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Veganesimo: è giusto eliminare tutti i cibi animali?

Neal Barnard, celebre professore americano, sostiene l’alimentazione vegana e la rinuncia alla sperimentazione animale. Ma le sue tesi aprono la strada a molte contestazioni

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Negli ultimi anni abbiamo imparato ad associare l’aggettivo “responsabile” ad ambiti come il consumo di risorse e il turismo, per indicare una più forte attenzione all’impatto che i comportamenti individuali hanno sul benessere generale.

Ma è possibile parlare anche di una medicina responsabile? Negli Stati Uniti lo fa Neal Barnard, professore associato di medicina presso la George Washington University. Lo studioso ha fondato il Physicians Committee for Responsible Medicine, ovvero il Comitato dei medici per la medicina responsabile.

Famoso in patria come medico vegano, sarà a Milano il 12 e 13 maggio, per partecipare a “The vegetarian Chance – Mangia la foglia, salva il pianeta”, un festival internazionale di cucina e cultura vegetariana, con incontri, dibattiti, laboratori per bambini e show cooking (info: thevegetarianchance.org). In quell’occasione Barnard spiegherà le proprie teorie.

Starbene ha ottenuto, in anteprima, un’intervista esclusiva al discusso medico.


Cosa intende per medicina responsabile?

«È quella che consente di salvare e migliorare la vita umana e quella animale, grazie a una ricerca scientifica etica ed efficace, condotta senza la sperimentazione su animali, e attraverso diete a base vegetale. In qualità di medici, infatti, possiamo responsabilizzare i nostri pazienti perché prendano il controllo della loro salute ricorrendo a una dieta vegetale, che può prevenire molteplici malattie croniche e curarle, se già insorte».


Che tipo di nutrizione vegetale sostiene il Comitato per la medicina responsabile?

«Raccomanda pasti a base di alimenti che rientrano nel cosiddetto Power Plate, cioè frutta, verdura, cereali integrali e legumi, con proporzioni a piacere tra i 4 gruppi. Questi gruppi di alimenti sono naturalmente a basso contenuto di grassi, quindi tendono ad essere poveri di calorie. Con molte fibre e poco grasso, ci si sente sazi molto prima che si abbia esagerato con le calorie. Finché si consuma una varietà di cibi, assumendo sufficiente energia e includendo una fonte affidabile di vitamina B12 (assumere un integratore di questa vitamina è essenziale per chi segue una dieta vegana) si avranno tutti i nutrienti di cui si ha bisogno. Inoltre una dieta a base vegetale può essere facilmente adattata anche per soddisfare le esigenze di coloro che soffrono di allergie o intolleranze alimentari».


Non c’è il rischio, evidenziato anche da un recente studio di Harvard, di eccedere con i cibi lavorati?

«Secondo me lo studio ha solo dimostrato che è consigliabile evitare il cibo spazzatura, come caramelle e bibite. Noi, oltre al Power plate, diamo il via libera anche ad alcuni alimenti vegani “elaborati” (come pasta, pane, tofu, bevande vegetali, tempeh, eccetera), perché le alternative vegetali alla carne e ai prodotti lattiero-caseari spesso forniscono un ponte importante per passare a una dieta vegana».


Perché escludere ogni alimento di origine animale?

«Ritengo che gli esseri umani non traggano beneficio dal consumo di prodotti animali. Solo per fare alcuni esempi: carne, latticini e uova sono ricchi di grassi saturi e colesterolo, fortemente collegati a condizioni come obesità, malattie cardiache, diabete e Alzheimer. Mangiare prodotti animali aumenta anche il rischio di cancro: secondo alcune ricerche, i latticini sono legati al cancro al seno, alla prostata e ad altri tumori».


Boccia anche un consumo moderato di prodotti animali?

«Quando si tratta di cibi che possono farci ammalare, perché includerli nella nostra dieta? La nozione di moderazione si applica a ciò che può farci bene, non a ciò che è dannoso. Inoltre, allontanare il rischio della tentazione è un ottimo modo per predisporsi al successo quando si segue una dieta sana. Come è difficile smettere di fumare se ci concediamo una sigaretta occasionalmente, così quando infrangiamo la buona abitudine di seguire una dieta salutare tutti i giorni, è più facile cadere in quella trappola regolarmente».


Sul fronte della ricerca a che punto è lo studio di alternative alla sperimentazione animale?

«Ci sono già molti ottimi metodi di ricerca senza l’uso di animali. Possiamo studiare il diabete, il cancro e le condizioni infiammatorie nelle cellule umane, e possiamo farlo molto meglio che studiandoli nei topi. In tutto il mondo, i governi e l’industria stanno rapidamente adottando nuovi metodi di ricerca che sostituiscono gli esperimenti sugli animali. Negli Stati Uniti, sono stati recentemente delineati piani per sostituire gli esperimenti sugli animali con metodi efficaci e rilevanti per l’uomo, come organi su chip (sono costituiti da canali di diametro inferiore al millimetro, in cui sono inserite migliaia di cellule umane viventi estratte da un organo particolare, ndr), cellule staminali e metodi computazionali (che sfruttano i computer, ndr). Ma i test sugli animali non devono essere sostituiti con un’alternativa specifica, senza capire prima se quel test è realmente necessario».


Quale sarebbe allora il percorso da intraprendere per una ricerca davvero responsabile?

«Sosteniamo una ricerca più intelligente e migliore utilizzando pazienti e popolazioni umane, nonché cellule, tessuti e metodi computazionali. Il ricercatore dovrebbe chiedersi: quale ricerca è necessaria per migliorare la salute umana? Spesso si tratta di ricerche condotte da un punto di vista etico o di dati che abbiamo già raccolto in un modo nuovo. I test sugli animali sono spesso condotti per ragioni non scientifiche, per soddisfare i requisiti normativi. Stiamo lavorando con le parti interessate per cambiare questa situazione e sostenere l’uso di approcci basati sull’uomo».


«Perché noi non siamo d’accordo»

Le tesi di Barnard suscitano molti dubbi, che abbiamo girato a due esperti italiani.

↘ Davvero i prodotti animali vanno eliminati del tutto? Non traiamo proprio alcun beneficio da un loro consumo moderato?

«Le meta analisi più recenti ci dicono che per prevenire o curare il tumore e le altre patologie citate da Barnard, non serve evitare carne e latticini», dichiara Lucilla Titta, nutrizionista ricercatrice presso il dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. «Non c’è alcuna reale prova che carne e latticini vadano del tutto eliminati. Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro raccomanda di non consumare più di 500 g di carne rossa fresca e 50 g di carne conservata a settimana, e non dice nulla sui latticini, se non che esiste una correlazione tra l’assunzione di latte e la protezione dal cancro al colon (di latte e yogurt si raccomanda comunque non più di 3 porzioni al giorno, 2-3 a settimana per il formaggio). Anche la scienza più condivisa sottolinea che mangiamo troppi cibi di origine animale, ma non li esclude del tutto da una dieta sana».


↘ Abbiamo già valide opzioni che permettano di rinunciare alle sperimentazioni sugli animali?

«Si sta lavorando per cercare metodi più rapidi nei risultati, più efficaci e meno costosi e ogni anno si riduce circa del 2-4% il ricorso agli animali, ma siamo ancora lontani dal potervi rinunciare. In ambito farmacologico, peraltro, sono obbligatori per legge» spiega Giuliano Grignaschi, responsabile Animal Care Unit dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. «I metodi alternativi validati sono pochissimi e per lo più usati nell’ambito della tossicologia acuta, cioè per valutare l’irritazione cutanea e oculare delle sostanze. Per la ricerca di base, quella che studia per esempio i meccanismi delle malattie, ci sono per ora solo metodi complementari (come appunto organi su chip o i modelli al computer), ma non permettono ancora di abbandonare del tutto il ricorso agli animali. Un’eventuale rinuncia significherebbe una diminuzione nel livello di sicurezza di farmaci, dispositivi biomedici e terapie».


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Articolo pubblicato sul n. 21 di Starbene in edicola dal 08/05/2018

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