• Magazine
  • Calcola e scopri
  • Esperti
Starbene
  • Medicina A-Z
  • Salute
    • News
    • Problemi e soluzioni
  • Alimentazione
    • Diete
    • Dimagrire
    • La dieta di Starbene
    • Mangiare sano
    • Ricette della salute
  • Diete
  • Bellezza
    • Capelli
    • Corpo
    • Viso
  • Fitness
    • Esercizi
    • Palestra fai da te
    • Sport
  • Sessualità
    • Amore
    • Coppia
    • Sesso
  • Vivere meglio
    • Corpo e mente
    • Psicologia
    • Rimedi naturali di benessere
  • Oroscopo
  • Video
ABBONATI
  • Home
  • Medicina A-Z
  • Insufficienza coronarica

Insufficienza coronarica

Incapacità delle arterie coronarie di fornire un apporto di sangue ossigenato adeguato alle esigenze del cuore, condizione nota anche come cardiopatia ischemica o malattia coronarica.


Tipi di insufficienza coronarica

Lo squilibrio che si viene a creare tra fabbisogno e apporto di sangue ossigenato può essere il risultato di due diversi meccanismi. Un’insufficienza coronarica primaria (la cui causa è sconosciuta) si traduce in una riduzione del flusso sanguigno nelle arterie coronarie, mentre un’insufficienza coronarica secondaria (di cui si conosce la causa) corrisponde a un aumento della richiesta di ossigeno, per esempio nel corso di uno sforzo fisico, e all’impossibilità da parte del cuore di apportare tale supplemento di ossigeno.


Frequenza

Nei Paesi industrializzati, questa patologia è estremamente diffusa. In un gran numero di casi insorge improvvisamente in uomini e donne di mezza età, in buone condizioni di salute, ma i più colpiti sono gli anziani di età superiore ai 65 anni.

Nel corso degli ultimi 25 anni, il numero di decessi e invalidità legati all’insufficienza coronarica è diminuito. La ragione di questo calo potrebbe consistere da una parte in un miglior controllo dell’ipertensione arteriosa, che ne è una delle cause principali, dall’altra nei progressi tecnici compiuti nel campo dell’angioplastica e del bypass aortocoronarico. Inoltre, il trattamento dell’infarto del miocardio in fase acuta è diventato più efficace da quando sono state potenziate le strutture d’urgenza, mobili e ospedaliere, ed è stato introdotto l’utilizzo precoce dei trombolitici.


Cause

L’origine più comune di un’insufficienza coronarica è l’aterosclerosi: le coronarie vanno incontro a progressiva ostruzione via via che sulle loro pareti si depositano placche costituite da una sostanza grassa ricca di colesterolo, l’ateroma. Un trombo (coagulo sanguigno), formatosi a contatto con la superficie rugosa di queste placche, può in seguito aggravare la stenosi delle coronarie sino a determinarne l’occlusione. Le cause dell’aterosclerosi sono molteplici e connesse tra loro. I principali fattori di rischio sono la predisposizione genetica, malattie come il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa o determinate abitudini di vita (tabagismo, mancanza di attività fisica, sovrappeso e un’alimentazione ricca di latticini e grassi animali, che provoca un aumento eccessivo della colesterolemia). L’aumento dei livelli ematici di omocisteina (un aminoacido) e fibrinogeno costituisce un ulteriore fattore di rischio.

L’influenza della personalità, del comportamento e dello stress è ancora controversa. Alcuni medici pensano che l’infarto del miocardio sia più frequente nei soggetti con una personalità definita come di tipo A, attivi e intraprendenti (eternamente sotto pressione, sempre con l’occhio all’orologio, individui che non sopportano i ritardi e interrompono di continuo l’interlocutore). Si sa inoltre che l’infarto tende a colpire chi cade vittima della depressione, per esempio in seguito alla morte di un parente stretto o alla perdita del lavoro. Altri meccanismi riducono l’afflusso di ossigeno al cuore: una lesione dei piccoli vasi coronarici (microangiopatia), come nel diabete, un ispessimento della parete cardiaca, una riduzione dell’ossigeno nel sangue o l’incapacità del muscolo cardiaco di utilizzarlo.


Sintomi e segni

L’ateroma delle coronarie, che peraltro rimane a lungo asintomatico, può manifestarsi sia con angina pectoris, sia con infarto del miocardio.

L’angina pectoris è caratterizzata da oppressione o dolore toracico, che nella sua manifestazione classica vengono scatenati da uno sforzo e si attenuano a riposo. Può trattarsi di un dolore sordo al centro del petto oppure di una sensazione di costrizione che si propaga al collo o scende lungo il braccio (più spesso quello sinistro). In alcuni casi il dolore rimane localizzato al collo o al braccio. Il dolore causato dall’angina pectoris è tipico: spesso insorge dopo sforzi fisici della stessa intensità (per esempio dopo aver fatto una rampa di scale) e scompare dopo 1-2 minuti di riposo.

L’angina pectoris subentra quando il miocardio è costretto a compiere un lavoro più intenso, ma non riceve abbastanza sangue per farvi fronte. Se, per esempio, l’irrorazione di una regione del miocardio è completamente interrotta dalla presenza di un trombo, nella zona in questione si verifica un infarto (trombosi coronarica o crisi cardiaca). Il suo sintomo principale è un dolore intenso simile a quello dell’angina pectoris, ma che a differenza di quest’ultimo non si attenua a riposo e non necessariamente si esacerba sotto sforzo. Il malato può sentire freddo, sudare, accusare nausea e debolezza, talvolta perdere conoscenza.

L’angina pectoris e l’insufficienza coronarica possono determinare disturbi della conduzione cardiaca o del ritmo come l’aritmia (irregolarità del battito cardiaco), la cui intensità va dalle extrasistoli (contrazioni premature) alla tachicardia (accelerazione) e alla fibrillazione ventricolare (contrazione irregolare e inefficace del miocardio). Quest’ultima porta rapidamente alla perdita di coscienza e alla morte se non si risolve grazie a una defibrillazione elettrica (interruzione delle contrazioni anormali, non coordinate e continue del cuore applicando uno shock elettrico al torace).


Diagnosi ed esami

L’insufficienza coronarica può tradursi in una serie di sintomi tipici, che non lasciano dubbi riguardo alla diagnosi. Quest’ultima è poi confermata da alcuni esami complementari: elettrocardiografia, se si sospetta un infarto del miocardio, misurazione dei livelli ematici di creatinchinasi e delle transaminasi ALT e AST (enzimi prodotti dalla zona del miocardio colpita da necrosi). Un malato soggetto a crisi intermittenti di angina pectoris deve essere monitorato con esami elettrocardiografici, praticati sia a riposo sia durante attività fisica (prove da sforzo alla cyclette o al tapis roulant).

Se l’angina pectoris è frequente e invalidante, se le sue caratteristiche si modificano nel tempo o se è di recente insorgenza, lo stato del paziente può essere valutato con l’imaging cardiaco: l’angiografia coronarica, o coronarografia (radiografia previa iniezione di una sostanza radiopaca nelle coronarie), fornisce dati precisi e dettagliati riguardo alla sede delle stenosi (restringimenti o occlusioni) coronariche e alle eventuali lesioni miocardiche associate. Questi dati permettono di scegliere il miglior trattamento, medico o chirurgico.


Trattamento

L’angina pectoris trae beneficio da tutta la gamma dei farmaci che migliorano la circolazione coronarica o riducono il lavoro del cuore durante l’attività fisica: tra questi, la nitroglicerina e altri nitroderivati, i b-bloccanti, i vasodilatatori e i calcioantagonisti. In caso di insufficienza cardiaca, i vasodilatatori (ACE-inibitori) possono ottimizzare le performance cardiache. Se il trattamento medico non dà risultati o se sussistono lesioni molto gravi delle arterie coronarie, si può migliorare l’irrorazione del miocardio con un bypass aortocoronarico o un’angioplastica transluminale percutanea (dilatazione mediante palloncino della coronaria stenotica). L’infarto del miocardio è un’emergenza da affrontare in ambiente ospedaliero, somministrando trombolitici nel tentativo di sciogliere i trombi o, di preferenza, dilatando l’arteria responsabile con l’angioplastica.


Prognosi

Una volta che i sintomi si sono instaurati, il trattamento può fare molto per evitare che si aggravino. Dalle statistiche relative ai pazienti sottoposti a bypass aortocoronarico emerge che l’80-90% è ancora vivo 5 anni dopo l’intervento. Il tasso di sopravvivenza è anche migliore quando la malattia è in fase iniziale, perché in tal caso è richiesto solo un trattamento medico, e risulta nettamente più elevato nei pazienti che smettono di fumare.

Cerca in Medicina A-Z

Chiedi a Starbene.it

( max 100 caratteri )

Dolore sotto costola sinistra

Le risposte dei nostri esperti

avatar Medicina Generale
Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

Tutte le domande Tutti gli esperti

Cerca tra le domande già inviate

Trova farmaco

Trova il farmaco che stai cercando all'interno dell'elenco completo dei farmaci italiani, aggiornato con schede e bugiardini.

Calcola
il tuo peso ideale

  • Informativa
  • Cookie Policy
  • Privacy Policy
  • Pubblicità
  • ATTENZIONE: Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull’uso di un farmaco è necessario contattare il proprio medico. Leggi il Disclaimer »

© 2020 Stile Italia Edizioni srl - Riproduzione riservata - P.Iva 11072110965