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Cosmetici, le 5 cose che devi cercare nell’etichetta

L’Inci è quell’elenco, spesso scritto a caratteri minuscoli, che ti spiega cosa contengono i tuoi cosmetici. Impara a decifrarlo con l’aiuto del nostro esperto

Matthias Tunger/Corbis



di Laura D'Orsi

Dal 1999 in Italia è obbligatorio indicare sulle etichette dei cosmetici la lista degli ingredienti, ossia l’Inci (International nomenclature of cosmetic ingredients). Negli ultimi 15 anni le norme sono diventate sempre più severe, sia sulla qualità sia sulla quantità dei componenti che si possono utilizzare per produrre creme, lozioni e shampoo. In più, ora coinvolgono tutti i Paesi dell’Unione Europea. Quindi puoi stare tranquilla, ma per scegliere il prodotto adatto a te, è importante capire cosa significano davvero certe diciture perché, anche se la normativa è rigorosa, tra le sue pieghe si può nascondere qualche astuzia, che magari serve a far vendere di più il prodotto o a renderlo più allettante.

Con l’aiuto del nostro esperto cosmetologo Umberto Borellini, abbiamo smascherato i tranelli che si nascondono con maggiore frequenza nelle etichette dei cosmetici.

SE C’È SCRITTO NATURALE
“Naturale al 98%”. Inseme a bio, eco, organic, è una dicitura in qualche modo rassicurante perché per molti include il significato di innocuo. «Ma non sempre è così: qualsiasi ingrediente, anche ”green”, può causare reazioni negative», avverte Borellini. «Inoltre, non esiste ancora una legge che regoli il mercato dei prodotti eco-bio».
Tutto è affidato alla serietà di enti certificatori privati (come Ecocert, Icea e altri ancora) che attestano la qualità dei cosmetici, ma il loro giudizio non è condiviso da tutti. Dire poi che un cosmetico è per il 98% naturale può essere ingannevole, se per il 2% che rimane è composto da ingredienti di qualità scadente. Ma soprattutto considerando che la stragrande maggioranza dei prodotti è composta prevalentemente da acqua (fino al 99%): che è naturale, ma certamente non è un principio attivo.

LE DICITURE INUTILI
Se trovi la scritta “Non testato sugli animali”, con l’immagine di un coniglietto, pensi che il prodotto non sia stato messo alla prova sugli animali e lo acquisti più volentieri, anche se magari costa di più. «In realtà si tratta di un claim fuorviante perché vanta una qualità che hanno tutti i cosmetici commercializzati nell’Unione Europea, dove è vietata la sperimentazione dei prodotti sugli animali», spiega Borellini. Se sei vegana, oppure vuoi essere certa che nessun ingrediente sia mai stato testato sugli animali (anche in passato), cerca il logo Cruelty free, messo a punto dalla Lav, la lega antivivisezione, oppure la dicitura Vegan (in questo caso non ci saranno nemmeno sostanze di origine animale, come miele o latte).
Un’altra dicitura che strizza l’occhio al marketing è “Gluten free”. Chi è celiaco deve tenersi alla larga da questa proteina se la ingerisce, non se deve applicarla sulla pelle. E se anche dovesse inghiottirla perché presente, per esempio, in un rossetto (contenente amido o proteine del grano), sarebbe in quantità tali da non rappresentare un rischio. La quantità ingerita, infatti, sarebbe sicuramente inferiore a quella richiesta per definire un alimento gluten free (cioè 20 mg ogni chilo di prodotto).

PROFUMI & FRAGRANZE
La fragranza è una delle prime caratteristiche che ci colpiscono: prima di acquistare un bagnoschiuma, probabilmente apri il tappo per sentirla. Se sulla confezione è rappresentato un fiore e sull’etichetta è scritto “bagnoschiuma al fiordaliso”, lo compri pensando che il profumo derivi dal fiore. «Ma non sempre è così: molti prodotti suggeriscono la presenza di ingredienti naturali, come erbe, fiori e frutti, ma non ne contengono nemmeno un po’. E il loro invitante profumo è in realtà sintetico», spiega Borellini.
Per accertartene controlla l’Inci: gli estratti vegetali che non hanno subito processi chimici sono riportati con il nome botanico in latino (per esempio Centaurea Cyanus è il fiordaliso). Altrimenti trovi indicato solo perfume o fragrance alla fine dell’elenco. E se pensi di risolvere ogni problema orientandoti su prodotti fragrance free, sappi che alcuni possono contenere oli essenziali, acqua di rose oppure altri ingredienti volatili come mentolo, o phenetyl alcohol che conferiscono una fragranza al cosmetico per coprire gli odori di fondo. E che, come nel caso degli oli essenziali, possono essere allergenici.

IL MISTERO DELLE PERCENTUALI
Gli ingredienti devono essere indicati in ordine decrescente, da quello presente in maggiori quantità a quello utilizzato in misura minore, fino alla concentrazione dell’1%. Tutte le sostanze con valori inferiori all’1% devono comunque essere riportate, ma senza un ordine preciso. «Così le aziende produttrici possono far guadagnare qualche posizione a ingredienti considerati buoni, e mettere all’ultimo posto i più scadenti, migliorando apparentemente la formula», dice l’esperto.
La normativa, inoltre, non impone che accanto a ciascun componente sia indicata la percentuale. È un particolare da non sottovalutare specie se si considera che spesso, nei cosmetici, molti ingredienti sono presenti in misura minima. Insomma, il fatto che un principio attivo si trovi all’inizio della lista non sempre è sinonimo di elevata concentrazione. Un modo per riuscire a valutare la qualità del prodotto è individuare nell’elenco la posizione dei conservanti (di solito sono in misura inferiore all’1% e quindi alla fine dell’Inci). E stabilire, rispetto a questi, quanto più in alto nella lista si trovano i principi attivi.

FOCUS SUI CONSERVANTI
I cosmetici sono spesso ricchi di acqua (controlla: in molti casi è al primo posto nell’Inci). Quindi per impedire la proliferazione di muffe e batteri è necessario ricorrere a delle sostanze conservanti. Negli ultimi anni, però, è stato puntato il dito contro alcune categorie, come i parabeni, che in effetti possono causare allergie o irritazioni. Così in parecchi prodotti (anche classificati come bio) sono stati sostituiti da altre sostanze che possono però essere altrettanto irritanti come il benzyl alcohol, l’acido dehydroacetico, oppure il fenossietanolo. E allora? «La buona notizia è che la legge regolamenta tutti i conservanti, stabilendo la quantità ammessa, e quindi, a meno che tu non abbia la pelle particolarmente sensibile, puoi stare tranquilla», interviene Umberto Borellini. «Tieni poi presente che nei prodotti che si sciacquano via, come bagnoschiuma e scrub, il problema è minimo».

Articolo pubblicato sul n° 15 di Starbene in edicola dal 31 marzo 2015