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NADOLOLO SANOFI30CPR 80MG

SANOFI SpA

Principio attivo: NADOLOLO

€10,50
prezzo indicativo
ATC: C07AA12 Descrizione tipo ricetta:
RR - RIPETIBILE 10V IN 6MESI
Presenza Glutine:
Classe 1: C Forma farmaceutica:
COMPRESSE
Presenza Lattosio:

Ipertensione: in monoterapia o in associazione con altri farmaci antipertensivi, nel trattamento a lungo termine dell’ipertensione essenziale. Il nadololo risulta meno efficace nel trattamento di crisi acute di ipertensione. Angina pectoris: trattamento a lungo termine di pazienti affetti da angina pectoris che non hanno risposto adeguatamente ad un approccio convenzionale (ad esempio, controllo del peso corporeo, riposo, eliminazione del fumo, impiego di nitroglicerina per via sublinguale e allontanamento dei fattori scatenanti). Aritmie: tachicardia atriale parossistica, fibrillazione atriale parossistica, extrasistoli ventricolari e sopraventricolari, manifestazioni cardiovascolari degli ipertiroidei, segni funzionali di cardiomiopatia ostruttiva.

Scheda tecnica (RCP) Eccipienti:

I seguenti farmaci possono interagire con i beta–bloccanti quando somministrati contemporaneamente: Anestetici: i beta–bloccanti possono aumentare l’ipotensione indotta dagli anestetici generali, pertanto la terapia con nadololo va segnalata prima dell’anestesia generale (vedere paragrafo 4.4). Farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali ed insulina): i beta–bloccanti possono alterare la risposta dei farmaci antidiabetici inducendo sia iperglicemia che ipoglicemia. È richiesto un aggiustamento posologico (vedere paragrafo 4.4). Agenti antimuscarinici: possono contrastare la bradicardia indotta dai beta–bloccanti. Calcioantagonisti: generalmente potenziano l’azione antipertensiva dei beta–bloccanti. Nel caso di associazione dei due trattamenti il paziente andrà attentamente sorvegliato per la potenziale insorgenza di eventi cardiovascolari indesiderati. Farmaci antiadrenergici (es. reserpina): possono avere effetti additivi con i beta–bloccanti. I pazienti in trattamento con entrambi i farmaci possono mostrare segni e sintomi di ipotensione e/o bradicardia (es.: vertigini, sincope, ipotensione posturale) (vedere paragrafo 4.4). Altri farmaci antiaritmici: sono possibili sia effetti additivi che antagonistici. Altri farmaci antipertensivi/diuretici: prestare attenzione ai potenziali effetti additivi. Lidocaina e.v.: nel caso di somministrazione contemporanea di beta–bloccanti si può verificare una riduzione della clearance della lidocaina. Inibitori delle MAO: sono stati osservati casi sporadici di bradicardia in corso di somministrazione concomitante di beta–bloccanti e IMAO (vedere paragrafo 4.3). FANS: l’effetto antipertensivo dei beta–bloccanti può essere ridotto dai FANS e dalla somministrazione di indometacina. Fenotiazine e altri antipsicotici: sono stati osservati effetti additivi sull’attività antipertensiva dei beta–bloccanti quando somministrati contemporaneamente a fenotiazine o aloperidolo. Vasocostrittori: talvolta è possibile riscontrare un effetto additivo, ad es. in associazione con gli alcaloidi della segale cornuta.

Scheda tecnica (RCP) Composizione:

Una compressa contiene: Principio attivo: nadololo 80 mg. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

– ipersensibilità al principio attivo o uno qualsiasi degli eccipienti – asma bronchiale/ broncospasmo; – rinite allergica nel corso della stagione dei pollini; – bradicardia sinusale e blocco atrioventricolare maggiore di quello di primo grado; – shock cardiogeno; – insufficienza ventricolare destra secondaria ad ipertesione polmonare; – insufficienza cardiaca manifesta (vedere paragrafo 4.4);– pazienti trattati con farmaci psicotropi incrementanti le catecolamine (compresi gli IMAO) e durante le due settimane susseguenti alla sospensione di questo tipo di farmaci (vedere paragrafo 4.5).

Posologia

Il dosaggio deve essere stabilito individualmente La somministrazione di nadololo è indipendente dall’assunzione di cibo. Ipertensione: la dose iniziale, di norma, è di 40 mg una volta al giorno, sia in monoterapia che in associazione con una terapia diuretica. Il dosaggio può essere gradualmente aumentato con incrementi di 40–80 mg fino al raggiungimento di una pressione arteriosa ottimale. In alcuni casi possono essere necessari dosi fino a 240–320 mg in un’unica dose giornaliera. Angina pectoris: la dose iniziale, di norma, è di 40 mg una volta al giorno. Il dosaggio può essere gradualmente aumentato con incrementi di 40–80 mg ad intervalli di 3–7 giorni, fino al raggiungimento di una risposta clinica ottimale o al manifestarsi di una marcata bradicardia. In alcuni casi possono essere necessari dosi fino a 160–240 mg in un’unica dose giornaliera. L’utilità terapeutica e la tollerabilità di dosi superiori a 240 mg/die nel trattamento dell’angina pectoris non sono state determinate. Se il trattamento deve essere sospeso, il dosaggio va ridotto gradualmente nell’arco di almeno due settimane (vedere paragrafo 4.4). Aritmie: iniziando con 40 mg somministrati in dose unica giornaliera, il dosaggio potrà essere aumentato, se necessario, fino a 160 mg. Se interviene bradicardia si dovrà ridurre il dosaggio a 40 mg in un’unica somministrazione giornaliera. Pazienti con ridotta funzione renale: poiché il nadololo è escreto principalmente per via renale, in caso di insufficienza renale è necessario un adattamento del dosaggio e dell’intervallo tra le dosi. Si consigliano i seguenti intervalli:

Creatinina clearance (ml/min/1,73 m²) Intervallo di somministrazione (ore)
<10 40–60
10–30 24–48
31–50 24–36
>50 24
Pazienti anziani un adattamento del dosaggio può essere necessario nei soggetti anziani nei quali si riscontri una diminuita funzione renale.

Avvertenze e precauzioni

Come con qualsiasi farmaco somministrato per lunghi periodi di tempo, è necessario controllare l’andamento dei parametri di laboratorio (crasi ematica, funzionalità epatica, renale, respiratoria) ad intervalli regolari. Il farmaco va somministrato con particolare cautela a pazienti con alterata funzionalità epatica o renale (vedere anche paragrafo 4.2), evitandone l’impiego nelle forme gravi. Esacerbazione di malattia ischemica coronarica a seguito di brusca sospensione: la riduzione progressiva del dosaggio non è strettamente necessaria nei pazienti ipertesi senza manifestazioni di insufficienza coronarica. Tuttavia, può essere prudente non sospendere bruscamente il trattamento con nadololo, anche nei pazienti in terapia per la sola ipertensione, poiché la malattia coronarica è comune e spesso silente. Nel caso, invece, di pazienti affetti da angina pectoris o con manifestazioni di altro genere di insufficienza arteriosa coronarica, l’interruzione brusca della terapia con farmaci beta–bloccanti può portare ad un peggioramento dell’angina e a facilitare l’insorgenza di un infarto miocardico. Quando in tali pazienti si prospetta l’interruzione di un trattamento a lungo termine con nadololo, il dosaggio va ridotto con gradualità nell’arco di almeno due settimane e il paziente attentamente controllato. Se l’angina peggiora notevolmente o compare una insufficienza coronarica acuta, la somministrazione di nadololo deve essere subito ripresa, per lo meno temporaneamente e deve essere instaurata una appropriata terapia per l’angina instabile. Inoltre, il paziente anginoso va informato dei rischi che corre in caso di brusca interruzione o sospensione della terapia con nadololo senza aver preventivamente consultato il medico. In caso di mancata assunzione di una dose, il paziente deve essere avvertito di: a) non raddoppiare la dose successiva; b) non assumere quella non presa se la seguente è prevista entro le successive 8 ore. Insufficienza cardiaca: con nadololo sono stati segnalati raramente casi di insufficienza cardiaca. È peraltro da tenere in considerazione che la stimolazione simpatica è una componente di vitale importanza nel sostenere la funzione circolatoria in corso di insufficienza cardiaca congestizia e che l’inibizione di questa stimolazione attuata da un beta–blocco comporta il rischio di precipitare l’insufficienza cardiaca. Pertanto al primo segno o sintomo di incombente insufficienza cardiaca, il paziente deve essere adeguatamente digitalizzato e la risposta al farmaco accuratamente controllata. Se lo stato di insufficienza cardiaca persiste, la terapia con nadololo va interrotta, tenendo conto della precedente avvertenza. Si raccomanda l’impiego di nadololo in pazienti con insufficienza cardiaca solo in caso di buon compenso clinico, già in terapia con diuretici o digitale. Si inviti il paziente a consultare il medico ai primi sintomi o segni di insufficienza cardiaca. Nadololo non inibisce l’azione inotropa della digitale sul muscolo cardiaco. Chirurgia maggiore: i farmaci beta–bloccanti possono alterare la risposta cardiaca riflessa a stimoli e possono aumentare i rischi connessi all’anestesia generale e alle procedure chirurgiche generando un’ipotensione prolungata o una bassa gittata cardiaca. La terapia con nadololo deve essere discussa con l’anestesista prima dell’anestesia generale. Se si ritiene indesiderabile l’inibizione del tono simpatico, il nadololo può essere sospeso (vedere le avvertenze sopra riportate per i pazienti con arteriopatia coronarica). In caso di emergenza, l’anestesista dovrebbe essere messo al corrente che il paziente è in terapia con beta–bloccanti. Ove il beta–blocco sia considerato desiderabile o la sospensione del farmaco sia inattuabile, l’anestetico prescelto dovrà essere quanto meno possibile dotato di attività inotropa negativa e il paziente completamente atropinizzato. Broncopneumopatia cronico–ostruttiva (ad es. bronchite cronica, enfisema): il nadololo va somministrato con cautela dato che esso può inibire la broncodilatazione determinata dalla stimolazione sui recettori beta2 da parte di catecolamine endogene ed esogene. Diabete ed ipoglicemia: il blocco dei beta–recettori può impedire la comparsa dei segni e sintomi premonitori (alterazione della frequenza cardiaca e dei valori pressori) che accompagnano l’ipoglicemia acuta. Ciò è particolarmente importante nelle forme instabili di diabete. Il paziente diabetico deve essere quindi avvisato di questo e del fatto che nadololo può alterare i livelli di glicemia. Il beta–blocco riduce anche la liberazione di insulina in risposta ad una iperglicemia; perciò può rendersi necessario un aggiustamento del dosaggio dei farmaci antidiabetici. Tireotossicosi: i beta–bloccanti possono mascherare alcuni sintomi clinici di ipertiroidismo (es.: tachicardia). In tali pazienti l’interruzione improvvisa del trattamento può determinare una tempesta tiroidea. Trattamento di reazioni anafilattiche: nel corso di trattamento con beta–bloccanti, il paziente con storia clinica di reazioni anafilattiche severe può avere una reazione allergica più severa nel caso di un nuovo contatto con sostanze allergizzanti. Quindi i pazienti con allergie al cibo, a medicinali o alle punture di insetto devono essere avvisati di consultare un medico all’insorgenza di allergie severe. Inoltre, tali pazienti possono risultare meno sensibili alle dosi usuali di epinefrina utilizzate per trattare le reazioni anafilattiche. Test da sforzo: i betabloccanti, compreso il nadololo, possono influenzare significativamente l’accuratezza di tutti i tipi di test da sforzo. Uso in pediatria: l’efficacia del nadololo e la sua sicurezza d’impiego non sono state adeguatamente valutate in soggetti in età pediatrica. Uso concomitante di farmaci antiadrenergici: i pazienti trattati con farmaci depletori di catecolamine, come ad es. la reserpina, devono essere scrupolosamente controllati se sottoposti a terapia con nadololo. L’attività beta–bloccante aggiuntiva di nadololo può infatti determinare un’eccessiva riduzione dell’attività del sistema nervoso autonomo a riposo. Occasionalmente, il beta–blocco con farmaci quali nadololo può causare un’ipotensione e/o una marcata bradicardia con conseguenti vertigini, attacchi sincopali o ipotensione ortostatica. In tale evenienza, come pure nel caso in cui compaiano granulocitopenia, porpora trombocitopenica, rash, è necessario interrompere la terapia e istituire un trattamento idoneo.

Interazioni

I seguenti farmaci possono interagire con i beta–bloccanti quando somministrati contemporaneamente: Anestetici: i beta–bloccanti possono aumentare l’ipotensione indotta dagli anestetici generali, pertanto la terapia con nadololo va segnalata prima dell’anestesia generale (vedere paragrafo 4.4). Farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali ed insulina): i beta–bloccanti possono alterare la risposta dei farmaci antidiabetici inducendo sia iperglicemia che ipoglicemia. È richiesto un aggiustamento posologico (vedere paragrafo 4.4). Agenti antimuscarinici: possono contrastare la bradicardia indotta dai beta–bloccanti. Calcioantagonisti: generalmente potenziano l’azione antipertensiva dei beta–bloccanti. Nel caso di associazione dei due trattamenti il paziente andrà attentamente sorvegliato per la potenziale insorgenza di eventi cardiovascolari indesiderati. Farmaci antiadrenergici (es. reserpina): possono avere effetti additivi con i beta–bloccanti. I pazienti in trattamento con entrambi i farmaci possono mostrare segni e sintomi di ipotensione e/o bradicardia (es.: vertigini, sincope, ipotensione posturale) (vedere paragrafo 4.4). Altri farmaci antiaritmici: sono possibili sia effetti additivi che antagonistici. Altri farmaci antipertensivi/diuretici: prestare attenzione ai potenziali effetti additivi. Lidocaina e.v.: nel caso di somministrazione contemporanea di beta–bloccanti si può verificare una riduzione della clearance della lidocaina. Inibitori delle MAO: sono stati osservati casi sporadici di bradicardia in corso di somministrazione concomitante di beta–bloccanti e IMAO (vedere paragrafo 4.3). FANS: l’effetto antipertensivo dei beta–bloccanti può essere ridotto dai FANS e dalla somministrazione di indometacina. Fenotiazine e altri antipsicotici: sono stati osservati effetti additivi sull’attività antipertensiva dei beta–bloccanti quando somministrati contemporaneamente a fenotiazine o aloperidolo. Vasocostrittori: talvolta è possibile riscontrare un effetto additivo, ad es. in associazione con gli alcaloidi della segale cornuta.

Effetti indesiderati

Di seguito sono riportati gli effetti indesiderati di nadololo organizzati secondo la classificazione sistemica organica MedDRA.Le frequenze stimate degli eventi si basano sulla seguente convenzione: comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1.000, < 1/100); raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000); molto raro (≤ 1/10.000). I dati riportati di seguito derivano da studi clinici condotti su 1440 pazienti in trattamento con nadololo. Patologie cardiovascolari Comune: – bradicardia al di sotto di 60 bpm – bradicardia marcata (< 40 bpm) e/o sintomatica – insufficienza vascolare periferica (spesso tipo Raynaud)– Insufficienza cardiaca, ipotensione e disturbi della conduzione cardiaca Raro: – blocco AV di I e III grado (in accordo con il meccanismo di rallentamento della conduzione atrio–ventricolare dei beta–bloccanti – vedere paragrafi 4.3 e 4.4) Patologie del sistema nervoso Comune: – astenia – vertigini Non comune: – parestesie – sedazione ed alterazioni del comportamento – cefalea – eloquio confuso Patologie dell’orecchio e del labirinto Non comune: – tinnito Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Non comune: – broncospasmo – tosse – occlusione nasale Patologie gastrointestinali Non comune: – nausea, diarrea, vomito – dolore addominale – stipsi – indigestione – anoressia – gonfiore addominale – flatulenza – secchezza delle fauci Disturbi del sistema immunitario Non comune: – Rash cutaneo, prurito Patologie dell’occhio Non comune: – secchezza degli occhi – visione offuscata Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non comune: – secchezza della cute – sudorazione – tumefazione facciale Raro: – alopecia reversibile Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Non comune: – riduzione della libido – impotenza Disturbi del metabolismo e della nutrizione Non comune: – incremento ponderale Gli effetti indesiderati sottoelencati sono stati osservati durante il trattamento con nadololo o con altri beta–bloccanti, senza che fosse stabilito un rapporto di causalità. Patologie del sistema nervoso Depressione reversibile con evoluzione verso la catatonia, disturbi del visus, allucinazioni, sindrome acuta reversibile caratterizzata da disorientamento spazio–temporale, amnesia a breve termine, labilità emotiva, lieve ottundimento del sensorio, riduzione della performance ai test neuropsicologici. Disturbi del sonno Patologie gastrointestinali Trombosi dell’arteria mesenterica, colite ischemica, incremento degli enzimi epatici. Patologie del sistema emolinfopoietico Agranulocitosi, trombocitopenia, porpora non trombocitopenica. Disturbi del sistema immunitario Faringodinia e febbre, laringospasmo, disturbi respiratori. Rash pemfigoide Patologie cardiovascolari Crisi ipertensiva in soggetti con feocromocitoma Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Malattia di Peyronie

Gravidanza e allattamento

Gravidanza Non sono stati condotti studi clinici adeguati e ben controllati per indicare il trattamento con beta–bloccanti in gravidanza. Pertanto il nadololo va utilizzato in gravidanza solo nel caso in cui i benefici attesi superino i rischi potenziali per il feto e sotto il diretto controllo del medico. Sono stati riportati casi di ritardo della crescita del feto. I neonati di madri che assumevano beta–bloccanti hanno talvolta evidenziato bradicardia, ipoglicemia, insufficienza respiratoria e sintomi associati al momento del parto. Allattamento Il nadololo è escreto nel latte materno, ed è potenzialmente in grado di indurre nel neonato la comparsa di eventi indesiderati. Pertanto la decisione di trattare la madre, che implica la sospensione dell’allattamento, deve essere attentamente valutata alla luce dell’importanza del nadololo per la madre stessa.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.