Viaggi, 6 destinazioni per corsi di cucina in vacanza

Vuoi unire l’utile al dilettevole e apprendere dagli chef il segreto per preparare squisiti piatti regionali? Ecco sei mete turistiche dove indossare grembiule e cappello da chef



C’è chi ama la vacanza tutta sole, piscina e relax, e si presenta a tavola in accappatoio. E chi invece approfitta dei giorni di ferie per visitare torri, cattedrali e musei o per imparare qualcosa di interessante, unendo l’utile al dilettevole. Se fai parte del secondo gruppo e ti piace cucinare, sappi che sono sempre di più gli hotel e gli agriturismi che offrono corsi di cucina regionale, valorizzando al meglio le risorse del territorio.

Tentata di imparare nuovi piatti, preparati con materie prime eccellenti sotto la supervisione di uno chef? Ecco sei invitanti proposte per unire svago, passione ed estro in cucina.


  • In Alto Adige tra orti e vigne

282299Un rifugio per il corpo e per la mente? L’hotel Schloss Freudenstein, situato ad Appiano lungo la Strada del Vino che va da Nalles a Salorno, è in posizione strategica per visitare l’Alto Adige, situandosi a 9 km da Bolzano e a venti minuti dalle Terme di Merano. Circondato da un parco secolare di 800 mq, sorge all’interno di un maniero del 1379, sapientemente restaurato e dotato di una chiesetta propria dove vengono celebrati i matrimoni.
Nel castello vi sono 4 camere doppie e 12 suite, il ristorante e un’area relax con sauna e bagno turco, mentre l’esterno ospita un’infinity pool (piscina a sfioro) riscaldata, che offre una vista mozzafiato sulle Dolomiti, con le imponenti vette dello Sciliar e del Catinaccio. Tutt’intorno al maniero, si snodano dieci ettari di terreno con campi da golf e training centre, vigneti per la produzione di vino locale e due grandi orti destinati alla coltivazione biologica di frutta, verdura ed erbe aromatiche.

Il corso di cucina

Quattro ore di full immersion per imparare a fare diverse specie di pane, che in Alto Adige ha un ruolo principe. «Insegno a preparare il pane integrale con i semi (papavero, girasole, zucca, lino), quello con la pasta acida e il “segalino” delle nostre valli, impastato con farina di segale e speziato con trigonella, coriandolo, semi di finocchio o di cumino», racconta Danilo D’Ambra, chef dello Schloss Freudenstein.
«Tra i primi piatti, gli ospiti apprendono la ricetta originale dei canaderli e delle mezzelune ricotta e spinaci, mentre per secondo c’è il gulasch di manzo, tenero e saporito. E il carrello dei dolci? Nelle quattro ore di corso si impara a fare lo strudel con salsa alla vaniglia e le frittelle di mele, zucchero e cannella».
Gli ospiti, poi, pranzano con ciò che hanno preparato (dal produttore al consumatore), invitando al tavolo mogli e mariti che hanno disertato il corso. Costo: 80 €.


  • In Piemonte sulla via del Barolo

Un paesino di poche case appollaiate sulla collina, una porta medioevale e un castello con la rocca che domina dall’alto boschi e vigneti. È Novello, un borgo delle Langhe situato lungo la “Strada del Barolo”, poco distante da Cherasco con le sue mura medioevali e la sinagoga, da Bra con le sue chiese barocche e da Alba, la “capitale” storica della zona famosa per i tartufi. Qui sorge L’Angolo di Rosina, un piccolo e accogliente agriturismo, punto di ritrovo per gli amanti della buona cucina e del buon vino. Si affaccia, infatti, sui vitigni di Nebbiolo, dalle cui uve si ricava il Barolo.
Offre 5 camere dotate di tutti i servizi (di cui una quadrupla), una sala per la degustazione dei pregiati vini doc, tra cui il Pinot nero, il Dolcetto e il Riesling, e un grande giardino dove rilassarsi tra una portata e l’altra.

Il corso di cucina

La cucina delle Langhe è una delle più ricche di tutta Italia, sospesa tra raffinatezza e sapidità contadina. «Nel corso intensivo di due ore (che spesso diventano tre) è possibile apprendere tutti i segreti dei nostri piatti tipici», dice Massimo Martino, titolare de L’Angolo di Rosina.
«Come antipasto insegniamo a fare i flan di verdure provenienti dalla nostra azienda agricola La Morra e il vitello tonnato con la vera salsa, che non ha nulla a che vedere con la maionese: si fa con tuorli d’uovo, tonno, acciughe, capperi e olio. Come primi, i nostri ospiti imparano a preparare i tajarin al ragù e gli agnolotti del plin, la nostra specialità. Per secondo, non può mancare il brasato al Barolo con la polenta, mentre per dessert la preparazione del bunet piemontese, un delizioso budino al cioccolato, e la panna cotta».
Costo del corso: 85 €.


  • In Umbria per provare le specialità spoletine

282300A soli 7 km da Spoleto, nel cuore verde dell’Umbria, sorge Il Baio Hotel & Spa. Un relais dotato di ampi spazi, con un grande parco, un centro benessere, una scuola di equitazione e allevamento di cavalli da corsa, un campo da golf, piscine interne ed esterne. Con le sue camere e suite sparse in accoglienti “casette”, per il massimo della privacy, rappresenta il punto di partenza per visitare incantevoli borghi medioevali e rinascimentali quali Spoleto, Spello, Bevagna, Assisi e, più a sud, Todi, Orvieto e le cascate delle Marmore.
Accogliente e orientaleggiante, la Spa offre piscina riscaldata con hydrobike, sauna, bagno di vapore con cromoterapia, tunnel emozionale, percorso kneipp e angolo relax dove sorseggiare una tisana, in attesa di scegliere tra l’ampio menu di massaggi olistici (dal thai all’ayurveda all’hot stones). Ma il fiore all’occhiello de Il Baio sono le proposte culinarie: un trionfo di colori, profumi e sapori da gustare nel panoramico ristorante con pareti a vetri, per fare entrare la luce della campagna umbra.

Il corso di cucina

«Ogni mese facciamo un corso di cucina tipica spoletina, articolato in sei ore (tre venerdì e tre sabato)», afferma Filippo Ceccaroni, titolare de Il Baio. «Chef locali insegnano a preparare gli strangozzi alla spoletina (una pasta fresca) o la classica imbrecciata umbra, una zuppa di farro con ceci, cicerchie e lenticche di Colfiorito. Per secondo, agnello scottadito, lepre alla cacciatora o spezzatino di cinghiale, mentre chi non mangia carne può cucinare verdure e legumi a km 0».
E che soddisfazione fare la crescionda di Spoleto, un dolce di pane raffermo, crema di latte, cioccolato e amaretti! Costo del corso: 80 €.


  • In Puglia per farsi inebriare dal profumo di mandorle

Lungo la strada che da Bari conduce a Matera, si trova la masseria Pilapalucci, definita storica perché fondata nel XVI secolo. Sorge a Toritto, paese famoso per le mandorle, al crocevia di bellissimi luoghi da visitare: oltre al centro storico del capoluogo e alla città dei sassi, in 30 minuti è possibile raggiungere Trani, Giovinazzo, Castel del Monte, Monopoli e Polignano. La pietra calcarea della terra di Bari, chiara e dal fascino dantan, è la protagonista assoluta dell’architettura “a pignon” tipica delle masserie antiche, con il mastio, la torre, l’antica corte dei cavalli e le sale interne dai muri spessi.
Le stanze, caratterizzate da archi e volte a botte, si affacciano su luminose terrazze, sulle quali prendere il sole ammirando le distese di ulivi, mandorli, fichi e innumerevoli alberi da frutto. La Masseria Pilapalucci è anche presidio Slow Food, non solo per i metodi di coltivazione biologica ma anche per la stretta osservazione dei criteri di sostenibilità.

Il corso di cucina

Si inizia con una divertente esplorazione dei due ettari di orto, dove i partecipanti raccolgono le verdure, la frutta e le erbe aromatiche che serviranno per cucinare. «In tre ore insegno i piatti tipici della tradizione pugliese, come le orecchiette alle cime di rapa, alla rucola e pomodorini o al pesto di mandorle, che rappresenta la variante locale», spiega Francesco Paldera, chef del ristorante e autore dei libri Stagioni di Puglia e Puglia Vegetariana (Di Marsico, 14 €).
«Come secondo, svelo i trucchi per preparare l’agnello in pignata, condito con cicorella ed erbe aromatiche quali borragine, menta, origano selvatico e finocchietto. Oppure, propongo i lampascioni (cipolle selvatiche) in aceto o fritte con mosto di fichi».
E per dolce? Si va a lezione di mostaccioli “mandorle e cioccolato” o della torta rosata di Toritto. E al termine, degustazione con i vini d e el territorio. Costo: 130 €.


  • A Napoli a scuola di pizza

282301Se ti trovi in vacanza a Napoli per visitare la città partenopea e fare un salto nel passato attraverso i siti archeologici di Ercolano e Pompei, non perdere l’occasione di imparare a fare la pizza. L’associazione Verace Pizza Napoletana organizza dei corsi amatoriali per svelare tutti i segreti dell’arte del pizzaiolo e riprodurli a casa propria. Non dimentichiamo che la pizza napoletana è stata riconosciuta dall’Unesco “patrimonio immateriale dell’Umanità”.
Dove dormire? In uno dei tanti b&b di charme del centro storico, come House Melina Sweet panoramic Home, in piazza Dante.

Il corso di cucina

Acqua, farina, sale e lievito. Cosa ci vuole a fare l’impasto della pizza? Molto, visto che quella buona si gusta solo in Campania. «Teniamo corsi tutti i giorni, compreso sabato e domenica, dalle 10 alle 14 o dalle 16 alle 20, nei due laboratori e nella nostra pizzeria interna», spiega Giuseppe Di Gerolamo, responsabile progetti amatoriali dell’Associazione Verace Pizza Napoletana.
«Dopo il caffé di benvenuto, la storia di questa eccellenza e una breve dimostrazione, diamo ai partecipanti tutto l’occorrente per diventare pizzaiolo per un giorno. A mano a mano che impastano, apprendono le regole del disciplinare internazionale AVPN: forma e dimensioni della pizza con bordo alto da 1,5 a 2 cm, giuste proporzioni tra farina, acqua, sale e lievito di birra fresco o lievito madre, lavorazione manuale dell’impasto. Come condimento usiamo l’olio evo, come mozzarella la bufala o il fior di latte dei Monti Lattari, come pomodoro i pelati San Marzano dell’Agro Sarnese- Nocerino frantumati con la forchetta».
Dopo la stesura, si passa alla cottura nel forno a legna. Infine, c’è la degustazione collettiva.
Costo del corso? 84 € adulti, 49 € ragazzi 11-17 anni.


  • In Romagna per vestire i panni della sfoglina

Romagna mia? Romagna in fiore, specie in questo periodo. Con la sua costa super organizzata, piena di piste ciclabili, di locali sulla spiaggia e di attrazioni per i bambini (da Fiabilandia di Rimini all’Acquario di Cattolica e all’Aquafan di Riccione). Da visitare anche i borghi dell’entroterra come Sant’Arcangelo di Romagna, San Marino, San Leo e Gradara. Nel centro di Igea Marina, sorge l’hotel San Giorgio Savoia, un tre stelle superior gestito da 70 anni dalla famiglia Giorgetti. Offre un giardino, un cocktail bar con terrazza sul lungomare, una palestra, una piscina stagionale e una spa dotata di idromassaggio, sauna, bagno turco, grotta al sale di Cervia.

Il corso di cucina

L’ospitalità romagnola si svela in cucina, regno della “sdora”, la donna di casa con le mani sempre in pasta. «Tutte le settimane teniamo corsi di due ore e mezza. Ogni partecipante ha il suo banchetto, il suo mattarello e i suoi ingredienti con i quali fare la pasta fresca all’uovo: tagliatelle, tagliolini, pappardelle, passatelli e cappelletti, asciutti o in brodo», dice Paola Giorgetti.
«Insegniamo anche la piadina, sia ai grandi sia ai bambini che si divertono molto. Le maestre sono “sfogline”, donne che tirano la sfoglia da anni». Tra queste c’è nonna Marisa, che ha 90 anni e insegna a tutte quante. E alla fine ti viene regalata “la parannanza della sdora”. Costo: 15 €.


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