Sindrome del Bambino Dimenticato, cos’è e come aiutare i genitori

«A volte stanchezza e stress incidono negativamente sulla memoria. Con gli automatismi che prendono il sopravvento portando a un blackout», spiega la psicologa dopo la tragedia di Roma, dove una bimba di 14 mesi è morta dopo essere stata dimenticata in auto



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Per il padre della piccola Stella è stato aperto un fascicolo per abbandono di minore. Un atto dovuto, spiegano gli inquirenti che indagano sulla morte della bimba di 14 mesi, abbandonata involontariamente in auto dall’uomo, un carabiniere di 44 anni, dopo essere andato al lavoro nel quartiere della Cecchignola a Roma. Anche la madre della bimba è stata ascoltata dagli inquirenti, che ritengono si sia trattato di una tragica fatalità.

Per gli esperti non ci sono dubbi: il caso rientra nella Forgotten Baby Syndrome. «In italiano si chiama Sindrome del Bambino Dimenticato, è un fenomeno per cui i caregiver, in particolare i genitori, dimenticano i propri figli nell’autovettura senza averne alcuna consapevolezza o percezione fino al momento in cui il bambino viene ritrovato, purtroppo nella maggior parte dei casi, senza vita», spiega la psicologa a psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris.

Il “vuoto di memoria”

«Purtroppo è un fenomeno assolutamente non prevedibile che può accadere a chiunque, senza alcun preavviso», spiega l’esperta del servizio psicologico UnoBravo. «Sicuramente il genitore più a rischio è quello che, di solito, non ha con sé il figlio in quel particolare percorso. Se, ad esempio, non si è incaricati di accompagnare quotidianamente il bimbo al nido, ci sono più probabilità che la dimenticanza possa avvenire in quel momento in cui, generalmente, si è da soli in auto».

Può accadere, dunque, sia ai padri che alle madri, come dimostra un altro episodio analogo, accaduto delle scorse ore in Belgio: in questo caso il “vuoto di memoria” è accaduto alla madre di un neonato di 6 mesi, dimenticato nell’auto parcheggiata dalla donna nei pressi dell’ospedale dove è impiegata. Il copione è analogo, così come il sentimento di frustrazione e disperazione che ne segue.

Le cause del blackout

Spiegare i motivi di quanto accade è difficile. Di sicuro il fenomeno non conosce confini: negli Stati Uniti, infatti, si è tentato di indagare le ragioni del “blackout”. Secondo David Diamond, professore di Psicologia alla University of South Florida a Tampa, «è una questione di circostanze, può capitare a chiunque», ed è legato a un “cedimento” della cosiddetta habit memory: il cervello funziona come se avesse il pilota automatico, permettendo di compiere azioni senza pensarci. Quello che può accadere è che il «sistema di memoria delle abitudini» vada in conflitto con il «sistema di memoria prospettica», cioè «la capacità di ricordare di compiere un'azione precedentemente programmata, in un preciso momento temporale o a seguito di uno specifico evento mentre si è impegnati nello svolgimento di un'altra attività».

«Le principali cause sono attribuibili alla stanchezza, allo stress, alla mancanza di sonno che purtroppo incidono negativamente sulla memoria. In questi casi il genitore compie in modo assolutamente meccanico i comportamenti che è solito mettere in atto ogni giorno – conferma Fiorenza Perris -. Questi automatismi prendono il sopravvento, allontanando dalla consapevolezza la presenza in auto del piccolo».

Un trauma difficile da elaborare

«Questo tipo di eventi rappresenta un trauma estremamente difficile da elaborare, per tutti. La coppia e l’intera famiglia possono uscirne distrutti», conferma la psicologa. Che aggiunge: «C’è bisogno di tempo, di cura, di supporto. Le conseguenze sul piano psicologico possono essere davvero importanti e non vanno sottovalutate. Il sostegno dei familiari, delle persone vicine è fondamentale, come pure la possibilità di rivolgersi a un esperto, di prendersi uno spazio per elaborare la perdita di un figlio e i vissuti di rabbia, colpa e profonda depressione che potrebbero emergere».

Sindrome del Bambino Dimenticato, i precedenti

Secondo uno studio del 2020 condotto dal Dipartimento di Neuroscienze Umane dell’Università Sapienza di Roma, che ha analizzato dati statunitensi, su un totale di 171 casi il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte. In Italia dal 1998 sono 11 gli episodi analoghi.

«È importante sottolineare che ogni situazione è unica e richiede una valutazione accurata da parte di professionisti qualificati per determinare le cause e le implicazioni specifiche nel contesto del caso individuale», sottolinea Giovanna Crespi, segretario della Società Italiana di Psichiatria Forense.

Le conseguenze penali e psicologiche

Il padre di Stella è ufficialmente indagato per abbandono di minore, ma ancor di più in lui pesa il senso di colpa che vive. «Dovrà essere accertata la responsabilità del padre in rapporto alle sue condizioni psichiche - spiega Crespi -. È una tragedia terribile sia per la piccola che per entrambi i genitori che difficilmente riusciranno a superare il trauma. In questi casi la condanna per il padre è l’evento stesso che condizionerà il resto della sua vita indipendentemente dalla valutazione giuridica».

Da un punto di vista umano e di relazione di coppia, poi, «la guarigione da una perdita così devastante richiede tempo e pazienza. Non esiste un processo di guarigione prestabilito o un termine finale per il lutto. Ognuno affronta il dolore e il lutto in modo diverso. Mi auguro che vengano seguiti fin da subito da professionisti qualificati specializzati in lutto e trauma. Un terapeuta può aiutare la coppia a lavorare attraverso il dolore, la colpa e il senso di perdita che accompagnano un evento del genere. Potranno fornire un ambiente sicuro per esplorare le emozioni e offrire strumenti e strategie di coping specifiche per il lutto. Partecipare a gruppi di sostegno per genitori che hanno subito esperienze simili, inoltre, può essere prezioso», conclude il segretario della Società Italiana di Psichiatria Forense.

9 giugno 2023

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