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Chirurgia estetica

Branca della chirurgia che riunisce l’insieme degli interventi tesi a migliorare esteticamente l’aspetto di un individuo.


Indicazioni

La chirurgia del volto permette di intervenire su naso (rinoplastica), palpebre (blefaroplastica), mento (genioplastica), orecchie “a sventola”, calvizie (microtrapianti o trapianto dei lembi), e di modificare la forma della mandibola, degli zigomi e del cranio (chirurgia maxillofacciale o craniofacciale).

Gli interventi di chirurgia estetica al corpo sono volti a migliorare il seno (soprattutto con inserimento di protesi, mastoplastica additiva), il ventre, le braccia, i glutei, le cosce, le ginocchia e i polpacci (con iniezione di grasso per filling, o aspirazione per liposuzione).

Gli interventi di lifting danno al volto un aspetto più giovane e rendono più sodi cosce, glutei, braccia e mani. La dermabrasione con spazzole rotanti attenua le cicatrici.


Preparazione e svolgimento

Un colloquio preliminare permette al chirurgo di valutare le motivazioni del paziente e di spiegargli in modo chiaro lo svolgimento dell’intervento, i rischi di complicanze e i limiti dell’operazione.

Segue un esame medico per stabilire che tipo di anestesia impiegare (locale, locoregionale o generale). Possono essere necessari altri esami: radiografia o TC, soprattutto per studiare il setto nasale; risonanza magnetica, per evidenziare il grasso in eccesso nelle caviglie, nelle ginocchia e così via. Talvolta si rivela indispensabile il parere di uno psichiatra. Per gli interventi più leggeri è sufficiente un giorno di ricovero.

Per contro, i rischi di serie complicanze postoperatorie impongono una più lunga permanenza in ospedale in caso di anestesia generale o locale supportata da neurolettici e di durata superiore a mezz’ora.


Evoluzione

Il risultato di un intervento di chirurgia estetica dipende dalla cicatrizzazione, che dura in media 1 anno.

Già dal secondo giorno si possono valutare le complicanze immediate; trascorsi 10 giorni si effettua il primo bilancio e durante la terza settimana il risultato diventa esteticamente accettabile. I segni dell’operazione in genere scompaiono nel giro di 2 mesi; occorre tenere sotto controllo le cicatrici, che possono andare incontro a ipertrofia e trasformarsi in cheloidi in rilievo. Qualche cicatrice, un piccolo edema e un indurimento dei tessuti possono persistere sino a 6 mesi dopo l’operazione.

L’ultimo bilancio si fa a 1 anno di distanza dall’intervento: se permangono delle anomalie, viene proposto un ritocco o un nuovo intervento.


Complicanze e insuccessi

Una paralisi provocata dalla sezione di un piccolo nervo, eccezionalmente di un ramo importante, può manifestarsi subito dopo l’operazione. Talvolta, immediatamente dopo l’operazione o nei 3-4 giorni seguenti si forma un ematoma. Occorre distinguere i piccoli ematomi (ecchimosi), che si riassorbono spontaneamente, dagli ematomi di una certa entità, che danno luogo a un ristagno di sangue e vanno drenati con una puntura o un’incisione chirurgica.

L’infezione è una complicanza rara e di solito localizzata. Esistono infine complicanze specifiche: incistamento o allergia al silicone dopo l’inserimento di una protesi mammaria, problemi di cicatrizzazione cutanea dopo un lifting, ectropion (rovesciamento della palpebra verso l’esterno) conseguente a una blefaroplastica.

Gli insuccessi sono rari. Nell’1% dei casi si possono verificare difetti della cicatrizzazione e altri problemi minori, mentre le complicanze più gravi non rappresentano più di 1 caso su 1000 operazioni. Tuttavia, sono molto più frequenti i casi di insoddisfazione del paziente, che giudica il risultato insufficiente, inaccettabile o contesta la necessità dell’intervento. Generalmente queste lamentele sono dovute a una mancanza di informazione preliminare o a cure postoperatorie inadeguate.


Trattamento delle complicanze e degli insuccessi

A una complicanza minore si può ovviare con un semplice ritocco chirurgico; negli altri casi è necessario un secondo intervento. Per gli errori gravi imputabili al chirurgo è previsto che il responsabile rimedi al danno ed eventualmente versi un indennizzo.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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