Interruzione volontaria di gravidanza

Aborto provocato nelle primissime fasi della gravidanza per ragioni di ordine non esclusivamente medico. Un aborto praticato per motivi medici prende il nome di aborto terapeutico. L’interruzione volontaria di gravidanza obbedisce a una legislazione diversa da un paese all’altro; in genere è autorizzata, ma deve rispondere a una serie di requisiti ben precisi (data di […]



Aborto provocato nelle primissime fasi della gravidanza per ragioni di ordine non esclusivamente medico. Un aborto praticato per motivi medici prende il nome di aborto terapeutico. L’interruzione volontaria di gravidanza obbedisce a una legislazione diversa da un paese all’altro; in genere è autorizzata, ma deve rispondere a una serie di requisiti ben precisi (data di gestazione, validi motivi).


Tecnica

Si pratica in genere l’aspirazione endouterina (metodo di Karman), che viene eseguita in anestesia locale o generale. Dopo aver dilatato il collo uterino con metodo meccanico (inserimento di candelette), si introduce un catetere, di dimensioni diverse a seconda dello stadio della gestazione, nella cavità uterina attraverso il canale cervicale.

Il catetere viene poi collegato a una pompa che aspira il contenuto uterino. In seguito, un curettage garantisce il completo svuotamento dell’utero. L’intervento, indolore, dura dai 3 ai 5 minuti e in genere la paziente può far ritorno a casa in giornata.

Nella maggior parte dei Paesi l’interruzione volontaria di gravidanza non è autorizzata oltre il novantottesimo giorno di amenorrea.


Sorveglianza ed effetti collaterali

Dopo l'intervento è normale una perdita di sangue di minima entità e di qualche giorno di durata, con una recrudescenza il terzo giorno, ma non devono verificarsi perdite vaginali anomale, né vomito né febbre, e l’indolenzimento addominale deve attenuarsi progressivamente.

Il riposo e l’astensione da sforzi fisici intensi consentono alla paziente di ristabilirsi nel giro di una dozzina di giorni. Bagni e tamponi vaginali sono sconsigliati. Da 8 a 15 giorni dopo l’interruzione volontaria di gravidanza si raccomanda una visita presso il centro dove è stata praticata. I rischi di mortalità legati a questo tipo di intervento sono molto bassi, dell’ordine di 1 caso su 100.000. Le conseguenze della procedura, minime sul piano fisico, sono talvolta notevoli a livello psicologico, nonostante la precocità dell’intervento e il carattere volontario della decisione. Alcune donne hanno bisogno di molte settimane, o addirittura di mesi, per riprendersi: talvolta si dimostra utile un aiuto psicologico. I rapporti sessuali possono riprendere nella settimana successiva all’intervento, ma la donna deve assolutamente adottare un metodo contraccettivo.