Vitamina liposolubile, detta anche calciferolo, necessaria all’assorbimento intestinale del calcio e alla sua fissazione nelle ossa, al riassorbimento del fosforo nei reni; svolge inoltre un ruolo essenziale in fenomeni biologici quali la differenziazione cellulare e l’immunità. Con l’espressione vitamina D si designano di fatto due composti con proprietà antirachitiche: la vitamina D2, o ergocalciferolo, e la vitamina D3, o colecalciferolo.
Fabbisogno e fonti
L’apporto nutrizionale consigliato è di 5-10 mg al giorno per i bambini, 5 mg per gli adulti, 10 mg durante la gravidanza e l’allattamento e 12 mg per gli anziani.La vitamina D presente nell’organismo ha una doppia origine: endogena, prodotta per trasformazione del colesterolo sotto l’influenza dei raggi ultravioletti (vitamina D3), ed esogena, introdotta con l’alimentazione (vitamina D2 nei vegetali e vitamina D3 nei prodotti animali). Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono il fegato dei pesci magri (olio di fegato di merluzzo), i pesci grassi, il tuorlo d’uovo, il fegato animale, il latte intero e i prodotti caseari non scremati (burro in particolare). Questa vitamina è molto sensibile al calore, alla luce, all’ossigeno e agli ambienti acidi.
Carenza
La carenza di vitamina D determina una decalcificazione ossea che provoca rachitismo nel bambino e osteomalacia nell’adulto, patologie che comportano deformazioni ossee e si accompagnano ad alterazioni biologiche (aumento dei livelli ematici di paratormone e fosfatasi alcalina, riduzione del livello ematico di fosforo, con valori del calcio normali o ridotti). Grazie alla somministrazione farmacologica sistematica di vitamina D ai lattanti, nei Paesi industrializzati il rachitismo è diventato un’evenienza eccezionale. Si può osservare una carenza nell’adulto in situazioni particolari, per esempio negli anziani o in soggetti che soffrono di malassorbimento digestivo cronico, insufficienza renale cronica o insufficienza epatica, oppure in caso di interazioni farmacologiche (assunzione di alcuni anticonvulsivanti, quali barbiturici e idantoina). La carenza di vitamina D si tratta con la somministrazione farmacologica (per via orale) di questa vitamina.
Ipervitaminosi
La somministrazione di dosi eccessive di vitamina D può provocare un’intossicazione: cefalea, mancanza di appetito, vomito, alterazioni osteoarticolari (dolore, crampi), idroelettrolitiche (ipercalcemia, ipercalciuria) e renali (soprattutto disidratazione), calcificazioni di organi (reni, cuore, polmoni, vasi sanguigni); nella donna in gravidanza l’ipervitaminosi rischia di provocare malformazioni fetali.