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Rischio annegamento: come intervenire in sicurezza

I bagnini italiani operano ogni anno 200 mila interventi di salvataggio. Ma spesso sono le persone comuni a trasformarsi in salvatori. Ecco come soccorrere chi è in difficoltà, senza rischiare la vita

Foto: iStock




Secondo l’ultimo rapporto elaborato dall’Istituto superiore di sanità “Incidenti in acque di balneazione”, ogni anno i circa 60 mila bagnini sparsi lungo coste e laghi operano circa 200 mila interventi di salvataggio per soccrrere persone a rischio di annegamento.

«L’Italia è tra i Paesi più avanzati al mondo per sicurezza sulle spiagge. Se negli anni ’70 si verificavano 1200-1300 annegamenti l’anno, oggi questo dato è sceso a circa 400», spiega il dottor Giuseppe Marino, presidente della Società nazionale di salvamento.

Talvolta però, a trasformarsi in salvatori sono proprio i bagnanti: lo scorso giugno, a Borgo Marina di Porto Maurizio (Imperia), tre campionesse della nazionale femminile di pallanuoto hanno salvato tre persone che erano entrate in acqua nonostante la bandiera rossa; più recentemente Valerio Catoia, 17enne, appassionato di nuoto affetto da sindrome di Down, sul litorale di Sabaudia (Latina) ha coraggiosamente salvato la vita a una bambina di dieci anni.


Prima di tuffarti avverti i soccorsi

Se vedi qualcuno in difficoltà in acqua, tuffarsi subito per raggiungerlo e aiutarlo è una mossa pericolosa, come insegna il caso di Anne Dufourmantelle, la filosofa che di recente ha perso la vita nel tentativo di salvare due bimbi.

«Molto più utile avvisare il bagnino, se c’è, o chiamare i soccorsi. Quando non ci si sente sicuri delle proprie capacità, una volta in acqua si rischia di mettere in pericolo se stessi, senza essere di aiuto agli altri», mette in guardia Marino.

«Se invece sei certa dei tuoi mezzi, prima di tuffarti chiedi a qualcuno di chiamare subito i soccorsi. Poi procurati un salvagente, una corda o una tavola da surf: serviranno una volta raggiunta la persona in difficoltà».


Dosa con cura le tue energie

Nuotare più veloci che si può per soccorrere in tempo il malcapitato è un errore: «Se sprechi tutte le energie, non riuscirai a tornare a riva trasportando un’altra persona», avverte Marino.

Meglio procedere con cautela. «Usa lo stile in cui ti senti più sicura, senza perdere di vista la persona che stai andando a soccorrere. Mentre ti avvicini, cerca di parlargli per rassicurarla. Quando sei a breve distanza allungagli il salvagente, la corda o la tavola. Può andare bene anche una t-shirt, cui farla aggrappare».


Porta la vittima a riva, a dorso

A questo punto, senza smettere di tranquillizzare chi stai soccorrendo, mettiti alle sue spalle e cerca di sostenerlo: «Quando ti senti in grado di tornare, passa le tue braccia sotto le sue ascelle, distenditi come se dovessi nuotare a dorso e muovi le gambe a rana.

Se invece sei a corto di fiato, cerca di richiamare l’attenzione con i gesti», suggerisce Marino. Poi, una volta arrivata dove si tocca, continua a trascinare il malcapitato all’indietro, tenendolo per le ascelle: «Arrivati a riva, se ancora non ci sono i soccorsi e la persona è incosciente, mettila in posizione di sicurezza: su un fianco», conclude Marino.


Così ti immergi senza rischi

La Società nazionale di salvamento ha stilato le Regole d’oro per un bagno sicuro. Eccone alcune.

1. Evita di immergerti da sola.

2. Nuota in parallelo alla costa, così potrai tornare indietro senza rischi.

3. Se ti prende un crampo distenditi a pancia in su, allunga il muscolo e torna a riva molto lentamente.

4. Se avverti i brividi del freddo esci subito dall’acqua, fai una doccia calda oppure stenditi al sole.

5. Evita di tuffarti se non conosci il fondale: può essere molto pericoloso.


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Articolo pubblicato sul n. 33 di Starbene in edicola dal 25/7/2017



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