Stress

In generale, quando si parla di stress ci si riferisce a una precisa reazione dell’individuo a eventi esterni o interni all’organismo, vissuti come causa di tensione, dove per eventi esterni si intende per esempio un licenziamento o un lutto, per eventi interni una condizione di dolore fisico persistente quale, per esempio, un’artrosi deformante dolorosa. Lo […]



In generale, quando si parla di stress ci si riferisce a una precisa reazione dell’individuo a eventi esterni o interni all’organismo, vissuti come causa di tensione, dove per eventi esterni si intende per esempio un licenziamento o un lutto, per eventi interni una condizione di dolore fisico persistente quale, per esempio, un’artrosi deformante dolorosa.

Lo stress può essere parte integrante di un disturbo psichiatrico vero e proprio, come è il caso in particolare del disturbo post-traumatico da stress, che si verifica a seguito di gravi eventi traumatici quali catastrofi naturali, incendi, guerre; esistono anche altri disturbi psichiatrici che possono essere indotti dallo stress, come episodi depressivi ricorrenti all’interno di un disturbo dell’umore oppure un episodio delirante acuto.

Condizioni di accumulo di stress possono predisporre all’insorgenza di disturbi depressivi, attraverso processi di modificazione della plasticità cerebrale, che provocano la perdita di neuroni o di connessioni tra neuroni.


Note storiche

Il temine stress deriva da un vocabolo della lingua inglese che significa “tensione”. Venne coniato da Selye nel 1936, dopo che questi osservò che l’applicazione di vari stimoli dolorosi nell’animale da esperimento induceva l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Tale attivazione inizialmente costituiva una risposta adattativa a uno stimolo nocivo, cioè una reazione normale e positiva finalizzata appunto all’adattamento alla situazione insorta, ma in determinate condizioni poteva portare a malattia.

Selye aveva inoltre notato come, in presenza di stimoli nocivi stressanti, tutti gli individui reagissero nello stesso modo e aveva anche osservato quanto accadeva a seguito di un’esposizione prolungata a stress, che descrisse come una successione di 3 fasi:

  1. fase di allarme, a seguito di uno stimolo acuto, con iperattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene;
  2. fase di adattamento, in cui l’organismo reagisce recuperando una condizione di omeostasi (ovvero di equilibrio) con un’aumentata produzione di cortisolo, l’ormone prodotto appunto dalla corticale del surrene; tale condizione si verifica quando lo stress si protrae nel tempo;
  3. fase di esaurimento, in cui la parte più esterna del surrene (corteccia) non riesce più a reagire agli stimoli cronici, per cui esaurisce la propria funzionalità.

Il “fenomeno stress” era stato ampiamente indagato anche da Pavlov in Russia e da Gandtt e Liddell negli Stati Uniti, attraverso studi di etologia condotti su animali da esperimento: i cani venivano sottoposti a stimoli stressanti attraverso tecniche di condizionamento, per cui si inducevano alterazioni dell’emotività e del comportamento (irrequietezza estrema e agitazione).

Intorno al 1970 Menson osservò come l’organismo potesse adattarsi allo stress attraverso il coinvolgimento di più sistemi endocrini, in modo tale da favorire la sopravvivenza dell’individuo. Ci si accorse infatti che a parità di stimolo stressante ciascun individuo reagiva in modo diverso, comportandosi in tal senso in modo diverso rispetto a quanto indicato da Seyle.

Menson era giunto alla conclusione che le differenti risposte allo stress erano dovute alle diverse valutazioni cognitive che ciascun individuo effettuava in presenza di stress.


Si può misurare lo stress?

Lo stress deve essere valutato sotto due aspetti, vale a dire quantitativo (quanto dura lo stimolo stressante) e qualitativo (tipo di evento stressante occorso); in questo senso la perdita di un familiare rappresenta evidentemente un fattore di stress assai più grave rispetto all’idea di dover superare un, pur difficile, esame a scuola.

Lo stress costituisce, entro certi limiti di intensità e di durata, una condizione del tutto normale e utile nel momento in cui si deve affrontare e superare una particolare performance, come una gara sportiva oppure un colloquio.

All’aumentare dello stress aumenta la capacità di superamento dell’ostacolo, ma solo fino a una certa soglia, oltre la quale all’aumentare della durata e dell’intensità dello stress corrisponde una riduzione della prestazione, che può portare il soggetto a non riuscire più a superare l’ostacolo.

Ma è possibile misurare lo stress?

Attualmente esistono specifici strumenti di valutazione, detti scale, che forniscono i cosiddetti punteggi di stress e valutano anche gli eventi stressanti della vita e la loro frequenza nella popolazione generale. Grazie a tali questionari o scale di valutazione è possibile misurare il fenomeno stress in modo oggettivo, ponendo a confronto individui diversi.


C’è rapporto tra stress e disturbi psichiatrici o organici?

Il rapporto tra stress e patologia psichiatrica è stato ampiamente indagato e ciò ha portato a individuare le principali patologie psichiatriche a esso correlate, rappresentate da disturbi depressivi, disturbi bipolari (alternanza di fasi maniacali e depressive), disturbi d’ansia, disturbo psicotico breve (variante particolare di disturbo psicotico che si risolve in pochi giorni, di solito in meno di un mese, con la scomparsa dell’elemento stressante ad esso correlato) e schizofrenia.

Lo stress costituisce inoltre un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie organiche quali l’infarto del miocardio, l’ipertensione arteriosa essenziale, l’ulcera peptica e l’asma bronchiale.


Trattamento

Lo stress di per se stesso chiaramente non può essere trattato, ma semplicemente ridotto, tuttavia possono essere adeguatamente curate tutte le patologie sia psichiatriche sia organiche a esso correlate.

Esistono tecniche di rilassamento e di desensibilizzazione, soprattutto per i disturbi d’ansia e per i disturbi depressivi, che possono rivelarsi utili, specie se associate a farmaci antidepressivi che agiscono sul sistema serotoninergico o su quello noradrenergico.

Per quanto riguarda i disturbi dell’umore, come i disturbi bipolari in fase maniacale, possono essere somministrati stabilizzanti dell’umore in associazione a neurolettici atipici (ma anche tipici, se ben tollerati).

Il disturbo psicotico breve può talvolta risolversi spontaneamente in seguito alla scomparsa del fattore stressante, anche se in genere vengono impiegati neurolettici atipici o classici.

La schizofrenia viene sempre trattata con neurolettici preferibilmente atipici, ma anche classici.

I farmaci antiansia (ansiolitici), cioè le benzodiazepine, possono essere utili nei vari disturbi, ma devono essere impiegate per brevi periodi di tempo, onde evitare fenomeni di dipendenza.

Alla terapia farmacologica può essere associata la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, a seconda dei casi.

Le patologie organiche associate a stress possono essere curate con farmaci specifici per quel determinato tipo di disturbo organico: per esempio l’ipertensione arteriosa essenziale viene trattata con la somministrazione di farmaci antipertensivi. [C.M., J.S.]