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Come comportarsi sui social: le regole da rispettare

Usare correttamente i social: i suggerimenti di Riccardo Pozzoli, esperto di comunicazione, per non farsi tentare da atteggiamenti sbagliati quando si chatta, si posta, si risponde, si commenta

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di Francesca Trabella e Gerardo Antonelli


Sono più di 43 milioni gli italiani attivi sui social, come spiega il report Digital 2022 dell'agenzia creativa We are social. Non solo: in media, il numero di piattaforme utilizzate è pari a 6, cui vengono dedicate ogni giorno 1 ora e 47 minuti. Comportarsi in maniera corretta, anche sui social, diventa quindi fondamentale. A questo tema Riccardo Pozzoli, imprenditore, startupper e comunicatore, ma soprattutto insider del mondo digitale, ha dedicato un libro: Smetto quando voglio (ma anche no). 21 giorni per scoprire come stare sui social in modo consapevole (DeAgostini).

«I social media sono la prima piattaforma di comunicazione lasciata in completa autogestione agli utenti», spiega l'autore. «A differenza dei media tradizionali, infatti, non prevedono un approccio dall'alto verso il basso, da pari a pari. Proprio grazie a questa caratteristica, chiunque li utilizzi diventa un influencer: ciò che posta ha un certo effetto sui suoi follower. Ecco, allora, che ognuno di noi è chiamato a una doppia responsabilità: cioè, a parlare e ad agire con piena coscienza dell’impatto e delle possibili conseguenze e a vagliare ciò che trova sui profili degli altri, perché non è scontato che dicano sempre (tutta) la verità». Per aiutarci a navigare nel mare magnum dei social, Pozzoli ha messo a punto un’interessante analisi dei classici vizi capitali applicati ai social.


  • Avarizia: limitarsi a vedere i contributi altrui, senza mai intervenire 

    «Intendiamoci, è legittimo scegliere che cosa tenere per noi», puntualizza l'autore. «Se però non siamo disposti a dare qualcosa, per esempio i dettagli della nostra vita privata, non possiamo neppure pretenderlo né cercarlo negli altri». L'antidoto al vizio? Più equilibrio tra ciò che condividiamo e ciò che chiediamo. Fra l'altro, trovando il coraggio di esporci un po' di più, guadagniamo la vicinanza e la solidarietà altrui.


  • Invidia: usare i social per confrontarci con gli altri, desiderando con rancore quello che mostrano di avere e fare 

    «Quando ci assale, consideriamo che ciò che lo scatena potrebbe essere finto, oppure solo parzialmente vero», dice Pozzoli. «Meglio ancora: non lasciamo che siano i condizionamenti sociali a dirci che cosa desiderare e iniziamo a guardarci dentro per capire ciò che ci rende felici». Infine, se l’invidia è diretta verso qualcuno che è migliore di noi in un campo, trasformiamola in ammirazione, cioè in energia del cambiamento.


  • Ira: inalberarsi, agire in modo violento e cercare vendetta 

    Sui social è molto presente e contagiosa, tant'è che le risse virtuali e le campagne d'odio sono all'ordine del giorno. Il fatto è che «internet acutizza il problema del controllo degli impulsi: se ci arrabbiamo possiamo dirlo al mondo in tempo reale». Siamo consapevoli del meccanismo: ogni volta che ci innervosiamo, domandiamoci: è necessaria e opportuna una nostra reazione pubblica immediata? Rivalutiamo quindi l'indifferenza, «un’arma intelligente, in un mondo che si serve di frasi choc per scuotere l’attenzione, più che per esprimere punti di vista sulle cose».


  • Gola: essere incapaci di controllare le proprie pulsioni e volere sempre di più
     
    Nei social si concretizza nell'essere presenti sul maggior numero di piattaforme, a qualsiasi ora, condividendo di tutto e abbuffandosi dei contenuti altrui. «"Semplificare" è la parola d’ordine», dice Pozzoli, che racconta di non frequentare più Facebook (per la sua attività ha una marcia in meno e gli portava via troppo tempo). Un trucco: se smettiamo di pensare che i social siano il luogo in cui presentare la versione migliore di noi stessi, verrà più facile ridurre la produzione e la consultazione di post e stories.


  • Superbia: avere una stima esagerata di sé, che porta a guardare gli altri dall’alto in basso

    «In realtà, i superbi non sono così certi del proprio valore e si mettono in mostra per ottenere l’approvazione necessaria a tenere a bada la loro insicurezza», dice Riccardo Pozzoli. L'antidoto consiste nel rafforzare la propria autostima sana, imparando a non farla dipendere dal giudizio altrui. Per non cadere in tentazione, poi, meglio evitare Instagram, il network più narcisista in assoluto: «È basato sulle immagini più che sui contenuti, e per di più su immagini di un certo livello estetico. Non a caso è prediletto dagli influencer della moda, dalle celebrities e da tutti coloro che desiderano mettersi in qualche modo "in vetrina". Io stesso ogni tanto mi ritengo troppo superbo sul mio profilo, quindi mi sforzo poi di non prendermi troppo sul serio!».


  • Lussuria: desiderare in modo esagerato di soddisfare il piacere del sesso

    Non è difficile immaginare come si manifesti nei social, tra piattaforme per gli incontri e abitudini come il sexting, cioè lo scambio di messaggi hot, né quali siano i suoi rischi, a partire dalla diffusione di contenuti privatissimi. Il consiglio per gestirla? Sperimentare, «ma molto gradualmente. Ciascuno deve capire ciò che è meglio per se stesso. Se pubblichiamo una foto di un momento privato, ma ci sentiamo a disagio, sapremo qual è il confine che non vogliamo oltrepassare».


  • Accidia: non provare interesse per niente 

    «Sono molti gli utenti dei social accidiosi che vegetano anche varie ore al giorno, passando da un profilo all’altro e annullandosi di fronte allo schermo», testimonia l’autore. Per loro vale la regola di non rimanere in balia dei device ma decidere quanti minuti dedicare ai social, oppure disconnettersi dalla rete in alcune occasioni quotidiane, magari durante i pasti o prima di andare a letto.


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