Congiuntivite allergica, come evitarla e come dare sollievo agli occhi

Se i pollini sono il tuo tormentone, non lasciare che si scateni la congiuntivite. Dai colliri più nuovi ed efficaci alle piccole strategie di sopravvivenza, ecco tutto quello che puoi fare per passare da uno sguardo “stravolto” a uno fresco e riposato



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Palpebre gonfie e arrossate, occhi che lacrimano e un prurito insopportabile che ti spinge a sfregarle con le dita nel tentativo (vano) di cercare un po’ di sollievo. Con il rischio concreto di acuire i sintomi, a forza di stropicciarsi gli occhi. È il tipico ritratto della congiuntivite allergica, che esplode in primavera insieme alle ondate di pollini sospesi nell’aria. Che tu sia allergico alle graminacee, alla parietaria o abbia un’altra forma di pollinosi, cambia poco. La catena di reazioni infiammatorie è sempre la stessa.

Quando i microgranuli di polline attivano il sistema immunitario, i mastociti (una classe di globuli bianchi) cominciano a produrre istamina, il principale mediatore chimico dell’infiammazione. E più istamina viene rilasciata in circolo, più la risposta immunitaria-infiammatoria diventa intensa causando sia la congiuntivite, cioè l’irritazione delle congiuntive degli occhi e dei bordi palpebrali, sia altri classici sintomi da pollinosi. Tra questi, la rinite allergica, con starnuti acquosi a ripetizione, i rush cutanei (eczema a fior di pelle), la dispnea (fiato corto), la fotofobia (l’aumento della sensibilità alla luce) fino alle vere e proprie crisi di asma, dovute al broncospasmo.

La cosa si complica se, oltre a essere “allergica alla primavera” e magari a più tipi di pollini, manifesti una sensibilità multipla ad altri allergeni, come gli acari della polvere o il pelo di gatto. In questo caso, i sintomi dell’allergia stagionale si sovrappongono a quelli dell’allergia annuale (o perenne), e sono guai.

Che cosa fare per evitare la fastidiosissima reazione oculare e dare sollievo agli occhi, una volta che si è innescata?


Congiuntivite allergica, le regole della prevenzione

«Innanziutto è bene “alzare la guardia” e mantenere dei comportamenti attenti: un picnic in campagna, su un bel prato fiorito, può riservare delle brutte sorprese a chi soffre di pollinosi», avverte il dottor Lucio Buratto, oculista e direttore di CAMO (Centro Ambrosiano Oftalmico) a Milano.

«Anche in città bisogna evitare di passeggiare nei parchi, guidare con i finestrini chiusi e munirsi di occhiali dalla montatura avvolgente, per evitare l’ingresso dei pollini nella zona-occhi. Esiste poi la profilassi: se una persona si ritrova ogni anno con gli occhi in fiamme può iniziare un trattamento preventivo già a febbraio, così da tenere bassa l’istamina. Il mio consiglio è di consultare on line il “bollettino pollini” della propria città, che fornisce rilevazioni e previsioni precise, iniziando la cura almeno due settimane prima dell’ondata prevista. Basta instillare tre volte al giorno due gocce per occhio di un collirio antistaminico (a base di nafazolina, feniramina, levocabastina, acido spaglumico, tetrizolina e, tra i più nuovi, olopatadina) per “prepararsi” in modo adeguato e ridurre quindi arrossamento, lacrimazione, prurito e bruciore agli occhi. Consiglio di non utilizzare il singolo flaconcino, soggetto a contaminazione batterica (specie se viene avvitato male e tenuto nella borsa, insieme ad altro), ma di usare solo le soluzioni monodose, in pratiche fialette di plastica: così si evita il rischio di sovrainfezioni batteriche».

Le soluzioni monodose presentano un altro vantaggio: sono prive dei conservanti tipici dei colliri (come il timerosal, il nitrato di mercurio e il benzalconio cloruro) che, in caso di occhi sensibili, possono peggiorare l’allergia. E poiché la congiuntivite allergica trova un terreno fertile nella secchezza oculare, nel senso che più si soffre di “dry eye” più l’occhio si difende male, è bene mantenere sempre idratata la superficie della congiuntiva e della cornea abituandosi a usare soluzioni oftalmiche lubrificanti a base di acido ialuronico, urea, fosfolipidi, cloruro di sodio e trealosio (uno zucchero), specie se porti le lenti a contatto o lavori al computer, esponendo gli occhi alla luce blu. In farmacia troverai la soluzione che fa al caso tuo: dai colliri in gocce agli impalpabili spray da nebulizzare sul viso, amati dalla donne che si truccano e che ricevono un’immediata sensazione di freschezza senza il rischio di far sbavare matita e mascara.


S.O.S. occhi in fiamme

Ma che cosa fare se, nonostante la strategia di profilassi, i nostri occhi diventano teatro di una violenta reazione allergica? Quella in cui non solo le palpebre si gonfiano ma persino le congiuntive diventano sporgenti, disegnando i classici occhi da rospo? «In questi casi, occorre interrompere subito la cascata infiammatoria, assumendo un antistaminico per bocca oltre al collirio antistaminico», risponde il dottor Lucio Buratto.

«La compressina va presa 1-2 volte al giorno nelle forme allergiche lievi, 4-6 in quelle più importanti, per diverse settimane. E dal momento che danno sonnolenza, consiglio di farsi prescrivere antistaminici di terza generazione, come la fexofenadina, che non hanno un effetto sedativo».


Quando serve il cortisone

Per bloccare sul nascere la reazione allergica, utile è anche rinfrescare gli occhi appoggiandovi sopra un sacchetto di plastica con dentro tre cubetti di ghiaccio: un rimedio semplice e naturale che calma l’infiammazione, riduce l’edema palpebrale e inibisce la produzione di istamina.

«Gli antistaminici hanno un’azione rapida e fanno effetto subito», prosegue il dottor Buratto. «Se però gli occhi continuano a essere gonfi e arrossati, con un’evidente iperemia congiuntivale, occorre evitare di acquistare in farmacia un collirio vasocostrittore qualunque: fa più danni che bene e non risolve il problema. Passata la fase di “schiarimento” del rossore, si ha l’effetto rebound: i vasi sanguigni si dilatano nuovamente e gli occhi appaiono più infiammati di prima».

La miglior cosa da fare è prendere appuntamento con un oculista che saprà prescriverti il collirio più adatto: è a base di corticosteroidi “di superficie” (come il fluorometolone), che si limitano ad agire sulla superficie esterna della congiuntiva e della cornea, senza penetrare in profondità. Così non si aumenta la pressione intraoculare (effetto collaterale tipico dei cortisonici) e non si spiana la strada al glaucoma e alla cataratta. Il collirio cortisonico va usato insieme a quello antistaminico e, nei casi più resistenti, all’antistaminico per bocca, fino a remissione dei sintomi.


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