Pavimento pelvico: quando, perché e come “allenarlo”

I disturbi del pavimento pelvico sono più frequenti di quanto crediamo. È importante allenare questa zona del corpo per renderla tonica ed efficiente, ma solo con gli esercizi giusti, alla frequenza corretta e nei casi in cui sia davvero necessario



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Spesso taciuti per vergogna, i disturbi del pavimento pelvico sono più frequenti di quanto crediamo e talvolta possono causare una sintomatologia invalidante sia dal punto di vista fisico che psico-relazionale. Per questo motivo, si parla spesso della necessità di “allenare” questa zona del corpo per renderla più tonica ed efficiente.

Ma la regola vale per tutte le donne? «No, il pavimento pelvico va allenato senza troppa ossessione, perché un ipertono può essere altrettanto problematico di un ipotono», avverte il dottor Alessandro Sturiale, chirurgo colonproctologo specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle patologie del pavimento pelvico.


Cos’è il pavimento pelvico

Quando parliamo di pavimento pelvico ci riferiamo all’insieme di muscoli e legamenti che chiudono il bacino nella parte inferiore e servono a mantenere nella posizione corretta gli organi pelvici anteriori (vescica, uretra), mediani (utero, vagina) e posteriori (ano-retto), partecipando attivamente alle loro funzioni.

«Il progressivo invecchiamento, ma anche i parti vaginali, la stipsi ostinata, la tosse cronica, l’obesità, la menopausa o condizioni che inducano uno stress meccanico possono indebolire il pavimento pelvico e aprire la strada a diversi disturbi», avverte il dottor Sturiale.


Come capire se il pavimento pelvico è “in forma”

Una sensazione di peso o corpo estraneo a livello del perineo, come se ci trovassimo sedute su una palla, può essere il primo segnale di un pavimento pelvico non troppo in salute: «In questo caso è possibile che si sia instaurato un prolasso, cioè la discesa verso il basso degli organi pelvici».

Si parla di cistocele quando a prolassare è la vescica, isterocele quando si abbassa l’utero, rettocele nel caso del retto ed enterocele nel caso delle anse intestinali. «Oltre al fastidio anatomico, il prolasso può generare anche disturbi funzionali degli organi coinvolti, per esempio rendendo difficoltoso urinare o defecare».

Anche l’incontinenza urinaria o fecale indicano che qualcosa non va, per cui le perdite di urina in occasione di tosse o starnuti, l’urgenza improvvisa e impellente di urinare oppure la difficoltà a trattenere feci e gas devono sempre insospettire.


Cosa fa bene al pavimento pelvico e cosa no

La prima regola per mantenere un pavimento pelvico sano è assecondare la natura, evitando cioè di rimandare minzione e defecazione. «Recarsi sporadicamente al bagno per fare pipì oppure evitare di evacuare quando ne avvertiamo lo stimolo, rimandando questi “appuntamenti” per mancanza di tempo, può alterare la funzionalità del pavimento pelvico e indebolirlo».

Anche un significativo sovrappeso va evitato, perché aumenta la pressione all’interno dell’addome, così come non bisogna esagerare con gli sport ad alta intensità che richiedono salti o l’uso di pesi eccessivi. Molto utile è anche una dieta equilibrata e ricca di fibre per favorire il transito intestinale ed evitare condizioni di stipsi ostinata, visto che lo sforzo defecatorio prolungato può alterare la dinamica del pavimento pelvico.


La ginnastica per pavimento pelvico: gli esercizi di Kegel

Esistono poi degli esercizi, ideati dal ginecologo statunitense Arnold Kegel, che – come qualunque attività in cui viene coinvolto un muscolo – sono caratterizzati da un tempo di lavoro e un altro di riposo, da un numero di ripetizioni e da determinate serie.

In posizione supina, con le ginocchia flesse, bisogna contrarre i muscoli del pavimento pelvico per 5-10 secondi (tempo di lavoro), rilasciare lentamente e riposare sempre per 5-10 secondi (tempo di riposo), eseguendo questa sequenza per dieci volte (ripetizioni), tre volte (serie) al giorno.

«Se è vero che questa speciale ginnastica può essere utile a tutte le donne, esistono delle indicazioni specifiche, evitando condizioni di ipertonia o spasmo del pavimento pelvico in cui è indicata una diversa tipologia di riabilitazione. In altre parole, gli esercizi di rinforzo andrebbero riservati a chi manifesta segni di debolezza».


Importante allenare il pavimento pelvico dopo il parto

Soprattutto in vista del parto, e poi successivamente, le pareti muscolari del pavimento pelvico vengono allenate con un’apposita ginnastica affinché possano mantenersi elastiche durante i nove mesi di gestazione, partecipare attivamente alla spinta e poi tornare alla normale efficienza.

«Gravidanza a parte, quando i disturbi diventano invalidanti, bisogna rivolgersi a un medico chirurgo specializzato in colonproctologia e pavimento pelvico, che può valutare la situazione e indirizzare verso la riabilitazione più appropriata, basata su diverse terapie manuali e strumentali», conclude il dottor Sturiale.

«Già dopo poche sedute le pazienti possono avvertire sensibili progressi migliorando la qualità di vita anche dal punto di vista relazionale, perché l’eventuale incontinenza o altre disfunzioni della sfera intima vengono sempre affrontate con estrema difficoltà e generano sentimenti di imbarazzo e frustrazione».


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