Echinacea angustifolia o purpurea
Pianta della famiglia delle Asteraceae (Compositae). La droga è costituita dalle parti aeree raccolte al tempo della fioritura e disseccate. Sono stati identificati molti suoi componenti, tra cui gli acidi caffeico, clorogenico e dicaffeilchinico; cinarina e verbascoside; esteri osidici dell’acido caffeico, soprattutto echinacoside; polisaccaridi complessi; composti alifatici insaturi quali alchilamidi e isobutilamidi di acidi polienici; […]
Pianta della famiglia delle Asteraceae (Compositae). La droga è costituita dalle parti aeree raccolte al tempo della fioritura e disseccate. Sono stati identificati molti suoi componenti, tra cui gli acidi caffeico, clorogenico e dicaffeilchinico; cinarina e verbascoside; esteri osidici dell’acido caffeico, soprattutto echinacoside; polisaccaridi complessi; composti alifatici insaturi quali alchilamidi e isobutilamidi di acidi polienici; polline; flavonoidi e olio essenziale.
La droga è presente nelle monografie OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Anche alla luce dei risultati degli studi clinici e delle raccomandazioni delle farmacopee ufficiali, la forma farmaceutica da preferire è l’estratto secco titolato standardizzato in echinacoside al 4% e polisaccaridi al 16%.
Innumerevoli studi scientifici hanno indagato gli effetti farmacologici e clinici degli estratti di echinacea nelle sue tre varietà (purpurea, angustifolia e pallida), e in particolare la sua attività immunostimolante; i risultati appaiono in molti casi contrastanti. Ciò accade perché nei vari studi vengono utilizzati dosaggi diversi e differenti estratti di echinacea, molto spesso non titolati né standardizzati. Nel 1998 due gruppi indipendenti di revisori hanno compiuto, per la Cochrane Library, una revisione della letteratura esistente sull’echinacea. In generale i risultati della revisione confermano che alcune preparazioni a base di questa pianta sono più efficaci del placebo. Sebbene la maggior parte degli studi abbia avuto esito positivo, i risultati ottenuti non sono tuttavia sufficienti a indicare uno specifico prodotto, o preparazione a base di echinacea, utile nel trattamento o nella prevenzione delle infezioni respiratorie.
Le proprietà farmacologiche della droga vengono attribuite a varie frazioni (alchilamidi, derivati dell’acido caffeico e polisaccaridi). I polisaccaridi sembrano essere responsabili dello stimolo sulla fagocitosi, mentre gli arabinogalattani promuovono il rilascio di TNF, interferone e interleuchina-1. La droga è dotata anche di un’attività antinfiammatoria, legata alla stimolazione della produzione di ACTH e all’azione di inibizione da parte della frazione alchilamidica della ciclossigenasi e della lipossigenasi. Viene descritta inoltre un’efficace azione cicatrizzante.
Tutti gli studi confermano la relativa sicurezza dell’uso di echinacea, di cui non vengono segnalate interazioni con alcun farmaco. Ne è comunque sconsigliato l’impiego per periodi superiori a otto settimane consecutive, per i suoi potenziali effetti negativi sul fegato, e quindi anche l’utilizzo in associazione con farmaci potenzialmente epatotossici. Sono state segnalate in letteratura reazioni allergiche in pazienti affetti da allergia alle Asteraceae (anafilassi, accessi d’asma e orticaria angioedema), ai quali ne è pertanto controindicata l’assunzione; si consiglia comunque l’uso dietro prescrizione medica in tutti i pazienti affetti da allergia. In assenza di studi che ne garantiscano l’assoluta sicurezza d’utilizzo, si sconsiglia di assumere echinacea in gravidanza e durante l’allattamento.