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Come funzionano le nuove lenti a contatto per la presbiopia

Gli ultimi modelli per la presbiopia coniugano comfort e correzione multipla. Per tornare a vedere bene a qualunque distanza

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Dopo i 40 anni cresce l’esercito dei presbiti perché il cristallino, la lente degli occhi, si irrigidisce e diventa sempre più difficile mettere a fuoco da vicino.

Fino ad alcuni anni fa si poteva tornare a vedere solo con gli occhiali o con lenti a contatto dalla manutenzione complessa e non adatte a tutti. «Negli ultimi anni sono arrivate anche per i presbiti lenti a contatto (Lac) innovative, morbide e monouso, con caratteristiche e geometrie diverse, per andare incontro alle esigenze di tutti», rivela la dottoressa Rossella Fonte, optometrista e docente a contratto di contattologia all’Università degli Studi di Milano Bicocca.

«Per esempio, poiché molti presbiti fanno i conti con alterazioni e riduzioni del film lacrimale, sempre più lenti sono arricchite con agenti umettanti, come acido ialuronico o fosfatidilcolina, che ne rendono più confortevole l’applicazione».


Le multifocali

Gran parte delle Lac più recenti sono multifocali: «Sulla stessa lente ci sono cioè più zone di correzione: una per la messa a fuoco da vicino, una per lontano e altre per distanze intermedie», spiega la dottoressa.

A differenza delle bifocali, la separazione tra le zone non è netta, ma graduale. Inoltre, le diverse aree di messa a fuoco possono essere disposte in modo variabile. «Punto di forza è proprio la grande varietà delle tipologie (in casi particolari, è possibile usarne una sull’occhio dominante e una diversa sull’altro), e la possibilità di uso anche per la visione intermedia (al pc per esempio).

Si possono inoltre correggere contestualmente altri difetti visivi, come miopia e astigmatismo, anche importanti, benché solo, per ora, con lenti mensili», spiega l’esperta.

«Indossarle richiede un adattamento oculo-cerebrale: poiché sulla stessa lente ci sono diverse messe a fuoco, si deve sviluppare un automatismo naturale che permetta di portare l’attenzione ora su una, ora sull’altra. Di solito servono 15 giorni per adattarsi, e gli ultimi modelli, detti diffrattivi, non ne hanno bisogno».


Le afocali

Un’alternativa sono le lenti a contatto afocali. «Hanno una piccola area centrale altamente refrattiva, che modifica cioè la direzione dei raggi luminosi che giungono in quel punto, facilitando la messa a fuoco», spiega l’esperta.

Questo permette di vedere da vicino nel centro e da lontano in periferia e la chiara distinzione tra le due aree non richiede tempi di adattamento. «Consentono di compensare anche astigmatismi lievi, ma non altri difetti visivi importanti», conclude l’optometrista.


Per averle realmente “su misura”

Prima di buttare via gli occhiali e puntare sulle lenti a contatto, devi sottoporti a un’accurata visita oculistica per valutare la visione da vicino e da lontano, le diottrie da correggere, la dimensione della pupilla e la presenza di controindicazioni all’uso delle lenti, come il cheratocono.

Lo specialista individua, inoltre, se è presente un occhio dominante (che potrebbe richiedere una correzione diversa) e, qualora riscontri secchezza oculare, può sottoporre il paziente a un rapido test lacrimale.

Con la prescrizione, ci si rivolge quindi a un contattologo che, se necessario, può realizzare lenti a contatto di diversa geometria, in base alla forma e alle dimensioni degli occhi. Prima dell’acquisto, viene comunque fatta sempre una prova a casa.



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Articolo pubblicato sul n. 36 di Starbene in edicola dal 21/8/2018



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