Prendere il sole, l’abbronzatura oggi è consapevole: i prodotti giusti
Oggi c’è più consapevolezza sui rischi legati all’esposizione ai raggi UV e sono tornati in voga i toni più naturali della pelle: il dorato ha preso il posto del mattone. Qui trovi i prodotti per una tintarella che sta diventando finalmente “health conscious”
di Ilaria Perrotta
I tempi di Sea, sex and sun, come cantava Serge Gainsbourg nel 1978, sono lontani. Allora stava per iniziare un decennio di leggerezza in cui il sole era associato all’ostentazione di benessere. Arrivavano gli Ottanta, quando la pelle in estate «bruciava» grazie a birra e olio di Monoï. Per fortuna, oggi, le nuove generazioni stanno imparando a proteggere l’epidermide, così come il pianeta. Nel 2025, infatti, prendere il sole non è sinonimo di sensualità, né di jet set, ma di ondate di “doratura” soft, al riparo da problemi e danni cutanei.
Abbronzatura: come la percepiamo oggi
Un’indagine condotta da Cantabria Labs Difa Cooper sui comportamenti della popolazione riguardo esposizione solare e fotoprotezione, con focus su Italia, Spagna e Portogallo, ha rilevato che la cultura generale in materia sta migliorando ma che c’è ancora da fare. La percezione è che in questi tre Paesi la parola “abbronzatura” significa ancora per lo più “bellezza” o “qualcosa di salutare” (in Italia per il 44% degli intervistati), seppure la maggior parte degli utenti acquisti un prodotto solare in base alle raccomandazioni di dermatologi e farmacisti.
I motivi, invece, per cui si usa la protezione sono legati soprattutto alla prevenzione di rughe o macchie (per il 23% degli italiani). Mentre il 36% la utilizza per evitare scottature, un approccio più salutista è stato rilevato nel 41% che usa l’SPF per prevenire problemi cutanei, come tumori, allergie o sensibilità al sole. Mentre solo il 9% ha una routine più completa che comprende l’assunzione d’integratori solari.
Esposizione al sole: il top è la doppia protezione
«L’upgrade in fatto di fotoprotezione è, infatti, quello di associare (non sostituire!) a quella topica supplementi alimentari specifici», sottolinea il professore Salvador González dell’Università Alcalá de Henares e Direttore della Skin Cancer Unit, Grupo Pedro Jaén.
Mentre Antonio Torrelo, responsabile del reparto di Dermatologia dell’Ospedale Pediatrico Universitario Niño Jesús, ha evidenziato la necessità d’iniziare l’educazione solare fin da bambini per prevenire danni futuri: «Conoscere le abitudini di protezione solare della popolazione europea è fondamentale per sviluppare prodotti mirati, nonché per creare campagne di sensibilizzazione che migliorino le routine di fotoprotezione, come quella promossa da “Heliocare, Cerca il tuo neo”, che mira a costruire una cultura della prevenzione accessibile, concreta e continua».
È l’ora della suncare
Negli ultimi anni, con il ritorno alla celebrazione del tono naturale dell’incarnato, anche esporsi ai raggi UV diventa un’azione più consapevole, rispettosa di pelle e ambiente.
«Le migliori formulazioni per la pelle ora non si limitano a schermare solo dai raggi solari, ma hanno SPF trattanti: nutrono, idratano e difendono a 360 gradi la cute. Parliamo di cosmetici ibridi che uniscono protezione ad ampio spettro a principi attivi funzionali, sinergia che consente di prevenire i danni cellulari causati da UV e luce blu, tutelando la pelle dalle radiazioni, contrastando l’invecchiamento precoce e riducendo anche il rischio di alterazioni pigmentarie e condizioni degenerative», afferma Anna Lisa Gramellini, biologa e cosmetologa.
«Sono formule intelligenti che, oltre ai filtri solari, contengono vitamina C stabilizzata, niacinamide, acido ialuronico, minerali, estratti vegetali, probiotici e peptidi bioattivi».
Solari, efficaci ma con texure light
Densi, appiccicosi, pronti a ostruire i pori e lasciare una patina gessosa. In passato gli SPF spesso non erano piacevoli da applicare. Fortunatamente, ora, sono realizzati utilizzando tecnologie all’avanguardia nel settore beauty. Grazie anche a nuove texture leggerissime che si fondono senza lasciare traccia, spalmarli è un piacere. Tra soluzioni in gel e praticissimi stick e spray, a destare interesse sono anche i solari minerali: le loro ricerche su Google sono aumentate del 27,5% su base annua.
«I filtri minerali agiscono riflettendo i raggi UV dalla superficie cutanea. Sono stabili alla luce, non si degradano e sono generalmente sicuri anche per bambini e pelli reattive. Non vengono assorbiti e non interferiscono con il sistema endocrino. Quelli chimici, invece, assorbono i raggi UV e impediscono che l’energia solare danneggi il Dna delle cellule della pelle. Tuttavia, c’è da ricordare che non restano in superficie ma penetrano negli strati dell’epidermide. Questo li rende efficaci ma più invasivi rispetto ai minerali e fisici. Richiedono maggiore attenzione nella scelta. Meglio scegliere quelli privi di nanoparticelle», specifica la dottoressa Gramellini.
Protezione solare: mai abbassare la guardia
È bene ricordare che «tutto ciò che applichiamo sulla pelle viene assorbito e metabolizzato, compresi i filtri solari delle creme protettive in commercio. Scegliere quelle che non intacchino l’organismo epatico (fegato) è importante per la salute», afferma il cosmetologo Pasquale Lanza.
Che scardina anche i falsi miti legati all’esposizione solare: «Un Spf alto non impedisce di abbronzarsi. Chi non lo usa e si espone eccessivamente al sole, non sa che, in realtà, anche se inizialmente può sembrare dorato, potrebbe causare un danno ai melanociti, compromettendo la loro capacità di produrre melanina e rendendo più vulnerabile la pelle. Teniamo conto poi che, una volta creata la scottatura, il danno cutaneo è permanente. Dopo qualche giorno, se confrontiamo chi si è esposto al sole senza protezioni e chi si è protetto, notiamo che presentano lo stesso grado di tintarella. L’unica, sostanziale, differenza è che il primo ha danneggiato la propria pelle irreversibilmente, l’altro, invece, no».
Insomma, mettiamo sempre il solare (da riapplicare ogni due ore se in spiaggia), puntando su quelli health oriented.