Propoli

Prodotto derivante dall’attività di raccolta e trasformazione, da parte delle api, di materiale vegetale prelevato dai fiori, dai germogli e dalla corteccia di alcune piante. Questo materiale è sottoposto a un processo di elaborazione e arricchimento enzimatico da parte delle api stesse. La propoli assicura la protezione dell’alveare dagli agenti esterni. È composta prevalentemente da […]



Prodotto derivante dall’attività di raccolta e trasformazione, da parte delle api, di materiale vegetale prelevato dai fiori, dai germogli e dalla corteccia di alcune piante. Questo materiale è sottoposto a un processo di elaborazione e arricchimento enzimatico da parte delle api stesse. La propoli assicura la protezione dell’alveare dagli agenti esterni. È composta prevalentemente da resine e cere e per il 10% circa da flavonoidi (tra cui pinocembrina, galangina, pinobanksina, crisina, acacetina, kemferide); ma le componenti della propoli sono oltre 25, tra cui polifenoli (vanillina, eugenolo, acido cinnamico, acido ferulico, acido benzoico, acido caffeico, ecc.) e oli essenziali. Per la titolazione della propoli si fa riferimento alla galangina (uno dei flavonoidi presenti nella droga) il cui titolo non deve essere inferiore all’8%.

Della propoli sono state studiate l’attività antibatterica, antimicotica, antivirale e immunostimolante. I risultati di numerosi studi farmacologici sperimentali confermano tali proprietà, in particolare quella antivirale.

La droga sembra possedere un’attività antibatterica importante, batteriostatica (ossia che arresta o rallenta lo sviluppo dei batteri) a bassi dosaggi e battericida (ossia che uccide i batteri e ne ostacola lo sviluppo) a dosi superiori, azione che sembra sia dovuta all’olio essenziale, agli acidi organici e alle sostanze fenoliche. Tra gli agenti microbici più sensibili alla propoli vi sono lo Streptococcus pneumoniae, l’Haemophilus influenzae, la Moraxella catarrhalis, la Salmonella, lo Staphylococcus aureus ecc.

La propoli causa uno scompaginamento del citoplasma e della membrana citoplasmatica, inibendo la sintesi proteica e del DNA. In alcuni batteri inibisce anche l’RNA polimerasi e l’attività dell’enzima diidrofolato-a-reduttasi. L’estratto secco titolato al 12% in galangina è in grado in vitro di ridurre in maniera significativa (43%) l’adesione dello Streptococcus aureus alla membrana cellulare delle cellule della mucosa orale.

L’azione antivirale della propoli, confermata da studi in vitro e in vivo, pare avvenga per interferenza con la sintesi delle neuraminidasi virali, riducendo le possibilità di aggancio e penetrazione dei virus nelle cellule. Questa attività sarebbe dovuta all’acido caffeico e ai suoi esteri, all’olio essenziale e soprattutto ai flavonoidi. L’attività antivirale della propoli si esplica soprattutto su herpes simplex 1 e 2, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali. Per azione dei polifenoli e dei derivati dell’acido cinnamico e dell’olio essenziale, la droga è attiva in vitro su molti ceppi fungini, pare secondo lo stesso meccanismo messo in atto nei confronti dei ceppi batterici.

La propoli possiede inoltre attività antinfiammatoria per inibizione della 5-a-lipossigenasi, determinando un calo netto della produzione di prostaglandine e leucotrieni da parte dei macrofagi. Agisce sulla cascata dell’acido arachidonico, interferendo con la sintesi delle prostaglandine. L’estere fenolico dell’acido caffeico (EAC) si è dimostrato, in studi clinici sperimentali, un potente inibitore di diversi processi ossidativi sia in vitro sia in vivo e selettivamente tossico per le cellule neoplastiche. Gli effetti collaterali consistono in lievi reazioni cutanee, secchezza delle fauci e rari disturbi epigastrici. Le prove tossicologiche eseguite sull’animale da laboratorio permettono di affermare l’atossicità della droga anche a dosi elevate e per somministrazioni prolungate nel tempo.

La propoli viene indicata nel trattamento delle infezioni erpetiche di cute e mucose e delle infezioni virali delle prime vie aeree.

Per la sua ricchezza in flavonoidi, recenti disposizioni del Ministero della Salute ne hanno sconsigliato l’uso in gravidanza e durante l’allattamento.