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Linfografia

Esame radiologico dei vasi linfatici e dei linfonodi dell’addome previa iniezione di un mezzo di contrasto iodato.


Indicazioni

Ideata da Kinmonth nel 1952, questa tecnica è stata a lungo l’unico metodo di indagine radiologica del sistema linfatico. Oggi è stata sostituita da metodiche più dirette, come la TC e la risonanza magnetica, anch’esse in grado di evidenziare i linfonodi anomali.

La linfografia resta indicata per alcuni tipi di cancro (testicoli, cervice uterina) o alcune emopatie maligne (linfomi, morbo di Hodgkin, leucemie), per pianificare un trattamento e seguire la regressione della malattia, dal momento che i linfonodi hanno la peculiarità di trattenere le cellule neoplastiche.


Preparazione e svolgimento

La linfografia si svolge nell’arco di 2 giorni. Non è necessario che il paziente sia a digiuno. Il primo giorno il radiologo inietta con un piccolo ago, in entrambi i piedi e in uno degli spazi interdigitali, un colorante blu che si diffonde rapidamente nei sottili vasi linfatici, in genere invisibili, del piede stesso. In seguito il radiologo pratica un’anestesia locale e sceglie, per entrambi i piedi, quello tra i vasi linfatici resi visibili che più si presta all’introduzione di un piccolo catetere. Quest’ultimo viene in seguito collegato a un sottile tubo a Y e a un sistema di iniezione lenta e uniforme, che diffonde un mezzo di contrasto spesso oleoso nelle vie linfatiche delle gambe, nell’inguine e nell’addome. Le vie linfatiche delle gambe divengono visibili dopo 15 minuti, quelle delle cosce dopo 30; sono necessarie circa 2 ore per opacizzare il dotto toracico. Man mano che il colorante si fa strada nella rete linfatica, il radiologo esegue una serie di radiografie all’altezza del bacino e della radice degli arti inferiori, poi dell’addome e del torace, sotto diverse angolazioni. Queste radiografie, dette del primo giorno, permettono di visualizzare la rete dei dotti linfatici e di individuare eventuali vie formatesi per aggirare un ostacolo. Una volta sfilato il catetere, l’incisione viene suturata.

Il secondo giorno, il medico effettua nuove radiografie dell’addome e del torace, dette tardive, in diverse angolazioni. Queste radiografie sono spesso più leggibili di quelle del giorno precedente, in quanto parziali evacuazioni hanno fatto scomparire eventuali sovrapposizioni, e l’immagine risulta più chiara. Tutta la procedura è atta soprattutto a mostrare i linfonodi profondi e il loro grado di opacizzazione. La linfografia viene praticata talvolta nel braccio, per mettere in evidenza i linfonodi della parte superiore del corpo.


Controindicazioni

L’iniezione del mezzo di contrasto iodato può provocare in alcuni soggetti una reazione allergica (nausea, vomito, eruzioni cutanee). Prima di procedere all’esame, il medico si accerta che il paziente non abbia mai presentato allergie (asma, eczema, intolleranza allo iodio e così via). In caso contrario, prescrive un trattamento antiallergico da seguire per qualche giorno prima dell’esame e dedica al soggetto un’attenzione particolare durante e dopo la linfografia. La linfografia è controindicata anche nei soggetti che soffrono di insufficienza respiratoria grave o in quelli con edemi agli arti inferiori, che rendono difficile individuare i dotti linfatici.


Risultati

Le radiografie, in genere disponibili subito dopo la linfografia, vengono sottoposte al medico che ha prescritto l’esame.


Effetti secondari

Può accadere che alcuni pazienti provino dolore durante l’iniezione del mezzo di contrasto iodato. In genere, la procedura si accompagna a un senso di calore in tutto il corpo. Nei giorni successivi all’esame, il colorante, diffondendosi nell’organismo, può modificare il colorito del paziente. Viene eliminato poco a poco con le urine, che appaiono bluastre.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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