Valeriana officinalis

Pianta appartenente alla famiglia delle Valerianaceae. La droga è costituita dagli organi sotterranei (radici, rizomi, stoloni). La sua composizione chimica può variare sensibilmente a seconda dell’età della pianta e delle sue condizioni di crescita, del tipo e dell’età dell’estratto. I principali componenti dell’olio essenziale (0,2-2,8%) sono acetato di bornile e isovalerato di bornile. Altri costituenti […]



Pianta appartenente alla famiglia delle Valerianaceae. La droga è costituita dagli organi sotterranei (radici, rizomi, stoloni). La sua composizione chimica può variare sensibilmente a seconda dell’età della pianta e delle sue condizioni di crescita, del tipo e dell’età dell’estratto. I principali componenti dell’olio essenziale (0,2-2,8%) sono acetato di bornile e isovalerato di bornile. Altri costituenti sono: b-cariofillene, valeranone, valerenale e acido valerenico, oltre a ulteriori sesquiterpeni e monoterpeni. Un altro importante gruppo di costituenti è rappresentato dai valepotriati, miscele di iridoidi non glicosidici, composti instabili che vengono persi rapidamente durante il processo di conservazione o estrazione.

La droga è presente nelle monografie OMS. La Farmacopea Ufficiale Italiana X indica per l’estratto secco nebulizzato un titolo non inferiore allo 0,2% di acidi sesquiterpenici totali, calcolati come acido valerenico.

Studi farmacologici sperimentali hanno confermato l’attività sedativa della valeriana. Ricerche in vitro hanno dimostrato che l’estratto si lega ai recettori del GABA (acido g-aminobutirrico), dell’adenosina, dei barbiturici e delle benzodiazepine. L’estratto acquoso è in grado di inibire il re-uptake e di stimolare il rilascio del GABA da parte dei sinaptosomi isolati della corteccia di ratto. Le ricerche in vivo sembrano indicare che le proprietà sedative della droga siano dovute alle alte concentrazioni di glutamina la quale, una volta oltrepassata la barriera ematoencefalica, verrebbe catturata dai neuroni terminali e metabolizzata in GABA. L’attività spasmolitica della valeriana sembra invece legata ai valepotriati, in particolare valtrato e diidrovaltrato. I valepotriati e il valeranone riducono le contrazioni ritmiche dell’ileo di cavia in vivo e le contrazioni indotte dal potassio e dal cloruro di bario in vitro.

Numerosi studi clinici controllati hanno dimostrato l’efficacia della valeriana come induttore del sonno e blando sedativo. La droga agisce riducendo il tempo di addormentamento, migliorando la qualità generale del sonno senza alterare la fase REM (Rapid Eye Movements). Sembra tuttavia non essere efficace nel ridurre il numero di risvegli notturni. La sonnolenza residua al mattino pare significativamente minore rispetto a quella indotta da farmaci sintetici quali benzodiazepine e barbiturici. Non si è ancora accertato quale dei componenti della droga sia responsabile della sua attività farmacologica, e non si sa se essa sia da ascrivere a un solo costituente, a un gruppo di essi o a un componente tuttora non identificato.

Sono stati descritti effetti collaterali minori durante l’assunzione, quali cefalea, agitazione e insonnia. Dosi molto elevate possono causare bradicardia, aritmia e riduzione della motilità intestinale. L’assunzione di valeriana può provocare stordimento, e in tal caso è consigliabile non mettersi alla guida dell’auto e non utilizzare macchinari. Non è stata osservata alcuna interazione con l’alcol, ma è consigliabile non assumere bevande alcoliche o altri sedativi durante i periodi di trattamento. La valeriana non può essere somministrata in gravidanza e durante l’allattamento.

Poiché mancano studi clinici che ne confermino la sicurezza d’uso in età pediatrica, nei soggetti di età inferiore ai 12 anni se ne raccomanda un utilizzo prudente e solo su prescrizione medica.