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Mal di schiena: le nuove terapie contro il dolore

Carbossiterapia, infrarosso atermico, biorisonanza magnetica: quali sono, come agiscono e quali risultati offrono le nuove terapie contro il dolore alla schiena

credits: iStock



Il mal di schiena è una delle patologie più diffuse al mondo, soprattutto dopo i 45 anni di età. La buona notizia è che il panorama delle terapie fisiche riabilitative per combattere i dolori alla colonna si è arricchito di nuove tecniche che sfruttano le più moderne acquisizioni nel campo della medicina.

Microinfiltrazioni di anidride carbonica, luci led (protagoniste della fotobiomodulazione) e persino i principi della fisica quantistica applicati in chiave terapeutica vengono oggi impiegati con successo per tutte le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico: dalle forme più comuni, come la cervicalgia e la lombalgia, fino a quelle più complesse come l’esigenza di sgretolare le calcificazioni della spalla senza dover passare sotto il bisturi. Con l’aiuto degli esperti, Starbene ha fatto il punto sulle nuove terapie fisiche contro il mal di schiena. Per venire a patti con le dolorose contratture muscolari in poche sedute.


  • La carbossiterapia

Contro il mal di schiena legato a contratture muscolari dovute a stress, posture viziate o forme artrosiche (compresa l’artrosi lombare) funziona bene la carbossiterapia. Di che cosa si tratta? «Di microinfiltrazioni di C02, cioè di anidride carbonica su tutta la zona dolente della schiena», risponde il dottor Roberto Parmigiani, presidente della Società italiana di carbossiterapia.

«Erogato da bombole certificate, il gas viene inoculato tramite un sottilissimo ago con una tecnica che prevede micropunture perpendicolari al piano cutaneo. Il gas penetra fino a una profondità di 13 millimetri e, irradiandosi nel muscolo, svolge azione antalgica, antinfiammatoria e miorilassante. Questo perché “riapre” capillari e vasellini, determinando un’immediata vasodilatazione periferica. Nutrita e vascolarizzata, la muscolatura si rilassa e il dolore si attenua anche in casodi periartriti scapolo-omerali, che provocano fitte acute e paralizzanti».

Durante la seduta viene infiltrata tutta l’area dolente e le zone limitrofe. In caso di un attacco di cervicale, per esempio, la carbossiterapia tratta sia la base del collo sia i muscoli trapezi, seguendo la mappa dei trigger point (i punti-grilletto). La seduta, che dura 10 minuti, non è dolorosa perché nei nuovi protocolli l’anidride carbonica viene riscaldata e iniettata a 45 °C, per un istantaneo effetto antalgico legato al calore (per saperne di più: [email protected]).


  • L’infrarosso atermico

Davvero affascinante la comunicazione cellulare attraverso la luce, oggi usata per combattere molte forme di mal di schiena. Il led infrarosso, in particolare, produce fotoni in grado di penetrare profondamente nei tessuti e assicurare degli effetti benefici sul nostro organismo.

«Oggi sappiamo che le emissioni luminose vengono assorbite da strutture cellulari fotosensibili, come cromofori, flavoproteine e micromolecole», spiega il dottor Rosario Brancati, medico chirurgo con master europeo in applicazioni laser, consulente scientifico di Errevi Group.

«I fotoni di luce 880nm vengono assorbiti da un enzima presente nel mitocondrio (il “motore” interno alla cellula), chiamato citocromo C ossidasi. Dietro stimolo luminoso, viene quindi incrementata l’energia e la respirazione cellulare, alla base di tutti i processi riparativi. A livello muscolare, aumenta inoltre la produzione di actina e tropomiosina che regolano la contrazione e il rilassamento». Inondate da luce infrarossa, quindi, tutte le cellule in sofferenza ricevono una spinta metabolica. Con una grande novità, frutto della tecnologia italiana: la possibilità di mixare più frequenze in una stessa seduta per lavorare sul tessuto muscolare, tendineo o legamentoso a più livelli.


  • La biorisonanza magnetica

L’ultima frontiera nel campo delle terapie fisiche contro il mal di schiena è rappresentata dalla biorisonanza, utilizzata dalla medicina quantistica. Si basa sul presupposto che ogni massa è energia sotto forma di onde vibrazionali caratterizzate da una propria frequenza. «Anche il nostro corpo è formato da masse, quindi da più forme di energia che vibrano a diverse frequenze elettromagnetiche», spiega il professor Piergiorgio Spaggiari, fisico e medico dello sport. «In caso di mal di schiena, attraverso degli elettrodi posti sulla pelle l’apparecchio di biorisonanza rileva i segnali disturbanti emessi dalle vertebre in sofferenza, li codifica e cerca di riportarli in equilibrio. In che modo? Facendo risuonare il corpo con dei segnali “positivi”, uguali e contrari a quelli rilevati, cioè con una frequenza invertita rispetto a quella emessa dal campo di disturbo. Fatto che induce un naturale processo di riparazione a livello dei tessuti, con un’azione antalgica e antinfiammatoria apprezzabile già dalla prima seduta».


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Articolo pubblicato sul n. 16 di Starbene in edicola e nella app dal 10 marzo 2020


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