L'arrivo di un bambino può essere un vero e proprio banco di prova per la coppia: le donne sono molto più ricettive alle richieste di aiuto che possono arrivare dal loro neonato, tanto che il loro riposo notturno, già provato dall'allattamento, può essere ulteriormente danneggiato dai cambiamenti ormonali che la rendono molto più sensibile a ricettiva ai segnali infantili.
Anche nel maschio la paternità rende più affettuosi nei confronti dei bambini, ma il cervello maschile, secondo dati scientifici, sembra rispondere in modo simile alle richieste dei figli indipendentemente dall'età del bambino.
Ogni genitore sa che i figli, soprattutto quando sono neonati, esprimono il loro disagio con il pianto e la mimica facciale: saperli comprendere è l’unico modo per rassicurarli. In una parola i genitori devono empatizzare con il proprio piccolo, e quando non ci riescono si sentono impotenti e inadeguati a soddisfare le sue richieste.
L’uomo e la donna reagiscono alla sofferenza tipica dei neonati in maniera diversa per ragioni strettamente connesse al loro funzionamento cerebrale.
Uno studio neurofisiologico del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca (Proverbio AM, Riva F, Zani A, Martin E. "Is It a Baby? Perceived Age Affects
Brain Processing of Faces Differently in Women and Men", J Cogn Neurosci, 2011) ha investigato la risposta cerebrale spontanea di uomini e donne (senza figli) alla vista di facce di bambini piccoli (1-2- anni), ragazzini prepuberi (7-9 anni), adulti ed oggetti tecnologici.
Per lo studio, sono stati reclutati 20 ragazzi e 20 ragazze tutti universitari con età media di 22 anni, nessuno con figli o con rapporti stretti con bambini al di sotto dei 9 anni: le ragazze si sono rivelate le più sensibili alle immagini dei neonati (con l‘attivazione della corteccia orbito-frontale e il centro del piacere alla vista di questi ultimi), mentre i maschi hanno mostrato un’uguale risposta cerebrale per i volti dei bambini di qualunque età. Non è stata trovata alcuna differenza nella risposta agli oggetti tecnologici.
Quest’osservazione si traduce in un comportamento molto diverso in uomo e donna nella vita quotidiana, quando è davvero presente un bimbo piccolo: la donna scatta e si prodiga per il suo bambino ad ogni minima richiesta d’aiuto, questo significa poco sonno o comunque un sonno labile che viene spezzato anche dal più piccolo sussulto.
Questo comportamento femminile, tuttavia, non sarebbe dovuto all’ansia, ma ad uno speciale e a quanto pare, piuttosto esclusivo, senso di protezione.
«Queste differenze di sesso, osservabili anche nei primati e in molti mammiferi potrebbero essere associate a modificazioni cerebrali avvenute nel corso dell’evoluzione degli ominidi, i quali praticavano una divisione delle mansioni fin dal paleolitico superiore (Cro-Magnon, 45.000-10.000 A.C.), favorendo il comportamento per cui le madri rimanessero concentrate prevalentemente sui più piccoli (pena la loro immediata cessata sopravvivenza) e i maschi potessero insegnare le tecniche della caccia o della difesa agli altri figli in grado di camminare» spiega la professoressa Alice Mado Proverbio, coordinatrice dello studio.
«Essendo cambiato l’ambiente in cui ci troviamo a vivere oggi, è naturalmente auspicabile una totale parità delle mansioni – prosegue l’esperta – ma i dati spiegano la tipica predilezione femminile per i bambini piccoli e le bambole, e lo stato di totale dedizione delle neo-mamme per gli stessi, molto simile all’innamoramento».