Coliche Gassose Infantili

Le coliche infantili sono un problema piuttosto diffuso, sono anzi uno dei più comuni motivi di visita pediatrica nel neonato. Si verificano, infatti, nel 5-20% dei bambini di età compresa tra le 2 settimane e i 4 mesi, senza differenze di sesso. Il maggior numero di piccoli affetti da questo problema si riscontra nel secondo […]



Le coliche infantili sono un problema piuttosto diffuso, sono anzi uno dei più comuni motivi di visita pediatrica nel neonato. Si verificano, infatti, nel 5-20% dei bambini di età compresa tra le 2 settimane e i 4 mesi, senza differenze di sesso.

Il maggior numero di piccoli affetti da questo problema si riscontra nel secondo mese di vita e, in genere, quanto più precoci sono i sintomi, tanto maggiore è la loro durata. I bambini di basso peso alla nascita presentano coliche con maggiore frequenza rispetto ai neonati normopeso.

Le coliche si verificano con uguale frequenza nei bimbi allattati al seno e in quelli allattati con latte artificiale, non hanno conseguenze o complicanze e si risolvono spontaneamente, in genere intorno al quarto/quinto mese di vita.

Compaiono più spesso di sera e sono caratterizzate da un pianto continuo, inconsolabile, eccessivo e senza causa evidente, in neonati in buone condizioni di salute.


Definizione

Secondo la definizione degli studiosi, il neonato affetto da coliche gassose piange in maniera inconsolabile più di tre ore al giorno per più di tre giorni a settimana, ma cresce regolarmente (regola del 3 di Wessel). Se questi sintomi durano per un periodo superiore alle tre settimane si parla di coliche gassose di entità grave. Il bambino, al momento della colica, diventa rosso in viso, si irrigidisce, tiene le mani strette, estende e flette le gambe in maniera spasmodica e presenta un addome rigonfio e teso; i piedi sono spesso freddi. La crisi può persistere per alcune ore; talvolta c’è sollievo temporaneo al passaggio di feci o aria, ma più frequentemente l’attacco termina solo quando il neonato è completamente esausto.


L’origine delle coliche gassose

Il termine colica deriva dal greco kolon; fin dall’antica Grecia, infatti, si riteneva che questo disturbo dipendesse da problemi intestinali. Nonostante le coliche infantili siano note da secoli, non sono state ancora chiarite le cause che le determinano. Tradizionalmente, ma senza alcuna prova scientifica, si è pensato che fossero provocate da crisi di fame; da turbolenze nel transito intestinale di aria, ingerita succhiando il latte o piangendo; per la distensione dolorosa che può provocare un’alimentazione sovrabbondante. Sono stati chiamati in causa anche alcuni alimenti, soprattutto quelli ad alto contenuto di zuccheri, in quanto responsabili di eccessiva fermentazione intestinale, ma alimenti di questo tipo raramente fanno parte della dieta di un lattante di 2-3 mesi. Pure il lattosio è stato oggetto di indagini, nonostante le coliche infantili interessino anche bambini che non presentano un’intolleranza a tale elemento.

Uno dei fattori causali che ha oggi maggiori sostenitori è l’intolleranza/allergia ad alcune proteine alimentari e, in particolare, a quelle del latte vaccino. Però, non più del 2% dei bambini al di sotto dei 2 anni è affetto da questo problema, quindi le coliche infantili, che interessano invece fino al 20 % dei neonati, sono troppo frequenti per essere provocate esclusivamente da allergie alimentari.

L’ipotesi più probabile è in ultima analisi che si tratti della manifestazione clinica di cause molteplici, sia di origine intestinale (come la suddetta intolleranza), sia non intestinale (per esempio disturbi della relazione tra madre e bambino).

Le diverse cause possono poi interagire tra loro, portando ad alterazioni della motilità gastrointestinale che si manifestano clinicamente con le coliche.


Diagnosi

In genere il pediatra è in grado, visitando il neonato e discorrendo con i genitori, di orientarsi verso la diagnosi di coliche gassose o di decidere per un approccio diverso, per esempio ricercando altre cause più o meno comuni di pianto protratto in un lattante, per le quali ci potrà essere poi un trattamento specifico.

La diagnosi è però un procedimento complesso, che richiede competenza ed esperienza; pertanto, anche se è molto probabile che un bambino che cresce benissimo, ma piange in maniera inconsolabile più ore al giorno per più giorni alla settimana, soffra soltanto di coliche infantili, è comunque consigliabile rivolgersi al proprio pediatra di fiducia. Una storia accurata fornita dai genitori e una precisa valutazione dei segni e sintomi presentati dal bambino potranno consentire al medico di decidere se rassicurare i genitori sulla benignità della condizione del neonato, oppure richiedere alcuni accertamenti.

Per esempio, un lattante che piange per coliche solitamente cresce benissimo, anche sopra la media; nei casi in cui si ha invece un rallentamento dello sviluppo, è lecito sospettare che non si tratti di semplici coliche.


Terapia

Il problema delle coliche, pur nella sua benignità, è in grado di scatenare tensioni anche gravi nell’ambito familiare e tutti gli interventi terapeutici finora proposti si sono rivelati poco utili.

Quindi, poiché a tutt’oggi non disponiamo di una terapia sicuramente efficace, una volta stabilito che il pianto del bambino è dovuto soltanto a coliche, gli strumenti migliori sono la rassicurazione e il sostegno dei genitori stressati ed estenuati dal pianto dei loro bambini da parte del curante di fiducia, fino a che le coliche non scompaiono da sole. Gli interventi terapeutici finora proposti sono stati di diverso tipo.

Dietetici I latti ipoallergenici si sono rivelati efficaci solo nei rari casi di allergia alimentare; la somministrazione di lattasi o di formule senza lattosio al bambino e le diete da eliminazione di proteine del latte vaccino o di altri allergeni dall’alimentazione materna non hanno mostrato vantaggi significativi.

Di tipo comportamentale Tenere in braccio e cullare il bambino che piange per le coliche, oppure fare uso di simulatori (di un’automobile in movimento per esempio) o di tecniche di massaggio o di ipostimolazione del bambino, sono tutti interventi che si sono rilevati poco validi.

Va invece sottolineato che i training intensivi di educazione alla comunicazione genitori-bambino si sono rivelati efficaci per supportare i genitori, anche se non hanno modificato la frequenza e il decorso delle coliche.

Farmacologici Farmaci come simeticone e metilscopolamina si sono rivelati inefficaci e per di più, mentre il primo è innocuo, esiste la possibilità di seri effetti avversi per il secondo.

Un altro farmaco, il cimetropio bromuro, di uso frequente soprattutto in Italia, ha riportato buona efficacia con scarsi effetti avversi in uno studio condotto in Italia e in una pubblicazione francese, ma i pareri degli esperti non sono concordi circa il suo impiego.


Come comportarsi di fronte a un lattante con coliche?

Il supporto e l’empatia del pediatra di fiducia sono le pietre miliari nella gestione di questo problema, per il quale non esiste una terapia veramente efficace. Consentono se non altro di arrivare con maggiore serenità fino al quarto mese di vita del bambino, quando le coliche scompaiono da sole. Tutto questo naturalmente non esclude il ricorso ai consigli tradizionali, che aiutano però solo occasionalmente. In casi selezionati può essere utile seguire sedute di counselling familiare, per migliorare le tecniche di alimentazione e imparare a fornire un ambiente emozionalmente stabile al bambino. [L.R.]