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Psicologia: quei pensieri oscuri, eppure tanto normali

Tutti abbiamo degli istinti “scomodi”, inaccettabili. Un nuovo libro ci porta per mano in questo mondo interiore sommerso, per imparare ad accettarlo

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Certi pensieri ci sconvolgono così tanto da indurci a fuggire lontano o a nasconderli anche a noi stessi. Pensieri neri, inconfessabili, scomodi ostacoli alla normalità. Nessuno può affermare di esserne immune. Odio, desiderio sessuale spinto, narcisismo, sadismo, violenza, antisocialità. Sembrano territori lontani, in ombra, eppure chiunque può entrarci, sospinto da una pulsione che genera subito paura e pregiudizio.


La reazione è sempre di rifiuto

«È strano pensare che la mente possa avere dei lati oscuri: oggi, grazie al grande sviluppo delle neuroscienze, tutto quello che accade nei nostri circuiti neuronali sembra essere spiegato o spiegabile», ammette la neuroscienziata Cecilia Smeraldi.

«Eppure tutti, prima o poi, sperimentano sentimenti e pensieri che vengono allontanati, rimossi perché ritenuti pericolosi o socialmente inaccettabili, anche senza ricadere nell’ambito di una vera e propria patologia».

Smeraldi ha dedicato a questo tema affascinante un saggio che si intitola I lati oscuri della mente (Diarkos, 16 €). Come lo ha definito lei stessa, è un viaggio nel mondo sommerso degli istinti.

«La cronaca è quotidianamente riempita da episodi che sembrano suscitare una reazione unanime di rifiuto: “Come è possibile?”, “Non è umano”. E la prassi clinica si occupa ogni giorno della sofferenza di chi non riesce a tollerare i propri lati oscuri e a integrarli in una coerente e globale visione del sé», prosegue la dottoressa.

«Di fatto, però, è una paura “illegittima” perché i pensieri oscuri sono parte della natura umana. Della vita, quindi. E provengono tutti da quelle emozioni negative che proviamo a soffocare».

Da questa repressione, ecco allora la rabbia che esplode, certe forme di violenza, frasi che ci scappano di bocca o più semplicemente cattivi pensieri ci inducono a giustificarci: “Non ero più io”, “Non so cosa mi sia preso” e così via, per rimarcare il confine tra la luce e l’ombra.


Da valutare come doni

«Però, dentro ognuno di noi esiste sia luce sia ombra, ogni emozione estrema nasconde l’estremo opposto e ognuno di noi non si esprime mai in un modo di essere definitivo», spiega ancora la dottoressa Marazzina. «Anzi, certe sensazioni o certi istinti provocano un effetto boomerang quando vengono ignorati o combattuti. In realtà, quelli che bolliamo come lati oscuri svolgono per noi funzioni importanti. Non li vogliamo vedere, ma sono un dono».

L’odio, per esempio, soprattutto quando è rivolto a una persona vicina, magari di famiglia, è un campanello d’allarme che vuole farci capire che abbiamo bisogno di autonomia e distanza da quella persona.

La gelosia, invece, è uno stimolo a mettere in campo le proprie risorse, a evolverci. Al contrario, diventa distruttiva se la neghiamo e la contrastiamo con tutte le nostre forze.

E ancora, la diffidenza è fonte di messaggi di allerta: può essere del tutto irrazionale, ma spesso è salvifica.

Come pure l’intensità di certe pulsioni sessuali, che riteniamo inaccettabili ma che invece ci suggeriscono di lasciar perdere un certo tipo di relazione che potrebbe trasformarsi in una vera e propria gabbia.


Meno perfezionismo, più tolleranza

Certo, per accogliere queste ombre nella nostra vita, fino a inglobarle nella normalità, occorre rivedere i nostri parametri di perfezione.

«Invece di dirci come dobbiamo essere, proviamo a legittimarci nella nostra unicità, autorizziamoci a rompere gli schemi e a deludere gli altri. In questo modo, riusciremo a trovare un sano compromesso tra l’immagine che vogliamo dare di noi e il nostro mondo profondo».

C’è di più: accettare la penombra che c’è in noi significa anche conoscerci meglio. Ci regala una consapevolezza, un’aderenza intima utili a stemperare quelle reazioni, quegli atteggiamenti esplosivi e compromettenti che vengono fuori quando ci discostiamo troppo dalla nostra vera natura, con tutto il carico di fratture e sofferenze che porta. Con il racconto di un caso clinico possiamo spiegare meglio l’effetto del percorso.

«Tra i miei pazienti, c’era un uomo entrato in terapia per contrastare una libido molto spinta», dice la dottoressa Marazzina. «Questo desiderio lo portava a tradire spesso la compagna e, subito dopo, a stare male per averlo fatto. La vergogna gli impediva di guardare in faccia questo aspetto di sé che appariva come una distorsione, una deviazione dal comportamento normale. È stato sufficiente prendere atto dei propri desideri, senza giudicarli e soprattutto senza volerli correggere, per trovare un nuovo equilibrio: l’uomo ha lasciato la compagna e ha capito che la coppia non fa per lui. Adesso non ha una partner fissa, ma almeno non si snatura».



Cervello: tutto su podcast

È appena nato “Connessioni”, il primo (per ora unico) podcast che racconta in italiano e in modo multidiciplinare il cervello, svelando le ultime novità in materia di neuroscienze e psicologia. L’autrice e conduttrice è Federica Sgorbissa, giornalista e comunicatrice della scienza, che racconterà puntata dopo puntata i temi legati allo studio dei nostri pensieri e, più in generale, di quello che significa “essere umani”.

Lo farà attraverso interviste a esperti italiani e stranieri e collegamenti con la cronaca e l’attualità. Per ascoltarla, basta connettersi a uno di queste piattaforme: Soundcloud, Spreaker, Spotify e iTunes.



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Articolo pubblicato sul n. 8 di Starbene in edicola dal 4 febbraio 2020


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