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IDELT20CPR 2,5MG

BRUNO FARMACEUTICI SpA

Principio attivo: PREDNISOLONE

€1,80
prezzo indicativo
ATC: H02AB06 Descrizione tipo ricetta:
RR - RIPETIBILE 10V IN 6MESI
Presenza Glutine:
Classe 1: A Forma farmaceutica:
COMPRESSE
Presenza Lattosio:

Prednisolone è indicato per il trattamento di condizioni per le quali vengono richiesti gli effetti antinfiammatori ed immunosoppressivi del prednisolone. Esempi sono l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico (LES), alcune vasculiti quali l’arterite temporale e la poliarterite nodosa, sarcoidosi, asma bronchiale, la colite ulcerosa, anemia emolitica e granulocitopenia e gravi condizioni allergiche. Idelt è indicato per il trattamento dei tumori (per alcuni casi di leucemia acuta, linfoma, tumore della mammella e tumore della prostata).

Scheda tecnica (RCP) Eccipienti:

Le seguenti associazioni con prednisolone possono richiedere un aggiustamento della dose: Fenobarbitale, fenitoina, carbamazepina: Fenobarbitale (che è un metabolita del primidone), fenitoina e carbamazepina somministrati separatamente o in associazione, inducono il metabolismo di idrocortisone, prednisolone e metilprednisolone (dimostrato nei bambini con asma) con conseguente necessità di aumento della dose. È verosimile che tale interazione sia applicabile all’intero gruppo dei glucocorticoidi. Rifampicina: La rifampicina induce l’ossidazione microsomiale dei glucocorticoidi (idrocortisone, prednisolone, metilprednisolone). Ciò comporta un aumentato fabbisogno di steroidi durante il trattamento con rifampicina ed una riduzione del loro uso dopo tale trattamento. Anticoagulanti orali: È stata osservata un’alterazione dell’effetto degli anticoagulanti somministrati in concomitanza con prednisolone. Pertanto l’INR deve essere monitorato durante il trattamento con prednisolone. L’efficacia degli anticoagulanti cumarinici e di warfarin può risultare potenziata dalla somministrazione concomitante della terapia corticosteroidea, ed è quindi necessario un attento monitoraggio dell’INR o del tempo di protrombina per evitare sanguinamenti spontanei. Il mifepristone può ridurre l’effetto dei corticosteroidi per 3–4 giorni. Eritromicina e ketoconazolo possono inibire il metabolismo di alcuni corticosteroidi. La ciclosporina aumenta la concentrazione plasmatica del prednisolone. Lo stesso effetto è possibile con ritonavir. Gli estrogeni ed altri contraccettivi orali possono potenziare gli effetti dei glucocorticoidi; possono essere pertanto necessari adattamenti del dosaggio da uno schema posologico definito, in caso di somministrazione o di interruzione di contraccettivi orali. Gli effetti terapeutici desiderati degli agenti ipoglicemizzanti (inclusa l’insulina), degli antipertensivi e dei diuretici sono antagonizzati dai corticosteroidi. L’effetto della somatotropina di stimolazione della crescita, può essere inibito dall’uso concomitante di corticosteroidi. Gli steroidi possono ridurre gli effetti degli anticolinesterasici nella miastenia grave e dei mezzi di contrasto radiografici per la colecistografia radiologica. L’uso concomitante di aspirina e Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS) con corticosteroidi aumenta il rischio di emorragie e ulcere gastrointestinali. La clearance renale dei salicilati risulta aumentata dai corticosteroidi e la sospensione della terapia con steroidi può indurre intossicazione da salicilati. Gli effetti ipopotassiemici di acetazolamide, diuretici dell’ansa, diuretici tiazidici e carbenossolone sono potenziati dai corticosteroidi. Il rischio di ipopotassiemia aumenta con l’assunzione di teofillina ed amfotericina. I corticosteroidi non devono essere somministrati in concomitanza con amfotericina, a meno che non siano necessari per controllare le reazioni. Il rischio di ipopotassiemia aumenta anche in caso di somministrazione concomitante di elevate dosi di corticosteroidi con alte dosi di bambuterolo, fenoterolo, formoterolo, ritodrina, salbutamolo, salmeterolo e terbutalina. La tossicità dei glicosidi cardiaci aumenta nel caso in cui l’ipopotassiemia si verifichi con i corticosteroidi. L’uso concomitante di metotrexato può aumentare il rischio di tossicità ematologica. Elevate dosi di corticosteroidi compromettono la risposta immunitaria e pertanto deve essere evitata la somministrazione di vaccini vivi (vedere anche paragrafi 4.3 e 4.4).

Scheda tecnica (RCP) Composizione:

Ogni compressa contiene 2,5 mg di prednisolone Ogni compressa contiene 5 mg di prednisolone Ogni compressa contiene 10 mg di prednisolone Ogni compressa contiene 20 mg di prednisolone Eccipiente(i) con effetti noti: La compressa da 2,5 mg contiene 39,5 mg di lattosio monoidrato La compressa da 5 mg contiene 79 mg di lattosio monoidrato La compressa da 10 mg contiene 158 mg di lattosio monoidrato La compressa da 20 mg contiene 98,72 mg di lattosio monoidrato Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

• Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. • Infezione sistemica, tranne nel caso in cui sia in atto una specifica terapia anti–infettiva. • Ulcera ventricolare o duodenale. • Vaccini contenenti virus vivi, attenuati o batteri non devono essere somministrati a pazienti in terapia con elevate dosi di corticosteroidi per immunodeficienza indotta dal trattamento. In generale le controindicazioni non si applicano in quei casi in cui l’uso di glucocorticoidi può rivelarsi essenziale per la sopravvivenza del paziente.

Posologia

La dose da somministrare può variare in funzione della malattia, della sua gravità e della risposta clinica ottenuta. Deve essere usato il dosaggio più basso in grado di produrre un risultato accettabile. I seguenti schemi posologici sono forniti solo in via indicativa. In generale, somministrare 10–30 mg al giorno per un periodo compreso tra una e tre settimane. In condizioni gravi e acute, possono essere somministrati 50–60 mg o più per alcuni giorni. Generalmente il dosaggio viene suddiviso in più somministrazioni. Una volta ottenuta la risposta prevista, la dose deve essere ridotta gradualmente fino a raggiungere il dosaggio più basso che permetta di mantenere un’adeguata risposta clinica. La dose giornaliera deve essere diminuita di 2,5 âE.“ 5 mg ogni 2–5 giorni (più velocemente nei dosaggi più elevati) e la dose giornaliera di mantenimento non deve superare i 10 mg al giorno. Se la dose di mantenimento giornaliera viene somministrata al mattino (8 del mattino), prednisolone seguirà il ciclo giornaliero naturale della corteccia surrenale e ciò comporterà una minima soppressione della corteccia surrenale stessa. Questa strategia può essere testata all’inizio. In molti casi sarà da preferire una dose da somministrare nella tarda serata o una dose suddivisa (ad es. in caso di pazienti reumatici senza rigidità articolare mattutina e in pazienti asmatici per i quali è necessaria una protezione corticosteroidea durante la notte). In alcuni casi di asma, condizioni allergiche, dermatosi, ecc., il paziente può ottenere beneficio della somministrazione di una dose giornaliera doppia, con la quale però il prednisolone viene somministrato solamente ogni due giorni, al mattino. La terapia deve essere ridotta gradatamente, specialmente dopo la somministrazioni di dosi elevate, poichè la secrezione endogena di ACTH e cortisolo può risultare ridotta dopo trattamento a lungo termine. Precedentemente o nel corso di situazioni di stress può essere somministrata una dose superiore. In caso di febbre e stress, può essere richiesto un aumento della dose. I pazienti diabetici trattati con prednisolone devono ricevere dosi maggiori di insulina. Artrite reumatoide: da 7,5 a 10 mg al giorno. Per la terapia di mantenimento deve essere usato il dosaggio efficace più basso.

Avvertenze e precauzioni

La soppressione dell’asse ipotalamo–ipofisi–surrene (HPA) ed altri effetti indesiderati possono essere minimizzati usando la dose minima efficace per il periodo minimo, e somministrando il fabbisogno giornaliero richiesto in una singola dose mattutina o, ove possibile, in una singola dose mattutina a giorni alterni. Sono richiesti frequenti controlli del paziente per un’adeguata titolazione della dose in base all’attività della malattia (vedere paragrafo 4.2). Effetti antinfiammatori/Immunosoppressivi/Infezione La soppressione della risposta infiammatoria e della funzionalità immunitaria aumenta la suscettibilità alle infezioni e la loro gravità. Il quadro clinico può spesso presentarsi in modo atipico ed infezioni gravi quali setticemia e tubercolosi possono essere mascherate e raggiungere uno stadio avanzato prima di essere diagnosticate. Un’appropriata terapia antimicrobica, quando necessario, deve essere associata alla terapia glucocorticoide, ad esempio nella tubercolosi e nelle infezioni virali e micotiche oculari. I pazienti in terapia con corticosteroidi possono presentare una ridotta resistenza e può risultare difficile localizzare un’infezione. La varicella preoccupa in modo particolare, poiché questa malattia solitamente di modesta gravita può rivelarsi fatale in pazienti immunodepressi. I pazienti che non presentano una conferma anamnestica di varicella devono evitare contatti stretti con soggetti affetti da varicella o herpes zoster e, in caso di esposizione, devono richiedere immediata assistenza medica. Nel caso in cui il paziente sia un bambino, la raccomandazione sopra riportata deve essere comunicata ai genitori. Nei pazienti non immunizzati esposti al virus della varicella che stanno seguendo una terapia corticosteroidea sistemica o che hanno seguito tale terapia nei 3 mesi precedenti, è necessario ricorrere all’immunizzazione passiva con immunoglobuline per varicella zoster (VZIG); queste devono essere somministrate entro 10 giorni dall’esposizione alla varicella. In caso di conferma della diagnosi di varicella, la malattia dovrà essere seguita da uno specialista e richiederà un trattamento tempestivo. La terapia con corticosteroidi non deve essere interrotta e potrebbero essere necessari aumenti del dosaggio. I pazienti devono essere avvertiti di prestare particolare attenzione nell’evitare contatti con persone affette da morbillo e, in caso di esposizione, di richiedere immediatamente il consiglio del medico. Può risultare necessaria una profilassi con immunoglobuline normali per uso intramuscolare. I corticosteroidi a dosi elevate possono interferire con l’immunizzazione attiva. La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere effettuata sotto stretta supervisione medica. La somministrazione di vaccini vivi deve essere evitata nei soggetti con risposta immunitaria compromessa a causa dell’assunzione di alte dosi di corticosteroidi. La risposta anticorpale ad altri vaccini può risultare ridotta. Patologie oculari L’uso prolungato di corticosteroidi può indurre cataratta subcapsulare, glaucoma con possibile danno al nervo ottico e può favorire la comparsa di infezioni oculari secondarie causate da funghi e virus. Particolare cautela è richiesta nel trattamento di pazienti con glaucoma (o storia familiare di glaucoma) e pazienti con herpes simplex oculare, a causa della possibile perforazione della cornea. Ritenzione idrica A causa della possibile ritenzione di liquidi, occorre prestare attenzione quando i corticosteroidi vengono somministrati a pazienti affetti da insufficienza renale, ipertensione o insufficienza cardiaca congestizia. Soppressione surrenalica Durante terapia prolungata può manifestarsi atrofia della corticale surrenalica, che può persistere per anni dopo l’interruzione del trattamento. Pertanto, dopo terapia prolungata, l’interruzione dell’uso di corticosteroidi deve essere effettuata sempre in modo graduale, al fine di evitare l’insufficienza surrenalica acuta, riducendo progressivamente la dose nell’arco di settimane o mesi, a seconda del dosaggio e della durata del trattamento. Nei pazienti che hanno ricevuto dosi di corticosteroidi per via sistemica maggiori di quelle fisiologiche (approssimativamente 7,5 mg di prednisolone o farmaco equivalente) per periodi superiori a 3 settimane, l’interruzione del trattamento non può avvenire in maniera repentina. Le modalità di riduzione della dose dipendono in larga misura dalla possibilità di recidive della malattia, una volta ridotta la dose di corticosteroidi somministrati per via sistemica. Durante l’interruzione del farmaco può quindi essere necessaria una valutazione clinica dell’attività della malattia. Se risulta improbabile che la malattia recidivi durante l’interruzione dei corticosteroidi per via sistemica ma vi è incertezza riguardo alla soppressione dell’asse HPA, la riduzione della dose di corticosteroidi sistemici a livelli fisiologici può avvenire rapidamente. Una volta raggiunta una dose giornaliera equivalente a 7,5 mg di prednisolone, la riduzione della dose deve essere più lenta per permettere il ripristino dell’asse HPA. La brusca interruzione di un trattamento con corticosteroidi sistemici, che si sia protratto per un massimo di 3 settimane, è appropriata se si ritiene che la recidiva sia improbabile. Nella maggior parte dei pazienti è improbabile che la brusca interruzione di dosi fino a 40 mg al giorno di prednisolone, o farmaco equivalente, assunte per 3 settimane produca una soppressione clinicamente rilevante dell’asse HPA. Tuttavia, nei seguenti gruppi di pazienti, deve essere presa in considerazione la sospensione graduale della terapia con corticosteroidi sistemici anche dopo cicli di terapia di durata pari o inferiore a 3 settimane: • Pazienti sottoposti a cicli ripetuti di corticosteroidi per via sistemica, in particolare per periodi superiori a 3 settimane, • In caso di prescrizione di un ciclo di breve durata entro un anno dalla conclusione di una terapia a lungo termine (mesi o anni), • Pazienti che potrebbero avere cause di insufficienza corticosurrenalica diverse dalla terapia corticosteroidea esogena, • Pazienti in terapia con dosi di corticosteroidi sistemici superiori a 40 mg al giorno di prednisolone, • Pazienti in cui la dose è stata ripetutamente assunta alla sera. Malattia intercorrente e stress Durante la terapia prolungata eventuali malattie intercorrenti, traumi o interventi chirurgici richiederanno un aumento temporaneo del dosaggio; qualora i corticosteroidi siano stati interrotti dopo una terapia protratta, è possibile che debbano essere reintrodotti temporaneamente. Generale In aggiunta alle informazioni fornite nei paragrafi precedenti, particolare cautela è richiesta quando si valuta l’impiego dei corticosteroidi sistemici in pazienti affetti dalle seguenti patologie, che richiedono un attento e frequente monitoraggio del paziente: – diabete mellito – osteoporosi – ipertensione – epilessia – precedente miopatia steroidea – ulcera peptica – ipotiroidismo – recente infarto miocardico – pazienti con anamnesi di tubercolosi – anastomosi vascolare ed intestinale di recente formazione – insufficienza epatica, i livelli ematici di corticosteroidi possono risultare aumentati. Il rischio di sviluppare ulcere aumenta con la somministrazione concomitante di FANS e corticosteroidi. Reazioni psichiatriche I pazienti e/o chi si prende cura di loro devono essere informati delle reazioni avverse psichiatriche potenzialmente gravi che si possono manifestare con gli steroidi sistemici (vedere Paragrafo 4.8 Effetti indesiderati). Tipicamente i sintomi emergono entro pochi giorni o settimane dall’inizio del trattamento. I rischi possono essere maggiori con un’ esposizione sistemica ad alte dosi (vedere anche Paragrafo 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione), sebbene i livelli della dose non consentano di prevedere insorgenza, natura, gravità o durata delle reazioni. La maggior parte delle reazioni avverse si risolve a seguito di riduzione della dose o della interruzione del farmaco, sebbene possa essere richiesto un trattamento specifico. I pazienti o chi li assiste, devono essere incoraggiati a rivolgersi a un medico se temono lo sviluppo di sintomi psicologici, soprattutto in presenza di sospetta depressione dell’umore o idea suicida. I pazienti/ chi si prende cura di loro devono essere allertati circa l’insorgenza di possibili disturbi psichiatrici che possono manifestarsi durante o immediatamente dopo la riduzione graduale della dose/interruzione degli steroidi somministrati per via sistemica, sebbene tali reazioni siano state segnalate sporadicamente. Particolare attenzione è richiesta nel considerare l’impiego di corticosteroidi somministrati per via sistemica in pazienti con anamnesi esistente o gravi disturbi affettivi negli stessi pazienti o nei parenti di primo grado. Tali disturbi comprendono malattia depressiva o maniaco–depressiva e precedente psicosi da steroidi. Crisi da feocromocitoma Una crisi da feocromocitoma, che può rivelarsi fatale, è stata rilevata dopo somministrazione di corticosteroidi per via sistemica. Nei pazienti con feocromocitoma sospetto o diagnosticato, i corticosteroidi devono essere somministrati solo dopo un’appropriata valutazione del rapporto rischio/beneficio. Uso nei bambini I corticosteroidi causano un ritardo della crescita dose–correlato nell’infanzia, nella fanciullezza e nell’adolescenza, che può essere irreversibile. Uso negli anziani Nei soggetti anziani, i comuni effetti avversi dei corticosteroidi somministrati per via sistemica, possono essere associati a ben più gravi conseguenze, specialmente osteoporosi, ipertensione, ipopotassiemia, diabete, suscettibilità alle infezioni e assottigliamento della cute. È richiesta una rigorosa supervisione clinica per evitare reazioni pericolose per la vita. Eccipienti della formulazione Idelt contiene lattosio. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio–galattosio non devono assumere questo medicinale.

Interazioni

Le seguenti associazioni con prednisolone possono richiedere un aggiustamento della dose: Fenobarbitale, fenitoina, carbamazepina: Fenobarbitale (che è un metabolita del primidone), fenitoina e carbamazepina somministrati separatamente o in associazione, inducono il metabolismo di idrocortisone, prednisolone e metilprednisolone (dimostrato nei bambini con asma) con conseguente necessità di aumento della dose. È verosimile che tale interazione sia applicabile all’intero gruppo dei glucocorticoidi. Rifampicina: La rifampicina induce l’ossidazione microsomiale dei glucocorticoidi (idrocortisone, prednisolone, metilprednisolone). Ciò comporta un aumentato fabbisogno di steroidi durante il trattamento con rifampicina ed una riduzione del loro uso dopo tale trattamento. Anticoagulanti orali: È stata osservata un’alterazione dell’effetto degli anticoagulanti somministrati in concomitanza con prednisolone. Pertanto l’INR deve essere monitorato durante il trattamento con prednisolone. L’efficacia degli anticoagulanti cumarinici e di warfarin può risultare potenziata dalla somministrazione concomitante della terapia corticosteroidea, ed è quindi necessario un attento monitoraggio dell’INR o del tempo di protrombina per evitare sanguinamenti spontanei. Il mifepristone può ridurre l’effetto dei corticosteroidi per 3–4 giorni. Eritromicina e ketoconazolo possono inibire il metabolismo di alcuni corticosteroidi. La ciclosporina aumenta la concentrazione plasmatica del prednisolone. Lo stesso effetto è possibile con ritonavir. Gli estrogeni ed altri contraccettivi orali possono potenziare gli effetti dei glucocorticoidi; possono essere pertanto necessari adattamenti del dosaggio da uno schema posologico definito, in caso di somministrazione o di interruzione di contraccettivi orali. Gli effetti terapeutici desiderati degli agenti ipoglicemizzanti (inclusa l’insulina), degli antipertensivi e dei diuretici sono antagonizzati dai corticosteroidi. L’effetto della somatotropina di stimolazione della crescita, può essere inibito dall’uso concomitante di corticosteroidi. Gli steroidi possono ridurre gli effetti degli anticolinesterasici nella miastenia grave e dei mezzi di contrasto radiografici per la colecistografia radiologica. L’uso concomitante di aspirina e Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS) con corticosteroidi aumenta il rischio di emorragie e ulcere gastrointestinali. La clearance renale dei salicilati risulta aumentata dai corticosteroidi e la sospensione della terapia con steroidi può indurre intossicazione da salicilati. Gli effetti ipopotassiemici di acetazolamide, diuretici dell’ansa, diuretici tiazidici e carbenossolone sono potenziati dai corticosteroidi. Il rischio di ipopotassiemia aumenta con l’assunzione di teofillina ed amfotericina. I corticosteroidi non devono essere somministrati in concomitanza con amfotericina, a meno che non siano necessari per controllare le reazioni. Il rischio di ipopotassiemia aumenta anche in caso di somministrazione concomitante di elevate dosi di corticosteroidi con alte dosi di bambuterolo, fenoterolo, formoterolo, ritodrina, salbutamolo, salmeterolo e terbutalina. La tossicità dei glicosidi cardiaci aumenta nel caso in cui l’ipopotassiemia si verifichi con i corticosteroidi. L’uso concomitante di metotrexato può aumentare il rischio di tossicità ematologica. Elevate dosi di corticosteroidi compromettono la risposta immunitaria e pertanto deve essere evitata la somministrazione di vaccini vivi (vedere anche paragrafi 4.3 e 4.4).

Effetti indesiderati

Tranne nel caso della terapia sostitutiva, il trattamento con corticosteroidi implica sempre un sovradosaggio rispetto allo stato fisiologico. Gli effetti collaterali si verificano principalmente durante i trattamenti a lungo termine, ma ciò dipende anche dall’entità della dose e dalla sensibilità individuale. Di seguito vengono riportati gli effetti indesiderati in base alla classificazione per sistemi e organi e alla convenzione sulla frequenza secondo MedDRA.

Classificazione per sistemi e organi Comune (≥1/100, <1/10) Non comune (≥1/1.000, <1/100) Raro (≥1/10.000, <1/1.000) Non nota
Infezioni e infestazioni Aumentata suscettibilità alle infezioni e aumentata gravità delle infezioni, recidiva di infezioni latenti (ad es. tubercolosi)      
Patologie del sistema emolinfopoietico       Leucocitosi.
Disturbi del sistema immunitario       Ipersensibilità, reazione anafilattica.
Patologie endocrine Inibizione della crescita (nei bambini), inibizione della secrezione endogena di ACTH e cortisolo, sintomi cushingoidi.     Crisi correlata a feocromocitoma (vedere paragrafo 4.4). Esacerbazione del diabete mellito.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Ipopotassiemia, ritenzione sodica, aumento di gluconeogenesi, effetti indesiderati catabolici, osteoporosi.     Alcalosi ipokaliemica, aumento dell’appetito, proteine totali anormali.
Disturbi psichiatrici   Attivazione di precedenti disturbi psichiatrici (dosi elevate) Depressione, mania in pazienti senza anamnesi psichiatrica nota. Dipendenza. Disturbi affettivi: irritabilità, umore euforico, umore depresso, labilità affettiva, idea suicida. Disturbo psicotico: mania, deliri, allucinazioni, schizofrenia aggravata. Comportamento anomalo, ansia, disturbi del sonno. Disturbo cognitivo: confusione, amnesia.
Patologie del sistema nervoso     Ipertensione intracranica benigna. Capogiri, cefalea. Papilledema, epilessia.
Patologie dell’occhio   Glaucoma, cataratta nucleare.   Papilledema, corioretinopatia, esoftalmo, assottigliamento corneale, assottigliamento sclerale, infezione oculare virale, infezione oculare fungina.
Patologie dell’orecchio e del labirinto       Vertigini.
Patologie cardiache       Rottura del miocardio (post– infarto), insufficienza cardiaca congestizia.
Patologie vascolari Ipertonia. Trombosi.    
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche       Singhiozzo.
Patologie gastrointestinali       Dispepsia, nausea, vomito, distensione addominale, dolore addominale, diarrea, ulcera esofagea, candidosi, pancreatite acuta. Ulcera peptica con emorragia, ulcera peptica con perforazione.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Atrofia cutanea, ritardati processi di cicatrizzazione.     Strie della cute, acne, telangiectasia, iperidrosi, rash, prurito, orticaria, irsutismo.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Mioatrofia.   Osteonecrosi avascolare, rottura dei tendini. Fratture spinali multiple, mialgia, rottura dei tendini.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella       Irregolarità mestruali, amenorrea.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Edema.     Malessere.
Esami diagnostici       Aumento di peso.
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura       Contusioni
Sintomi da astinenza Una riduzione troppo rapida del dosaggio di corticosteroide dopo trattamento prolungato può portare a insufficienza adrenocorticale acuta, ipotensione e morte (vedere Paragrafo 4.4) Può svilupparsi anche una "sindrome da astinenza" con febbre, mialgia, artralgia, rinite, congiuntivite, noduli cutanei pruriginosi e dolorosi e calo ponderale. In alcuni casi, i sintomi da astinenza possono comportare o assomigliare a una recidiva clinica della malattia per la quale il paziente è stato sottoposto a trattamento. Altri effetti collaterali che possono verificarsi durante la sospensione o la modifica della terapia corticosteroidea comprendono ipertensione intracranica benigna con cefalea e vomito e papilledema causato da edema cerebrale. Rinite o eczema latente possono diventare manifesti. Popolazione pediatrica Nella popolazione pediatrica sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati. Ritardo della crescita nell’infanzia, nella fanciullezza e nell’adolescenza. Aumento della pressione intracranica con papilledema (pseudotumor cerebri) dopo la sospensione del trattamento. Per le reazioni psichiatriche nei bambini, vedere paragrafo 4.4 "Reazioni psichiatricheâE._. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato in Agenzia Italiana del Farmaco (sito web: www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili).

Gravidanza e allattamento

Gravidanza La somministrazione di corticosteroidi ad animali in stato di gravidanza può causare anomalie dello sviluppo fetale, quali palatoschisi, ritardo della crescita intrauterina ed effetti sulla crescita e sullo sviluppo cerebrale. Non vi è evidenza che i corticosteroidi producano nell’uomo un aumento dell’incidenza di anomalie congenite quali palatoschisi/labioschisi. Tuttavia, quando somministrati per periodi prolungati o ripetutamente durante la gravidanza, i corticosteroidi possono aumentare il rischio di ritardo della crescita intrauterina. In teoria, a seguito di esposizione prenatale ai corticosteroidi, nel neonato può svilupparsi iposurrenalismo, condizione che di solito si risolve spontaneamente dopo il parto e raramente è di rilevanza clinica. Come tutti i medicinali, i corticosteroidi devono essere prescritti solo quando i benefici per la madre e il bambino superano i rischi. Tuttavia, quando la terapia con corticosteroidi risulta essenziale, le pazienti in cui la gravidanza presenti un decorso normale possono essere trattate come se non fossero in gravidanza. Le pazienti con pre–eclampsia o ritenzione idrica richiedono un attento monitoraggio. Allattamento al seno I corticosteroidi sono escreti in piccole quantità nel latte materno. I neonati di madri che assumono dosi maggiori possono sviluppare un certo grado di soppressione surrenalica, ma è verosimile che i vantaggi dell’allattamento al seno superino qualsiasi rischio teorico.

Conservazione

Flaconi: Nessuna condizione particolare di conservazione. Blister: Non conservare a temperatura superiore a 25° C.

Farmaci

BRUNO FARMACEUTICI SpA

IDELT20CPR 10MG

PRINCIPIO ATTIVO: PREDNISOLONE

PREZZO INDICATIVO:4,83 €

BRUNO FARMACEUTICI SpA

IDELT20CPR 2,5MG

PRINCIPIO ATTIVO: PREDNISOLONE

PREZZO INDICATIVO:1,80 €