Psicologia, stare bene in casa: come arredare il soggiorno

A determinare il valore della nostra abitazione sono più elementi. Ma il più importante è respirare in ogni stanza un’aria di benessere a 360 gradi. Le dritte degli esperti per conquistarla



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Anche la casa, con i suoi spazi, arredi, colori e odori può influire sull’equilibrio psicofisico individuale. Perciò, sentirci in un ambiente ideale quando varchiamo la soglia della nostra abitazione, o viceversa, poco sereni, sono segnali da non sottovalutare.

«Esistono dei veri propri sintomi che ci dicono che una casa non ci fa bene. Fatica a rilassarsi, difficoltà a prendere sonno ma anche sensazione di non accoglimento nell’istante in cui si entra e preoccupazione per le cose da fare. Non ce ne accorgiamo, ma l’inconscio macina il 75% della nostra energia, e se non ci troviamo nell’ambiente giusto rischiamo di svegliarci stanchi e provare segni di disagio».

Parola di psicoarchitetto, o meglio, di Sara Bertolotti (sarabertolotti.it): architetto, consulente per il benessere psicoambientale e fondatrice del programma “Home Therapy Design” il Sano Abitare, collabora con neuropsichiatri e medici studiando l’impatto psicologico che hanno gli spazi sulla mente umana.

Ma allora quand’è che si sta bene in una casa? «Da un punto di vista fisico, il benessere dipende dai materiali utilizzati e dalle loro emissioni chimiche dovute a vernici, colle, pavimenti, isolanti, impermeabilizzanti, guaine. Quindi, spazio ad arredi biocompatibili, ossia provenienti da fonti naturali e non trattati. Mentre da un punto di vista psicologico ci fa stare male ciò che noi percepiamo come incoerente con la nostra personalità. Per esempio, una persona espansiva avrà bisogno di uno spazio più ampio e libero rispetto a una introversa. Questo perché chi è maggiormente introspettivo ha bisogno di sentirsi avvolto dallo spazio, mentre l’estroverso deve dominarlo», spiega l’esperta.

E per una coppia fatta di caratteri opposti? «Si vanno a creare degli angoli ad hoc in cui ognuno si senta nel suo mondo», risponde Bertolotti. Bisognerebbe guardarsi dentro per capire il proprio carattere e poi arredare in sintonia la casa.


  • Il soggiorno

«Per un salotto a propria immagine e somiglianza, innanzitutto ci vuole armonia e ordine nelle geometrie, nei colori e negli spazi», spiega Sara Bertolotti, psicoarchitetto.

«Il cervello, infatti, funziona in modo geometrico, regolare e manda dei segnali al corpo come reazione di ciò che decodifica. La mente, per stare bene, deve percepire una struttura precisa: quindi, in una stanza ci deve essere un solo elemento caratterizzante, altrimenti va in confusione. Volendo dare qualche regola pratica, se l’ambiente è rettangolare, ci vuole un tavolo della stessa forma o ovale (più lungo che largo). Se invece è quadrato, meglio metterne uno rotondo o due divani, uno di fronte all’altro, in modo da creare uno spazio squadrato».

Il divano

«Quando dobbiamo mettere divano e tavolo nella stessa stanza, facciamo attenzione: dal sofà alla tv lo sguardo non dovrebbe incontrare ostacoli, perché ci impedirebbero di rilassarci completamente. Piuttosto, meglio posizionare il divano con le spalle rivolte alla zona pranzo e creare, così, un piccolo ambiente circoscritto. Mai dare, invece, le spalle col sofà alla porta d’ingresso perché inconsciamente è il punto da cui può entrare un estraneo, e una parte della nostra mente rimarrebbe sempre vigile, ostacolando il completo relax. Lo stesso discorso vale per il divano sistemato di fronte alla porta di ingresso», puntualizza Sara Bertolotti.


Le poltrone

Oltre al divano, nel soggiorno largo anche a poltrone relax, che hanno un impatto positivo sulla postura per via dell’ergonomicità. «L’ideale è creare intorno alle poltrone un angolo benessere con una pianta grassa, un mobile in legno naturale e una lampada al sale himalayano, oppure che faccia una luce soffusa», consiglia lo psicoarchitetto.

I colori

La scelta delle tonalità giuste fa la differenza. «Il mio consiglio», dice la nostra esperta, «è usare colori neutri di base (bianco, beige, grigio, tortora), per andare poi a giocare con dettagli nei toni caldi dell’arancio, giallo e rosso. In che modo? Con una parete colorata (dietro al sofà o al televisore), dei cuscini posizionati sul divano o coi quadri. I colori freddi, invece, vanno bene nella camera da letto, il luogo in cui riposare, mentre sul divano si dovrebbe raggiungere un’atmosfera solo rilassante».


I punti luce

In soggiorno, lo studio dell’illuminazione esige molta attenzione. «La luce deve essere calda, morbida e regolabile a seconda dell’attività che si sta svolgendo. Si possono inserire diverse fonti di luce laterali che generino altrettante aree da vivere a seconda dell’occasione. Le lampade devono essere puntate sulle pareti, mai dirette, soprattutto nella zona relax. Si potrebbero usare anche faretti a led cromoterapici da cambiare in base al mood del momento», consiglia Bertolotti.


Gli angoli green

Spiega l’architetto: «In salotto, è consigliatissima una pianta a foglia larga, da posizionare possibilmente in angoli o nicchie così da riempire quello spazio in modo morbido. Anche i pannelli verdi con lichene o muschio stabilizzato rendono salubre l’ambiente, purificandolo, e possono essere utilizzati come decorazione perpendicolare. Largo anche a un piccolo giardino verticale e a piantine aromatiche. Mentre è bene non mettere verde in camera da letto perché di notte le piante rilasciano anidride carbonica, quindi rendono la stanza non particolarmente salubre».


I tappeti

Davanti al divano possiamo mettere un tappeto a pelo medio-lungo, «che ci ricorda la morbidezza del terreno e recupera una parte naturale di noi stessi», consiglia l’architetto. Questo elemento ci obbliga anche a togliere le scarpe quando entriamo in casa. Un gesto non solo igienico, ma anche «un rituale percepito dal cervello come un lasciar fuori dall’abitazione lo stress. Un po’ quello che succede nelle culture orientali, dove togliere le scarpe è come disfarsi di una parte dell’armatura che abbiamo indossato al mattino per andare al lavoro», spiega Sara Bertolotti.



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