Calcoli renali: tutte le soluzioni

Si manifestano con fitte improvvise e dolore acuto dal fianco al basso ventre. Scopri come curarle o prevenirle con le cure dolci



di Claudio Buono

Senti il bisogno di andare spesso alla toilette e quando fai pipì provi dolore o bruciore? Non è detto che si tratti di una cistite, potrebbero essere i sintomi di una calcolosi

Un problema che si manifesta anche con fitte lancinanti e improvvise, che partono dal fianco per poi irradiarsi al basso ventre, segno che stai avendo una colica: il tuo uretere si contrae nel tentativo di espellere un calcolo che ostruisce e irrita le vie urinarie. Ma come si formano le pietruzze e come puoi liberartene?


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QUANDO SONO PICCOLI BASTA L’ANTINFIAMMATORIO

«I calcoli sono aggregati di cristalli composti da sali minerali, come calcio, ammonio, magnesio o da acido urico, che si formano nei reni e che di solito vengono eliminati con le urine», spiega il dottor Mirco Castiglioni, specialista in urologia e andrologo presso il Centro traumatologico ortopedico (Cto) di Milano.

«A volte, però, si depositano nelle vie urinarie e diventano sempre più grandi, formando veri e propri sassolini». Le cause sono svariate, anche se tra i fattori che predispongono al disturbo c’è uno scarso apporto giornaliero di liquidi (dovresti bere almeno 1,5-2 litri di acqua oligominerale al dì) o una dieta troppo ricca di proteine e con poca frutta e verdura.

Per diagnosticarli, il tuo medico ti prescriverà un’ecografia addominale per dare un’occhiata all’apparato urinario (reni e vescica) e valutarne la dimensione, fondamentale per la terapia. «Se sono tra i 5 e i 10 mm o meno, il semplice uso di farmaci non steroidei, i cosiddetti Fans (come ibuprofenee diclofenac) calma il dolore e mantiene rilassato l’uretere, facilitando l’espulsione spontanea del calcolo tramite l’urina», spiega l’esperto. Indicativamente viene consigliata 1 compressa, fino al miglioramento dei sintomi.

SE DI DIMENSIONI MEDIE, CI VOGLIONO LE ONDE D’URTO

In caso di calcoli che non si risolvono con gli antinfiammatori e per quelli che, dall’ecografia risultano più voluminosi (più di 10 mm ma non oltre i 20) dovrai sottoporti alla cosiddetta ‘litotrissia extracorporea’. È una tecnica che sfrutta l’effetto meccanico delle onde d’urto, un particolare tipo di onde sonore generate da un apparecchio chiamato litotritore.

Con l’aiuto di un ecografo o di un fluoroscopio (uno strumento a raggi X), lo specialista è in grado di indirizzarle in modo mirato, così da colpire soltanto la superficie solida dei calcoli (riducendo al minimo il trauma sui tessuti vicini) e di frantumarli.

«È un trattamento non invasivo, della durata di circa mezz’ora, che si effettua in day hospital o ambulatorialmente e che di norma non richiede anestesia», precisa il dottor Castiglioni. A seconda della grandezza dei sassolini possono bastare da 1 a 3 sedute, a una settimana di distanza.

«Ci sono però pochi ma importanti limiti all’efficacia di questa terapia», avverte lo specialista. «Le possibilità di successo sono scarse quando i calcoli sono molto duri, o quando il paziente è obeso e, a causa dello spesso strato di adipe, il fascio di onde fatica a raggiungere il bersaglio.

Da aggiungere, poi, che le onde d’urto riescono sì a frantumare i calcoli, ma non a disintegrarli completamente. I frammenti dovranno quindi essere espulsi in un secondo tempo: cosa che avviene senza problemi quando sono piccoli, mentre se sono superiori a 5 mm è molto probabile che causeranno coliche al paziente». In questo caso, dopo aver consultato il medico, puoi assumere un analgesico.

SONO GRANDI? ALLORA SERVE UN PICCOLO INTERVENTO

«Per le formazioni di dimensioni maggiori (sopra i 20 mm) o che non possono essere eliminate con le onde d’urto, bisogna ricorrere a tecniche endoscopiche », puntualizza il dottor Castiglioni. «Come l’ureterorenoscopia con litotrissia: si fa in day surgery, in anestesia totale, con l’ureterorenoscopio, un particolare strumento che, attraverso l’uretra e la vescica, raggiunge il rene, permettendo di identificare il calcolo e di frantumarlo con un raggio laser.

Al termine, spesso viene lasciato all’interno un piccolo catetere per il deflusso delle urine in attesa dell’espulsione spontanea dei frammenti residui. Il dispositivo verrà rimosso in ambulatorio nel giro di una settimana, a eliminazione completata.

L’intervento di solito non comporta dolore post-operatorio perché, usando l’endoscopio, non ci sono ferite vive. Per i calcoli che occupano le cavità renali, più difficili da raggiungere, si interviene con la litotrissia percutanea: in anestesia generale, dopo aver praticato un piccolo foro attraverso la cute sul fianco, lo specialista introduce una sonda a ultrasuoni o laser in grado di frantumare questi calcoli, che verranno poi aspirati o rimossi con una pinza».

L’intervento può dare dolore durante la fase post operatoria, perciò vengono somministrati antidolorifici e si viene dimessi dopo almeno 3 giorni di osservazione.

I RIMEDI GREEN PER INTEGRARE QUESTA TERAPIA

«Erba spaccapietra abbinata a pilosella, parietaria, betulla, uva ursina, asparago: tutte queste piante hanno la capacità di disgregare leformazioni minerali e di rilassare la muscolatura liscia dell’apparato urinario,  agevolando l’espulsione dei calcoli», sottolinea il dottor Luigi Torchio, omeopata ed esperto di medicina naturale.

«In più, sono diuretiche e antisettiche, quindi prevengono le infezioni urinarie». Come dose d’attacco, nella fase acuta del dolore, l’esperto consiglia 50 gocce del mix in tintura madre (lo trovi già preparato in erboristeria e farmacia), diluite in acqua, 2-3 volte al giorno lontano dai pasti, fino all’espulsione del calcolo. Continua con 2 somministrazioni di 30 gocce per 4-5 giorni per disinfiammare le vie urinarie.

Se, invece, tendi a produrre calcoli ma non arrivi a soffrire di coliche, opta per una terapia di mantenimento a dosaggi più bassi. Indicativamente, 30 gocce del mix in tintura madre, sciolte in molta acqua, ogni mattina appena alzata. Contro i calcoli funziona anche il citrato di potassio: tutti i giorni, un cucchiaino raso di polvere diluito in molta acqua. Oppure sciogli 33 g di magnesio cloruro in un litro d’acqua, mescolando bene.

A metà mattina, bevine 20 ml aggiunti a un bicchiere d’acqua tiepida: regola il pH acido delle urine e agisce come drenante renale. La sera, invece, prima di coricarti, sciogli mezzo cucchiaino raso di bicarbonato e il succo di mezzo limone in un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente: ti aiuterà anche contro eventuali problemi di reflusso e acidità.

Articolo pubblicato sul n.17 di Starbene in edicola dall'11/04/2017

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