Tremore delle mani: quali le cause e le soluzioni

Fisiologico o patologico, questo disturbo può creare imbarazzo e difficoltà nelle comuni azioni quotidiane. Se persistente, va trattato con i farmaci adatti. Per saperne di più leggi qui



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“Mi tremano le mani”: tutti abbiamo pronunciato questa frase almeno una volta nella vita. Magari stavamo firmando un accordo importante, dovevamo bere un bicchiere d’acqua davanti a un pubblico oppure eravamo nel bel mezzo di una lite. Le emozioni intense possono davvero farci tremare le mani, ma non rappresentano l’unico motivo di questo movimento involontario.

«Se il problema è transitorio, come nel caso di stress, stanchezza, ansia o arrabbiature, non dobbiamo preoccuparci», evidenzia il professor Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di neurologia. «Diverso è il caso di un tremore persistente, che talvolta può rendere difficoltose anche le attività quotidiane più semplici, come scrivere, allacciarsi le scarpe o reggere un bicchiere senza rovesciarne il contenuto».

Perché tremano le mani

Il termine “tremore” indica un movimento involontario e caratterizzato da oscillazioni ritmiche di un certo segmento corporeo. «In genere, colpisce maggiormente gli arti superiori e può presentarsi in diverse forme», spiega il professor Berardelli. «Il tremore a riposo è quello che si presenta quando l’arto è completamente fermo, per esempio se le mani sono appoggiate in grembo oppure siamo seduti in relax davanti alla tv, e tende ad attenuarsi se iniziamo a muoverci».

Il tremore d’azione, invece, è l’esatto contrario, perché si manifesta quando la zona colpita viene mossa in maniera volontaria: ad esempio, la mano inizia a tremare se afferriamo un bicchiere e lo portiamo alla bocca oppure se impugniamo una matita per scrivere, mentre resta ferma se lasciata rilassata. «Infine, il tremore posturale è quello che compare durante il mantenimento di particolari posizioni, come tendere un braccio in avanti o tenere la mano dritta davanti a sé», descrive l’esperto.


Quando il tremore è colpa del Parkinson

Il tremore a riposo è piuttosto tipico della malattia di Parkinson, una “patologia del movimento” che deriva dalla degenerazione di una zona molto limitata dell’encefalo, la sostanza nera (substantia nigra), che produce la dopamina e aiuta a coordinare l’attività motoria.

«Dopo l’Alzheimer, il Parkinson è la malattia degenerativa più diffusa, che in Italia riguarda circa 300 mila pazienti e nel 50 per cento dei casi esordisce proprio con un lieve tremore, spesso associato a movimenti più lenti o a un piede che “striscia” un po’», tratteggia il professor Berardelli.


Il tremore alle mani ouò essere fisiologico

Diverso è il caso del tremore d’azione e di quello posturale. «Esistono oscillazioni interne del nostro corpo, come quelle legate al battito cardiaco, che si manifestano con un leggero tremore, in questo caso fisiologico: si tratta, però, di un fenomeno che non disturba la quotidianità e, di solito, è difficile da osservare ad occhio nudo», precisa l’esperto.

Talvolta può diventare evidente se viene accentuato da alcuni fattori (come ansia, stanchezza, esercizio fisico, deprivazione di sonno, consumo eccessivo di caffeina o assunzione di farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale, come le benzodiazepine), ma comunque non è patologico.

Cos’è il tremore essenziale

Quando il tremore d’azione o quello posturale diventano più palesi, invece, potrebbe trattarsi di una condizione relativamente benigna che può colpire soggetti di tutte le età, anche in epoca giovanile, e normalmente interessa entrambi i lati del corpo (anche se può essere più evidente nella mano dominante).

«È il cosiddetto tremore essenziale, che spesso dipende da una predisposizione genetica, per cui si manifesta in diversi membri appartenenti alla stessa famiglia. Questa forma compare nel corso dei movimenti volontari, come avvicinare la tazzina del caffè alla bocca, oppure quando si cerca di mantenere una posizione, come allungare o distendere un braccio», spiega il professor Berardelli.


Come si indaga il tremore alle mani

Vista questa rosa di possibilità, è importante rivolgersi a un neurologo per arrivare a una diagnosi differenziale, soprattutto quando il tremore alle mani peggiora a riposo, interferisce con la vita quotidiana ed è associato ad altri sintomi, come debolezza, lentezza nei movimenti o altri spasmi incontrollati.

«Solitamente, la diagnosi viene effettuata sulla base dei sintomi manifestati dal paziente e grazie a un approfondito e completo esame neurologico. È possibile servirsi anche dei risultati forniti da esami diagnostici come la tomografia a emissione di positroni o la risonanza magnetica per escludere la presenza di alterazioni a carico del sistema nervoso centrale», riferisce Berardelli.


Tremore alle mani, quali sono le cure

Il trattamento varia in base alle cause. Nel caso del Parkinson, per esempio, la terapia punta a sostituire la carenza di dopamina cerebrale attraverso la levodopa, un principio attivo che – assunto per via orale – passa nello stomaco, arriva nell’intestino tenue e poi, attraverso il sangue, raggiunge il cervello, dove viene trasformata in dopamina appunto.
Nel caso del tremore fisiologico, invece, non è necessario alcun trattamento se i sintomi non sono fastidiosi: al massimo, si può agire sulle condizioni che possono peggiorare il tremore, evitando caffeina, affaticamento eccessivo, notti insonni o farmaci stimolanti.

Altro capitolo è il tremore essenziale, che si può trattare con benzodiazepine orali o alcuni beta-bloccanti, ma la terapia va sempre personalizzata. «Oggi sono disponibili anche terapie moderne, che consistono nella stimolazione cerebrale profonda attraverso un elettrodo, inserito in alcune zone centrali del cervello, capace di erogare stimoli elettrici in grado di ridurre il grado di tremore. Ma di recente è stata introdotta anche una terapia a base di ultrasuoni. Queste novità fanno seguito alle ultime conoscenze scientifiche, che hanno mostrato l’esistenza di zone cerebrali responsabili della produzione del tremore, per cui si va a mirare quelle aree per diminuirne l’attività», conclude l’esperto.


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