Microplastiche, ora ritrovate anche nello sperma umano

Uno studio italiano, condotto nella Terra dei Fuochi, ha rilevato per la prima volta la presenza di frammenti di microplastiche nel liquido seminale di sei giovani uomini. A gennaio scorso erano state rintracciate anche nelle urine



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di Erika Tomasicchio

Sono dappertutto nell’ambiente, ma ormai le ritroviamo anche nel nostro organismo. Uomo o donna non fa differenza. Dopo essere state rintracciate in sangue, polmoni e placenta umana, le microplastiche fanno ora la loro comparsa anche nello sperma. A rivelarlo è uno studio italiano, realizzato da un gruppo di ricercatori di diversi atenei (Salerno, Napoli, Ancona), coordinato dal dottor Luigi Montano, uroandrologo dell’Asl Salerno, nonché past president della Società italiana della riproduzione umana, che le aveva rintracciate a gennaio scorso anche nelle urine.

L’indagine svolta nella Terra dei Fuochi

Lo studio, condotto grazie alla microspettroscopia Raman, tecnica di analisi microchimica in dotazione al Politecnico delle Marche, rientra nel più ampio progetto EcoFoodFertility, primo progetto di biomonitoraggio umano basato sugli indicatori riproduttivi, in particolare sullo spermatozoo “sentinella” della salute ambientale e generale, che analizza il rapporto tra ambiente, alimentazione, stili di vita e fertilità a partire dalle aree più inquinate d’Italia.

286018«Si tratta del primo studio al mondo che trova microplastiche nello sperma, spiegandone il possibile meccanismo di passaggio» spiega il dottor Montano (nella foto), riferendosi alla ricerca pubblicata in preprint sulla rivista internazionale Science of the Total Environment e illustrata in diversi convegni. «Su un campione di dieci uomini, sani e non fumatori, d’età media tra i 23 e i 24 anni, residenti nell’area della cosiddetta Terra dei Fuochi (il territorio tra la provincia di Napoli e l'area sud-occidentale della provincia di Caserta), sei presentavano microplastiche nello sperma.

Il loro liquido seminale conteneva sedici diversi frammenti di microplastiche di dimensioni comprese tra i 2 a 6 micron, ossia più piccoli di un granellino di pulviscolo. Si tratta in particolare di polipropilene (PP), polietilene (PE), polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS), polivinilcloruro (PVC), policarbonato (PC), poliossimetilene (POM) e materiale acrilico. I danni delle microplastiche sui tessuti sono stati dimostrati da vari studi, condotti su pesci e topi, tuttavia ad oggi non esistono analoghi studi realizzati sull’uomo», precisa Montano.

A gennaio 2023 lo stesso gruppo di studiosi aveva rintracciato, per la prima volta, la presenza di microplastiche anche nelle urine, con una ricerca svolta su sei donatori, stavolta uomini ma anche donne tra i 16 e i 35 anni che vivevano tra Salerno e Napoli, poi pubblicata sulla rivista internazionale Toxics.

La plastica entra nell’organismo e si accumula

«La plastica fa il suo ingresso nell’organismo tramite vari canali: viene introdotta per via cutanea attraverso detergenti e cosmetici, tramite gli alimenti e per via respiratoria, attraverso il particolato atmosferico. Allo sperma i frammenti sembrano accedere più che per la barriera ematotesticolare, attraverso l’epididimo, struttura che circonda il testicolo e le vescicole seminali, che peraltro sono più suscettibili all'infiammazione», dice l'esperto.

«È possibile che con il tempo le particelle si accumulino, con serie conseguenze per la salute. Le microplastiche hanno dimostrato nei modelli animali di avere un effetto ossidativo, pro-infiammatorio, genotossico, con danni sul materiale genetico, proteine e lipidi. Potrebbero indurre malattie croniche e degenerative, tumori, ipertensione. Inoltre le microplastiche sono in grado di veicolare altri tipi di contaminanti ambientali, come metalli pesanti, diossine, ftalati e bisfenoli che notoriamente hanno effetti negativi sugli organi riproduttivi».

Lo sperma, specchio della salute maschile

La presenza di microplastiche nei fluidi e negli organi umani preoccupa – si legge nell’abstract dello studio – perché, come evidenziato da recenti studi su modelli animali, potrebbero causare alterazioni di diverse funzioni fisiologiche, tra cui la riproduzione.

Dato il declino globale della qualità del seme negli ultimi decenni, è quindi necessario agire per fermare l'aumento esponenziale dei rifiuti di plastica poiché influisce in maniera importante sulla riproduzione.

Come ridurre gli effetti delle microplastiche nel corpo umano

«Ad oggi esistono sostanze che per esempio possono ridurre il bioaccumulo di metalli pesanti nel corpo umano, ma non ce ne sono ancora per la plastica», precisa Montano.

«Si possono, tuttavia, ridurre gli effetti proossidanti e proinfiammatori che i contaminanti in generale ed anche le stesse microplastiche producono nel corpo, modulando e controbilanciando tali effetti attraverso diete come quella mediterranea, in particolare con alimenti bio perché più ricchi di sostanze antiossidanti e detossificanti, come per esempio i flavonoidi contenuti nei vegetali».

Occhio ai cosmetici contenenti microplastiche

Nel 2020 in Italia è scattato per legge il divieto alle microplastiche nei cosmetici e detergenti da risciacquo. Uno stop previsto dalla legge di Bilancio 2018, che tuttavia non comprende tutti i prodotti in commercio.

Perciò è importante privilegiare i detergenti naturali e leggere sempre con attenzione le etichette quando acquistiamo creme, lozioni e struccanti da applicare sulla nostra pelle, evitando i prodotti che indicano nell’elenco degli ingredienti queste sigle: Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon, Polyethylene terephthalate (PET) e Polypropylene (PP).


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