Endometriosi, una malattia autoimmune? Sintomi, cause, diagnosi e cura

Il 28 marzo è la Giornata dell’endometriosi, di cui soffre il 10% delle donne. Gli esperti indagano il nesso con altre malattie, soprattutto quelle autoimmuni



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Difficile da diagnosticare, ma anche da trattare (si stima che il ritardo diagnositico arrivi a 7-10 anni)  l’endometriosi ha cause ancora non certe. Colpisce almeno 1 una donna su 10, ma si pensa che l’incidenza possa essere superiore.

L'endometriosi interessa spesso donne fin dalla giovane età, per un totale di 3 milioni di persone che spesso devono convivere con dolori pelvici, mestruali e durante i rapporti sessuali.

Sulle cause c’è ancora poca chiarezza, ma si fa largo l’ipotesi di un nesso con malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la psoriasi, le allergie e il Les (Lupus Eritematoso Sistemico). Questo farebbe pensare che si tratti di una reazione del sistema immunitario nei confronti delle cellule endometriali, quelle stesse che rivestono l'interno dell'utero. A provocare il dolore che caratterizza l’infiammazione alla base della malattia, infatti, sarebbe la collocazione di queste cellule al di fuori dell’utero, in zone dove si formano lesioni che sono proprio il motivo del dolore.

Ne abbiamo parlato con Alessandra Mele, ginecologa e dirigente medico in servizio presso l'UOC di Ginecologia Ostetricia e Fisiopatologia della riproduzione presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

Endometriosi: una malattia autoimmune?

L’endometriosi viene definita come una malattia infiammatoria cronica degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, dovuta alla presenza anomala in queste zone di cellule endometriali che, invece, dovrebbero trovarsi normalmente solo all’interno dell’utero. Le cause profonde che portano al manifestarsi della malattia, però, non sono note perché è ritenuta una patologia multifattoriale.

Da qualche tempo, tuttavia, si fa largo l’ipotesi che sintomi e meccanismi d'azione dell’endometriosi siano a quelli di alcune malattie autoimmuni, tanto che si pensa che la patologia stessa possa essere dovuta a una reazione anomala del sistema immunitario alle cellule endometriali. Spesso è stata anche riscontrata una presenza contemporanea dell’endometriosi con malattia come allergie, artrite reumatoide o Lupus eritematoso, che hanno proprio una base autoimmune.

«In effetti molti studi recenti sottolineano come alla base della sindrome dell’endometriosi ci possa essere un processo autoimmunitario», spiega Mele. «È comunque una patologia multifattoriale, cioè non c’è una sola causa. La principale è la migrazione delle cellule endometriali che, attraverso l’utero e le tube di Falloppio, vanno a collocarsi nel tessuto al di fuori dell’endometrio, più di frequente nell’ovaio o sugli organi addominali, e in rarissimi e gravi casi, anche in quelli toracici. C’è poi anche una componente genetica ereditaria, che può concorrere all’insorgenza della malattia».

Endometriosi, i sintomi e le cause

A volte l’endometriosi può presentarsi in forma asintomatica, mentre spesso è associata a dolori mestruali, pelvici, durante i rapporti sessuali o localizzati all’altezza della schiena.

«A volte non ci sono dolori, ma quando ci sono questi non sono in relazione alla gravità delle lesioni che si formano nel tessuto endometriale. Ciò che influisce sull’intensità del dolore è la localizzazione, che può essere soprattutto di tre tipi: a livello pelvico cronico; durante i rapporti sessuali; oppure durante il ciclo mestruale, quando compaiono al secondo o terzo giorno. In alcuni casi l’endometriosi è anche correlata alla cistite interstiziale, che dà disturbi urinari (nel caso in cui le lesioni sono nello spazio tra il retto e la vagina). Infine si possono avere anche sintomi intestinali, che possono far pensare, ad esempio, a una colite».

Chi soffre di endometriosi: l’identikit

Il numero di donne che soffre di endometriosi non è certo, per le difficoltà di diagnosi o per la ancora scarsa propensione a rivolgersi al ginecologo in caso di dolori, ma si stima che ne siano interessate circa 3 milioni di donne, soprattutto in età fertile.

«Questo è spiegato dal fatto che il dolore è dato dalla modificazione delle cellule endometriali, che portano all’infiammazione, e che a loro volta subiscono dipendono dalle variazioni ormonali. L’endometriosi, dunque, è tipica dell’età fertile», spiega la ginecologa.

Endometriosi, la diagnosi e la cura

Per una diagnosi di endometriosi spesso occorrono tempistiche lunghe. Come viene effettuata, che esami o accertamenti occorrono? «Il sospetto di endometriosi dovrebbe esserci sempre quando la paziente riferisce di dolori, ma la diagnosi deve passare dalla visione diretta, che solitamente avviene tramite la laparoscopia addominale o pelvica, che permette di vedere eventuali lesioni dei tessuti dell’endometrio», chiarisce l’esperta. «C’è anche un esame del sangue che può essere indicativo, ossia la verifica di un valore, quello della proteina Ca 125, che generalmente è aumentato nelle donne affette da endometriosi. Ma sia questo che l’ecografia sono utilizzati soprattutto per una valutazione nel tempo della lesione e per verificare la risposta alla terapia, non come primo esame diagnostico».

Quanto alla cura, «se analgesici e antinfiammatori non riescono ad alleviare i dolori, si può ricorrere a farmaci a base ormonale (come gli estroprogestinici) per ridurre le lesioni, oppure in ultima analisi la chirurgia per asportare eventuali lesioni stesse o cisti ovariche che sono causa dei dolori».

Endometriosi e fertilità

Nel caso di ricorso alla chirurgia, per esportare le lesioni, generalmente si tratta di interventi conservativi, per preservare utero e ovaie o anche per eliminare eventuali aderenze che sono prodotte da cellule dell’endometrio. Solo in casi estremi è una chirurgia demolitiva, ma va valutata in base all’età della paziente. L'esperta chiarisce: «Purtroppo l’endometriosi è spesso associata a infertilità, sia per le aderenze che possono verificarsi, sia perché può portare a un malfunzionamento degli organi preposti alla gravidanza. Numerosissimi studi, inoltre, hanno mostrato come le lesioni portino a produrre sostanze, della classe delle citochine, che agiscono nelle varie fasi della gravidanza stessa, dalla fecondazione al movimento degli spermatozoi fino all’impianto dell’embrione, compromettendole».


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