito durante la gravidanza, ma induce anche il rilascio dell’ossitocina, un ormone che aiuta l’utero a ritornare alla dimensione pre-gravidanza.


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Allattamento e alimentazione

Durante questo periodo così importante, l’alimentazione della mamma assume un ruolo di primaria importanza, poiché qualora il corpo non riuscisse a ricavare i nutrienti necessari attraverso la dieta, li sottrarrebbe dalle riserve accumulate nell’organismo, con un’influenza negativa sui livelli di energia.

«L'allattamento comporta per la madre un aumento dei fabbisogni nutrizionali che un’alimentazione varia ed equilibrata deve essere in grado di soddisfare. Oltre ad un adeguato apporto idrico e calorico si dovrà tenere conto anche dell'aumentato fabbisogno di proteine, calcio, iodio, zinco, rame, vitamine B6, B12, C, A e ferro – spiega il professor Angelo Colombo, coordinatore dell’area materno-infantile del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (BG) – Anche l'apporto calorico richiede un aumento di circa 500-600 calorie al giorno: l'incremento viene in parte soddisfatto con il consumo delle riserve di grasso accumulate durante la gravidanza ed in parte aumentando moderatamente la quantità di alimenti che vengono giornalmente assunti».

Bere almeno due litri d’acqua al giorno

Per comprendere l’importanza del mantenere un’adeguata idratazione, basti pensare che il latte materno è costituito per circa l'80% da acqua.

«Per questo motivo, alle madri che allattano si consiglia di assumere almeno due litri di liquidi al giorno (e anche più nei mesi estivi) – afferma il professor Colombo – Oltre all'acqua possono essere utilizzate tisane non zuccherate, mentre sono sconsigliati i succhi di frutta per l'inadeguato apporto di zuccheri semplici».

È necessario inoltre limitare l'assunzione di tè e caffè a non più di due volte al giorno, perché la caffeina e la teina passano nel latte producendo nel bambino un effetto stimolante sul sistema nervoso, causa di irrequietezza e di disturbi del sonno.

«I superalcolici invece sono assolutamente vietati, come anche altre bevande alcoliche se non vengono assunte con moderazione: è permesso, ad esempio, un bicchiere di vino o birra ai pasti, purché assunti almeno due ore prima della poppata, tempo necessario per metabolizzarli – aggiunge l’esperto – Non è vero che la birra aumenta la produzione di latte, così come non è vero che mangiare molto fa produrre più latte».

Cosa mangiare

Anche per quanto riguarda il periodo dell’allattamento, i pasti dovrebbero essere cinque: colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena.

«È bene scegliere gli alimenti in base alla stagione, variandone spesso la qualità e cucinandoli in maniera semplice – afferma il professor Colombo – Sono consigliati sia pasta che riso, orzo, mais, pane, cereali, verdure crude e cotte, legumi, carne, pesce, uova, latticini, yogurt, prosciutto cotto e crudo, frutta fresca, mentre l'apporto di zuccheri (ricchi di calorie ma poveri in vitamine, minerali e aminoacidi essenziali) deve essere moderato».

Come condimento è bene utilizzare l'olio di oliva, ricco in acidi grassi insaturi, vitamine e oligoalimenti.

«Se la donna non è protetta dalla Toxoplasmosi, dopo il parto può riprendere ad alimentarsi con i cibi che le erano stati proibiti durante la gravidanza (prosciutto crudo, salame, bresaola), limitando però il loro consumo a non più di due volte alla settimana per evitare l'assunzione di un'eccessiva quantità di grassi saturi» prosegue l’esperto.

Consumare ogni giorno due porzioni di verdura e due o tre di frutta fresca di stagione garantisce un apporto adeguato di vitamine e sali minerali. È bene che anche il pesce venga consumato due o tre volte alla settimana perché gli acidi grassi omega 3 che contiene, passando nel latte, favoriscono un migliore sviluppo del sistema nervoso centrale: «alcuni studi dimostrano che i bambini di mamme che durante l'allattamento hanno assunto una quantità di pesce di circa 300 - 350 grammi alla settimana, hanno un quoziente intellettivo più elevato e dimostrano migliori capacità neuromotorie nella prima infanzia» aggiunge il professor Colombo.

Se viene seguita una dieta vegetariana o vegana è indispensabile che tali diete vengano controllate e ben pianificate da un esperto nutrizionista, per evitare che la madre e il bambino vadano incontro a carenze di vario tipo con conseguenze talvolta gravi, come uno sviluppo non corretto delle strutture cerebrali e retiniche, anemia e altre problematiche.

Cosa evitare

È bene limitare l'uso di spezie e aromi come peperoncini, curry, aglio, cipolle, asparagi, cavolfiori, peperoni, perché, se assunti in quantità elevate, possono conferire al latte della madre un sapore talora poco gradito al neonato che, in tal caso, potrebbe rifiutare di attaccarsi al seno. Considerata comunque la soggettività di risposta del piccolo, è buona regola osservare le sue reazioni ed adeguare ad esse la propria alimentazione.

«Frutta secca, in particolare gli arachidi, frutti di bosco, crostacei, molluschi, cioccolato, uova, alimenti conservati e formaggi fermentati possono avere un possibile effetto allergizzante, soprattutto qualora esista una predisposizione familiare, ed è quindi opportuno assumerli con molta attenzione, sospendendoli prontamente se il bambino presenta reazioni quali diarrea, eruzioni cutanee e/o gonfiore addominale» conclude il professor Colombo.

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