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Le costruzioni per bambini sono terapeutiche. Anche per gli adulti

Altro che gioco da ragazzi. Le costruzioni appassionano anche gli adulti. E hanno un risvolto terapeutico che forse non ti aspetti. Leggi qui

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di Barbara Gabbrielli


Per favore, non chiamatelo giocattolo. Anche se ha accompagnato la vostra infanzia, e ora popola quella dei vostri figli, il Lego® è piuttosto un “sistema altamente sofisticato di mattoncini a incastro”, secondo la definizione formulata per la prima volta nel film The Lego movie del 2014.

Non che sia venuta meno la componente ludica, anzi. È solo che le mitiche costruzioni hanno varcato i confini delle camerette, per approdare nei garage degli hobbisti, negli studi degli artisti, nelle sale riunioni delle aziende, e sui tavoli di psicoterapeuti e psicopedagogisti. «Gli adulti sono entrati a pieno nel target della Lego, che per loro crea set da migliaia di pezzi e svariate centinaia di euro, e cura con molta attenzione le community di appassionati nate in tutto il mondo», spiega Gianluca Cannalire, vicepresidente di ItLUG- Italian LEGO users group. Cannalire ha 47 anni, fa il tecnico informatico e possiede un milione e mezzo di mattoncini.


Fanno emergere quello che hai dentro

È un tipico Afol, cioè un Adult fun of Lego, un adulto appassionato di Lego. Ce ne sono migliaia in tutta Italia. Si scambiano pezzi, realizzano opere comunitarie, si ritrovano nel corso di eventi spettacolari come il prossimo Bricks in Florence Festival (9-11 novembre a Firenze, bricksinflorencefestival.it).

«Costruire mi aiuta a staccare dalla routine. Cercare l’incastro perfetto è sfida stimolante», racconta. E anche gli esperti confermano i vantaggi psicologici che derivano dal “giocare” con il Lego. «Questi mattoncini possono prendere qualsiasi forma nelle mani di chi li maneggia. Liberano la fantasia, stimolano il pensiero laterale e predispongono al ragionamento astratto. Servono a far emergere quello che si ha dentro, a creare qualcosa di ideale superando la razionalità. Per questo danno benessere», spiega Stefania Ortensi, psicoterapeuta di Psicosport Milano.

«E non è un caso che i mattoncini e i piccoli personaggi vengano utilizzati dagli psicologi come test proiettivi per far emergere contenuti inconsci e ricostruire dinamiche emotive e relazionali. Come diceva Platone, si scopre più di una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione».


Migliorano le relazioni in azienda

Sarà per questo che alla Lego ormai non si brevettano più solo i mattoncini ma anche metodi. Come la recente terapia per affrontare i disturbi dello spettro autistico, e l’ormai consolidato Lego® Serious Play®, un metodo per migliorare la comunicazione interpersonale e favorire i processi creativi.

Creato per cambiare il modo in cui le persone lavorano, Lego® Serious Play® è adottato nelle aziende, su gruppi o sul singolo, da un facilitatore certificato con kit specifici di mattoncini. «Questo approccio consente di ottenere in otto ore risultati che normalmente richiedono mesi di lavoro», assicura Daniela Chiru, formatore, consulente di carriera e facilitatore certificato Lego® Serious Play®. «Perché contribuisce a creare coesione, motivazione e cooperazione, permette di lavorare sulla leadership, sulla perseveranza e sull’autostima».

E a chi si chiede come sia possibile raggiungere tutto ciò con delle semplici costruzioni, la dottoressa Chiru spiega: «Il gioco è un modo naturale per adattarci, per sviluppare delle abilità, per mantenerci aperti alle nuove opportunità o affrontare la paura di un cambiamento». Da bambini, come da adulti.



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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene in edicola dal 6/11/2018

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