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Cicatrici: come evitare segni sulla pelle

Che cosa fare, in caso di tagli o ferite, per evitare la formazione di brutte cicatrici. E come cancellare con le tecniche più nuove quelle già esistenti

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Che fastidio, in estate, dover mostrare un brutto segno sulla pelle, eredità di una caduta o di una ferita. Purtroppo laddove esiste un taglio, con i relativi punti di sutura, nell’arco di breve tempo appare quella sottile linea di rimarginazione chiamata cicatrice. Sottile? Mica tanto. A volte si formano delle cicatrici ipertrofiche, rosse e in rilievo, se non dei veri e propri cheloidi, antiestetici “cordoncini” violacei che debordano dai margini della ferita, segno di un’eccessiva produzione di tessuto fibrotico-cicatriziale. Ecco come evitarli e favorire un buona cicatrizzazione.


La fase del cerotto

Nel periodo dei punti non c’è molto da fare: dovrai aspettare quei 7-14 giorni necessari alla rimarginazione del taglio, disinfettandolo regolarmente e proteggendolo con un cerotto per evitare qualsiasi fonte di infezione.

«In questo periodo vanno evitati i bagni, le docce e l’attività sportiva perché il cerotto non deve inumidirsi ma rimanere ben adeso alla ferita», spiega il dottor Giovanni Biondo, dermatologo presso l’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano.

«Anche il caldo va evitato: niente esposizioni al sole perché le alte temperature, la sudorazione e l’umidità sono nemiche di un buon processo di cicatrizzazione. Quanto ai tempi di guarigione alcune zone, come la fronte, cicatrizzano in una settimana perché riccamente vascolarizzate e soggette a poca tensione, mentre altre aree come le gambe e l’addome richiedono due settimane prima di togliere i punti».

Quanto alle tecniche e ai materiali impiegati, oggigiorno un’ottima soluzione è rappresentata dagli steri strip, particolari cerottini lunghi e sottili che vanno applicati dal medico perpendicolarmente al taglio. Avendo una colla ad alta adesività, ed esercitando delle linee di tensione favorenti la cicatrizzazione, queste “striscioline” garantiscono sia una riduzione dei punti di sutura sia una saldatura dei margini migliore rispetto al classico cerottone color biscotto. Se, quindi, desideri assicurarti delle cicatrici quasi invisibili puoi chiedere al medico una sutura intradermica e l’utilizzo degli steri strip.

«Una volta tolti i punti, consiglio sempre di continuare a proteggere la neocicatrice dagli insulti di sabbia, sole, cloro, elastici, fibbie e indumenti vari», prosegue il dottor Biondo. «Al mare o in piscina, per le prime 2 settimane la ferita non va bagnata ma coperta con un cerotto. Dovrai, inoltre, ricordare anche negli anni a venire, quando il taglio chirurgico o la ferita saranno diventati un ricordo, che l’area cicatriziale esige sempre un’adeguata fotoprotezione, con creme Spf 50+. E non solo per evitare il rischio di discromie e macchie scure. Gli studi clinici dimostrano una maggiore incidenza di carcinoma spinocellulare nelle zone afflitte da cicatrici, soprattutto se sono state ripetutamente esposte al sole senza protezione. Perché lì si forma un tessuto fibrotico, devitalizzato e con un metabolismo cellulare ridotto,e perciò poco capace di reagire allo stress indotto dagli ultravioletti».


I campanelli di allarme

Un prurito moderato non deve allarmare: è segno di guarigione della ferita. Attenzione però al prurito acuto, associato ad arrossamento intenso, gonfiore, bruciore o dolore pulsante perché potrebbero essere i segni di un’infezione cutanea: consulta il medico e fatti prescrivere una terapia antibiotica.

Oppure la forte infiammazione può essere il campanello di allarme di una cicatrice ipertrofica se non dell’iniziale formazione di un cheloide. «In questo caso (ma anche a titolo preventivo se hai già avuto cicatrici ipetrofiche da precedenti interventi) dovrai utilizzare gel o cerotti a base di silicone medicale», prosegue il dottor Giovanni Biondo.

«Esercitano una compressione meccanica sulla cicatrice, riducendone lo spessore. In alcuni prodotti il silicone è associato a sostanze idratanti e lenitive, come acido ialuronico, allantoina e vitamina E. Per avere dei risultati apprezzabili, applicali con costanza per almeno 8 settimane».

Se, nonostante le attenzioni, si forma una cicatrice ipertrofica (un cordoncino rosso scuro) o il temuto cheloide (una formazione dura e dall’aspetto bitorzoluto, con i bordi irregolari) dovrai andare dal medico. Il quale ha due carte da giocare: le infiltrazioni di cortisone, che frena la proliferazione di tessuto cicatriziale, o diversi tipi di laser. «Questi due approcci terapeutici possono essere utilizzati separatamente oppure combinati, in base alle caratteristiche della lesione che presenta ogni singolo paziente», prosegue l’esperto.


Le cicatrici depresse

Sono dette anche retraenti perché la pelle appare “risucchiata”. Compaiono in seguito a grossi traumi, come ustioni, lacerazioni e abrasioni sull’asfalto, oppure per via delle aderenze cicatriziali post-chirugiche che “tirano” l’epidermide dall’interno. Anche le cicatrici da acne sono depresse, e costellano il viso di tanti buchini. Che fare?

«In questi casi è poco indicato usare il laser CO2 perché leviga la pelle ma non compensa la perdita di sostanza che crea la depressione cutanea», avverte il dottor Tommaso Savoia, specialista in chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva a Milano. «L’obiettivo non è appiattire ma riempire i vuoti in modo naturale. Per le cicatrici depresse piccole e profonde, come quelle dovute agli esiti cicatriziali dell’acne, si usa una soluzione a base di TCA (acido tricloroacetico) al 20%. Va iniettato a microgocce in modo da creare un’ustione chimica controllata. Tempo 15 giorni, la depressione viene riempita da nuove fibre elastiche, perché la microustione ha un forte stimolo sulla neocollagenesi».

Per le cicatrici atrofiche più larghe, rotonde o ovali e con bordi verticali, si utilizza una nuova tecnica: la scar subcision filling. «La cicatrice viene scollata manualmente con uno speciale ago a becco di flauto che la fa sollevare in superficie. È poi riempita con il grasso (aspirato con una microcannula di 1 mm da un cuscinetto adiposo del paziente) che funziona non soltanto da filler naturale ma, grazie al potere rigenerante delle staminali, ha un forte stimolo sulla trama cutanea». Così la depressione viene colmata ed è pronta a superare la prova-specchio.



LA TERAPIA PER LE GRANDI LESIONI

Una speranza per tutti coloro che hanno gravi difetti cutanei a causa di ustioni profonde ed estese. Cutiss Ag, un’innovativa società svizzera specializzata nella terapia tissutale personalizzata e finanziata dalla società farmaceutica Giuliani, ha affidato la sperimentazione di fase II all’azienda ospedalierouniversitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. Il professor Maurizio Stella, direttore della S.C. Grandi Ustioni e della Banca della Cute di Torino, coordinerà questo importante studio clinico, che è animato da un grande progetto: restituire alle vittime di ustioni un aspetto gradevole, libero da cicatrici deturpanti, dolorose e debilitanti.

La nuova terapia cellulare, ribattezzata DenovoSkin, consiste nel fare una piccola biopsia per prelevare un campione di pelle che verrà coltivato e “accresciuto” in laboratorio al fine di creare ampi innesti a doppio strato (dermoepidermico) da reimpiantare nelle zone ustionate. Il tutto senza rischio di rigetto e con risultati estetici ottimali.



I TAGLI NELLA ZONA INTORNO AGLI OCCHI

Non si contano i traumi che interessano la delicata regione perioculare che comprende palpebre, soppracciglia e tempie. «Tra i bambini sono frequenti le ferite da “zampate” di cane, da cadute in bicicletta o da incidenti sportivi, come gomitate e manate negli occhi», avverte il dottor Francesco Bernaridini, docente a contratto di oculoplastica alla facoltà di medicina di Genova.

«Fortunatamente questa area guarisce molto bene, lasciando delle cicatrici sottili e praticamente invisibili. Perché in questa regione il derma e il grasso sono poco rappresentati e la pelle cicatrizza molto bene. L’importante è che vengano uniti bene i margini della ferita e si diano dei punti piccoli e ravvicinati, con l’ausilio di steril strip sottilissimi».

E che dire delle cicatrici che comporta la blefaroplastica, l’intervento che corregge le palpebre cadenti? «Non si vedono affatto», assicura Bernardini. «Quella della palpebra superiore è nascosta nella piega dell’occhio mentre per quella inferiore si tende a rimuovere le “borse” per via trancongiuntivale, cioè passando dal rosso della congiuntiva senza incisioni esterne».



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Articolo pubblicato sul n. 19 di Starbene, in edicola e nella app dal 16 giugno 2020


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