Jet-lag SYNDROME (SINDROME DEL FUSO ORARIO)

La jet-lag syndrome, o sindrome del fuso orario, è un disturbo transitorio dei ritmi biologici che si caratterizza per la difficoltà a iniziare e mantenere il sonno e si associa a irritabilità, affaticabilità, ridotta capacità di concentrazione, eccessiva sonnolenza diurna e disturbi viscero-vegetativi. La causa di questo disturbo va cercata nell’incapacità dell’individuo di sincronizzare rapidamente […]



La jet-lag syndrome, o sindrome del fuso orario, è un disturbo transitorio dei ritmi biologici che si caratterizza per la difficoltà a iniziare e mantenere il sonno e si associa a irritabilità, affaticabilità, ridotta capacità di concentrazione, eccessiva sonnolenza diurna e disturbi viscero-vegetativi. La causa di questo disturbo va cercata nell’incapacità dell’individuo di sincronizzare rapidamente i propri ritmi “interni” con i nuovi ritmi esistenti nell’ambiente in cui si trova. Il ciclo del sonno è il principale bioritmo interessato dalla sindrome, probabilmente a seguito della compromissione del ciclo luce/buio, da cui derivano successivamente disturbi sia fisici sia mentali. Queste alterazioni dei ritmi biologici si possono osservare in caso di cambiamento degli orari di lavoro, dell’ora legale, di viaggi aerei.


Se si viaggia in aereo

Nel caso di viaggi aerei, la jet-lag sindrome è provocata dal lento adattamento dell’orologio biologico al nuovo fuso orario, fattore che ovviamente è diverso da individuo a individuo. Affinché si manifesti la sindrome occorre attraversare almeno tre fusi orari; la gravità del problema aumenta con il numero di fusi orari attraversati.

L’intensità e la durata dei sintomi sono correlate alla lunghezza del viaggio, ma in particolare sono determinate dalla direzione verso cui il viaggio viene compiuto. Vi sono alcune evidenze, infatti, secondo le quali viaggiare da ovest a est è più deleterio che viaggiare da est a ovest; ciò potrebbe essere determinato dal fatto che i viaggi verso est determinano uno svolgimento del tempo “al contrario” rispetto ai nostri ritmi biologici (cosiddetto ritmo circadiano), e richiedono al soggetto di restare svegli più di una notte intera. I sintomi riferiti dal paziente ricordano quelli della fatica da viaggio: stanchezza generalizzata, disorientamento e cefalea; negli individui più anziani tali sintomi si manifestano con maggior gravità. Esistono tuttavia importanti differenze tra la fatica da viaggio e la jet-lag syndrome: in quest’ultima, infatti, i sintomi non scompaiono dopo una notte di sonno ma persistono più a lungo.

Se il salto di fuso è di circa 8-12 ore verso ovest, il disturbo può risolversi in un paio di giorni, mentre se è della stessa lunghezza ma in direzione est persiste per circa 10 giorni.


Sintomi della jet-lag syndrome

  • Sonno scarso durante la notte.
  • Ritardo nel prendere sonno (specie dopo viaggi verso est).
  • Risvegli precoci (specie dopo viaggi verso ovest).
  • Sonno intermittente (dopo viaggi in entrambi le direzioni).
  • Ridotte performance sia fisiche sia mentali durante il giorno.
  • Aumento dell’astenia.
  • Incremento della frequenza degli attacchi cefalalgici.
  • Irritabilità.
  • Depressione dell’umore.
  • Riduzione delle capacità di concentrazione.
  • Disidratazione.
  • Disturbi gastrointestinali quali nausea, cattiva digestione, variazione della frequenza delle evacuazioni e della consistenza delle feci.
  • Riduzione dell’appetenza.


Cosa fare

Sonno, riposo, esercizio moderato, dieta sembrano essere i metodi più semplici per la risoluzione di questo disturbo. Se la sindrome non si risolve, è possibile ricorrere per qualche giorno alla somministrazione di basse dosi di farmaci ad azione ansiolitica e ipnotica, per esempio le benzodiazepine a breve durata.

Negli ultimi anni numerosi studi hanno preso in considerazione l’eventuale efficacia terapeutica della melatonina: alcuni ricercatori sostengono che l’assunzione di 2-5 mg di melatonina, al momento di coricarsi dopo l’arrivo a destinazione, sia efficace e possa essere continuata nei due-quattro giorni successivi, perché ha l’effetto di “risincronizzare” l’orologio biologico interno in caso di variazioni indotte da repentini cambi di fuso orario. La melatonina avrebbe, quindi, un’azione di induzione del sonno (ipnotica) e risulterebbe efficace sopratutto in coloro che hanno attraversato cinque o più fusi orari; secondo alcuni studi, il suo effetto terapeutico sarebbe potenziato dall’associazione con farmaci ipnotici a breve durata d’azione (chiedere al medico). La relativa importanza di questi effetti, tuttavia, al momento non è ancora stata stabilita in modo definitivo e, nonostante i risultati ottenuti, non tutti i ricercatori sono in accordo con queste teorie.

Sono stati riportati alcuni eventi avversi correlati all’uso di melatonina, che è per esempio sconsigliato a chi sta seguendo una terapia con anticoagulanti orali (warfarin o altro anticoagulante) e ai pazienti affetti da epilessia. [M.R., G.G.]